FSE Atene: il forum dell'altro mondo europeo

5 maggio 2006
Raffaella Chiodo Karpinsky

forum sociale europeo Difficile avere una percezione composita del Forum Sociale Europeo in corso ad Atene per la sua 4 edizione. Il movimento carsico e variegato espresso nelle sue precedenti puntate Firenze Parigi Londra è approdato in Grecia con alle spalle tante difficoltà di dialogo tra le sinistre del paese ereditate da un passato antico e recente che ancora pesa visibilmente. Il Forum, che si svolge in un'area isolata che ha ospitato alcune delle manifestazioni olimpiche, per essere notato deve essere proprio conosciuto e quanto i media abbiano dato voce alla sua stessa esistenza. Secondo gli organizzatori locali poco. Tenendo presente ciò, i partecipanti non si può dire che siano pochi. Tanti studenti giovani greci,turchi, tanti russi (3 pulmann arrivati da Mosca), rumeni e soprattutto molti dai Balcani, Bulgaria, Serbia, Bosnia, Albania. Ma anche da Slovacchia Repubblica Ceca. Forse troppo parcellizzato e parallelamente sviluppato il programma, che permette poca contaminazione fra i percorsi idee, approcci ed analisi delle diverse realtà dei movimenti. Ma è solo il primo giorno e c'è tempo per recuperare. L’assenza di ampi momenti comuni disperde un po’ la ricchezza rappresentata dai numerosi seminari e conferenze, alcuni molto partecipati e seguiti, altre meno. Ho sentito risuonare la domanda su “dov’è la strategia comune per incidere sui processi…”.

Eppure il Forum mi sembra una pagina in qualche modo diversa in cui trovo elementi nuovi e positivi. Mi pare soprattutto di comunicazione a livello regionale apparentemente significativa, certamente molto visibile nella presenza massiccia di turchi, bulgari. C’è un piccolo ma importante muro linguistico che impedisce in particolare agli occidentali di cogliere cosa in questa parte si muove. Parlando soprattutto con alcuni partecipanti dell’est l’impressione è che pian piano questo FSE si avvicina, forse troppo timidamente, non solo a quel centro est europeo già entrato a far parte dell’Unione Europea e quello che entrerà o non entrerà affatto. Per ciò che riguarda l’Italia,a parte il sindacato con le sue reti consolidate di relazioni, l’ARCI e pochi altri, scarsa è la conoscenza, il dialogo e la collaborazione con “l’altro mondo europeo”.

Per chi ha vissuto e conosciuto quel mondo in tempi dove la sana motivazione politica della sinistra e dei lavoratori dormiva stordita da un sonno profondo, è stupefacente vedere crescere giovani e meno giovani con il senso e la voglia di impegnarsi per l’affermazione dei diritti. Un piccolo embrione politico di speranza per loro e per noi. Una cosa sembra abbastanza chiara: mentre italiani, francesi ed altri della sponda occidentale dell'UE s'interrogano, si scontrano, criticano e sviscerano la costituzione europea, a est per il momento sembrano ancora molto poco coinvolti.. Paiono occuparsi di costruire una presa di coscienza e sensibilizzazione dei cittadini dei loro paesi su ambiente, diritti dei lavoratori. Insomma l'abc dei diritti e della politica. Dal basso.

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