Prodi sull'Europa

Prodi parla di Europa sul Sunday Times: più integrazione, costituzione semplificata e referendum europeo nel 2009

Romano Prodi intervistato da John Follain del Sunday Times traccia le linee del nuovo governo in politica estera. Sull'Europa propone il rilancio del processo costituente tra i paesi più europeisti e una costituzione semplificata con i principi, la carta dei diritti e il protocollo sociale proposto dalla Merkel. E per finire un referendum europeo nel 2009.
17 aprile 2006

Sunday Times : Prodi vincitore ma quale progetto per l'UE ?
traduzione di Giulia Alliani

"Dobbiamo puntare a una costituzione molto semplificata che si concentri sui grandi principi. Vale a dire la prima parte della costituzione, il documento con i diritti fondamentali, e magari un protocollo sociale. Bisogna invece togliere tutti gli aspetti tecnici, pieni di dettagli, che hanno spaventato la gente". La costituzione, cosi' rivista, andrebbe sottoposta al voto con un referendum, in coincidenza con le elezioni europee del 2009.
Scrive oggi John Follain, del Sunday Times, che "Romano Prodi, vincitore delle elezioni in Italia, ha reso noto un progetto per accelerare l'integrazione di un gruppo di importanti paesi dell'Unione Europea, che minaccia di lasciare ai margini la Gran Bretagna".

Nella sua prima intervista, dopo la vittoria su Berlusconi ottenuta per un soffio la settimana scorsa, Prodi ha dichiarato al Sunday Times la propria intenzione di procedere con rapidita' per stabilire misure atte a stringere i principali membri dell'Unione in un'alleanza piu' stretta, e a infondere nuova energia in una Costituzione Europea. Prodi ha promesso che, nonostante il risultato raggiunto di misura, si atterra' al suo programma di 289 pagine, e dara' all'Italia un governo stabile per tutta la durata della legislatura. E, sorridendo, ha aggiunto in inglese: "There is no alternative".

Racconta Follain che "Il leader, che gli italiani chiamano "il Professore", era in viaggio in uno scompartimento di prima classe sul treno che lo stava riportando a casa, a Bologna, ed era di buon umore. Si e' scusato con una passeggera seduta vicina a lui per il fatto che stava infliggendo l'intervista anche a lei, e ha salutato con un "Ciao, ciao, ciao" la sua nipotina di tre anni che passava trotterellando. Come si conviene a un ex presidente della Commissione Europea, che puo' vantarsi di aver presieduto all'adozione dell'Euro da parte dell'Italia, Prodi ha detto che la sua priorita' consiste nel formare un'alleanza fra quelli che lui definisce "i paesi piu' determinati nel puntare ad una politica europea comune".

manifestazione per una costituzione europea "Abbiamo bisogno di una relazione forte non solo con la Francia e la Germania - ha detto Prodi - ma anche con il cosiddetto gruppo dei sei, quei Paesi come il Belgio e il Lussemburgo, ma non l'Olanda". Alla domanda se il gruppo includerebbe anche la Gran Bretagna, Prodi ha risposto: "Credo sia difficile includerla fra i Paesi che puntano ad una maggiore integrazione. La Gran Bretagna ha deciso di non indire il referendum sull'Europa, e dunque non ha approvato la posizione europea. E' chiaro che la Gran Bretagna punta ad una politica più indipendente dall'Unione Europea".

Posto di fronte a domande piu' insistenti, Prodi ha adottato una linea piu' cauta. Per esempio, gli e' stato chiesto se i membri piu' convinti dell'Unione rafforzerebbero la collaborazione in fatto di Difesa anche senza la Gran Bretagna, e allora Prodi ha risposto: "Credo che le iniziative europee, per potersi considerare tali, debbano avere una caratteristica molto chiara: devono cioe' lasciare aperto l'ingresso a tutti i membri. Cio' e' vero per le questioni monetarie come per quelle riguardanti la difesa, come per tutte le altre aree di intervento. Alcuni membri che vogliono fare di più possono prendere iniziative, ma questo non deve mai escludere gli altri".

E, quasi per un memorandum, proprio in quel momento si sono levate dal suo cellulare le note dell'inno europeo. Anche se pare che Prodi abbia ancora a disposizione molto tempo - il Presidente della Repubblica non gli affidera' l'incarico fino al mese prossimo - non di meno era evidentemente un po' dispiaciuto per il fatto che Tony Blair non l'avesse chiamato per le congratulazioni. "Immagino che stia aspettando l'annuncio ufficiale" ha detto cauto. Blair ha poi telefonato piu' tardi. A Prodi e' stato chiesto se stimi Blair: "Sempre - ha risposto - abbiamo un rapporto amichevole. La guerra in Irak e' stata la causa di una frattura politica, ma non personale tra noi".

Prodi ha promesso un rapido ritiro del contingente militare italiano in Irak. Parlando in italiano, a voce bassa, Prodi ha delineato che cosa intende per riforme con "piu' Europa", con Francia, Germania, Spagna e Italia alla guida: "Sara'il tempo a dire se riusciremo ad essere una forza trainante o meno, ma gli Stati membri devono comprendere che non possono avere da una parte una politica monetaria audace e dall'altra una politica economica superata. Le due politiche devono essere legate".

Nel suo programma Prodi ha invocato una maggiore armonizzazione delle politiche economiche, una dimensione politica piu' forte nell'ambito della zona euro, la nomina immediata di un ministro degli Esteri europeo, e l'abolizione del diritto di veto dei singoli stati sulle decisioni di politica estera adottate nel corso dei summit dell'Unione. Prodi ha detto che l'Unione europea dovrebbe riprendere le discussioni per rilanciare la Costituzione europea dopo le elezioni francesi del 2007.

Alla domanda su quali aspetti del trattato riterrebbe giusto salvare, Prodi ha risposto: "Dobbiamo puntare a una costituzione molto semplificata che si concentri sui grandi principi. Vale a dire la prima parte della costituzione, il documento con i diritti fondamentali, e magari un protocollo sociale. Bisogna invece togliere tutti gli aspetti tecnici, pieni di dettagli, che hanno spaventato la gente". La costituzione, cosi' rivista, andrebbe sottoposta al voto con un referendum, in coincidenza con le elezioni europee del 2009.

Prodi ha insistito sul fatto di non provare alcun disagio all'idea di governare con una maggioranza cosi' risicata e con una coalizione tanto ampia, che comprende comunisti e verdi: "I membri della coalizione hanno preso tutti un impegno, e hanno tutti un comune interesse. Se questa coalizione si rompe, e' chiaro che avremo nuove elezioni. E questo non e' negli interessi di nessuno".

Note: Tradotto da Giulia Allani sul sito http://www.osservatoriosullalegalita.org

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