Manifesto di Ventotene: Montani risponde a Galli della Loggia su "l'Italia e il mito europeo"

La redazione di Europace pubblica la lettera inviata da Guido Montani al direttore del Corriere della Sera riguardante l'articolo di Galli della Loggia (pubblicato nell'edizione del 26 maggio) nel quale l'autore presenta in maniera storicamente infondata il Manifesto di Ventotene.
Guido Montani (Presidente del Movimento federalista europeo)

Pavia, 26 maggio 2006

Caro Direttore,

l'articolo di Galli della Loggia "L'Italia e il mito europeo", riguardante la celebrazione del ventesimo anniversario della morte di Altiero Spinelli, organizzata dal Movimento Federalista Europeo a Ventotene, il 21 maggio, a cui ha partecipato il Presidente delle Repubblica, Giorgio Napolitiano, presenta in una luce ambigua e storicamente infondata il Manifesto di Ventotene. Il Movimento Federalista Europeo che, sulla base di quel Manifesto, è nato e dal quale continua a trarre ispirazione per la sua azione, intende precisare quanto segue.

manifesto di ventotene Non è vero che nel Manifesto "non si mostri alcun apprezzamento per la democrazia politica quale la intendiamo noi e quale la intende la nostra Costituzione". La rottura rivoluzionaria che si invoca nel Manifesto di Ventotene riguarda la necessità di superare la dimensione nazionale della vita politica dopo che gli Stati nazionali europei avevano causato lo scoppio di due guerre mondiali. La costruzione della democrazia non dipende solo dalla buona volontà dei partiti democratici, ma anche dal quadro internazionale in cui agiscono. La differenza tra l'Europa degli anni venti e l'Europa post-bellica è evidente. Se, dopo il 1945, l'Europa non fosse riuscita a unire i popoli nazionali in un sistema pacifico, la democrazia nazionale sarebbe stata in pericolo. In effetti, nel Manifesto è scritto che "se la lotta restasse domani ristretta nel tradizionale campo nazionale, sarebbe molto difficile sfuggire alle vecchie aporie." E' difficile, a distanza di tanti anni, non riconoscere la natura profetica di questa affermazione. L'Unione europea non è ancora una Federazione, ma ha almeno realizzato la pacificazione franco-tedesca e, via via,, quella dell'Europa intera. Senza un'Europa pacificata, anche la democrazia nazionale avrebbe rischiato di soccombere entro confini ristretti e soffocanti. In verità, il Manifesto di Ventotene deve essere considerato come uno dei pilastri intellettuali del pensiero democratico contemporaneo.

Il riferimento, nel Manifesto, al “movimento rivoluzionario” riguarda la necessità di suscitare un movimento di cittadini, come avanguardia di un'azione politica che i partiti nazionali non sanno ancora comprendere e realizzare. Questa battaglia va combattuta con gli strumenti della democrazia. Chi conosce la vita di Spinelli e l'attività del Movimento Federalista Europeo non può minimamente dubitare del carattere democratico della lotta federalista. Mentre Monnet ha saputo magistralmente convincere, con un'azione di vertice, i governi di Francia e Germania a lanciare il progetto della CECA, Spinelli ha sempre sostenuto la necessità della partecipazione popolare per costruire un'Europa federale, mediante una Assemblea costituente direttamente eletta o composta dai rappresentanti dei cittadini europei. I suoi due tentativi, quelli della Assemblea ad hoc, in occasione della CED, e il Trattato di Unione approvato dal Parlamento europeo nel 1984, non sono riusciti. Ma il MFE ha continuato la sua lotta rivendicando una Costituzione europea. Come è noto, questo progetto è oggi gravemente in crisi e non è detto che si riesca a rilanciarlo.

In conclusione, i federalisti europei sono orgogliosi del fatto che il Presidente Napolitiano sia venuto a Ventotene a celebrare la memoria di Altiero Spinelli. Siamo orgogliosi come italiani e come europei. Si fa un cattivo servizio all'Italia e all'Europa se si tenta di mettere in contrapposizione il lealismo nazionale con quello europeo. Le nazioni europee potranno sperimentare un rinnovamento democratico e civile solo se riusciranno a costruire un futuro comune, in uno Stato federale che abbia un governo capace di agire, per promuovere la pace, per favorire un ordine internazionale che riduca i divari tra popoli ricchi e poveri, per governare le sfide della globalizzazione dell'economia e per garantire uno sviluppo ecologicamente sostenibile al Pianeta. Questa ambiziosa visone politica l'Italia, da sola, non la può avere. Certamente non ce l'ha Galli della Loggia.

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