Sdebitarsi chiede all’Italia, all’UE al Mondo ricco, di sdebitarsi con l’AFRICA
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- Editoriale
- articolo da Unità on line
- Comunicato della campagna Sdebitarsi
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Sdebitarsi chiede all’Italia, all’UE al Mondo ricco, di sdebitarsi con l’AFRICA
Oggi nella giornata dell’Africa, alcuni primi segnali positivi d’impegno che avevamo chiesto alle nostre istituzioni possiamo dire di averli ricevuti.
L’intervento del Presidente Napolitano è un segnale importante che accogliamo con speranza.
Da anni reclamavamo un’inversione di rotta.
L’Italia solidale e responsabile chiedeva di uscire dall’egoismo che il governo del nostro paese dimostrava facendo sprofondare l’Italia fra i paesi maggiormente “indebitati” (non solo economicamente) verso i paesi in cosiddetta via di sviluppo.
Lo abbiamo ricordato tante volte e lo faremo ancora, che i dati delle istituzioni finanziarie internazionali e i rapporti sulla povertà delle Nazioni Unite e del Social Watch, dicono che i cosiddetti paesi in via di sviluppo non solo non hanno affatto migliorato lo stato delle loro economie e delle loro società, al contrario a causa delle cosiddette politiche di “aggiustamento strutturale” (mai formulazione fù più consona) dettate dalle politiche di FMI e Banca Mondiale e dal progressivo impegno delle risorse per finanziare la guerra e i conseguenti disimpegni dalle necessarie politiche di finanziamento dello sviluppo, sono oggi più impoveriti e hanno di fronte solo prospettive di ulteriore impoverimento se non si inverte la rotta.
Nei nostri appelli e comunicati abbiamo sollecitato questa svolta, una vera e propria inversione di rotta all’altezza delle necessità. Abbiamo chiesto che l’Italia avvii una nuova fase che la metta al centro di iniziative che coinvolgano la comunità internazionale per vere politiche di pace che offrano soluzioni alle condizioni insostenibili e inaccettabili di povertà direttamente derivanti da scelte economiche, commerciali dei paesi ricchi, dei paesi più forti.
La cancellazione del debito, insieme alle composite politiche economiche e commerciali e di cooperazione allo sviluppo sono i passi contestuali da praticare. Promuovere e dare piena attuazione ai contenuti della legge 209 che disciplina la cancellazione del debito da parte del nostro paese, nel rispetto della su ispirazione originaria a partire dall’articolo 7 che impegna il Governo italiano a ad attivarsi presso i partners occidentali il coinvolgimento della Corte Internazionale di Giustizia per regolare la questione del debito dei paesi impoveriti sulla base di nuovi criteri più giusti ed equi. Lavorare per un mondo più giusto vuol dire partire dal riconoscere ai deboli le proprie ragioni di fronte ai forti che hanno sempre il coltello dalla parte del manico. Il casi di debito odioso, illegittimo, sono noti a tutti e vanno una volta per tutte affrontati nelle sedi giuste.
In un giorno come oggi, dedicato all’Africa vale la pena di riaffermare, che una soluzione politica alla questione del debito è l’unica strada per rispondere alle sollecitazioni di Nelson Mandela. Ci ricorda sempre che il debito siamo noi vecchia Europa e nord del mondo ad averlo contratto espropriando l’Africa delle sue risorse. La prima più preziosa gli esseri umani, donne e uomini deportati a milioni come schiavi e oggi respinti o sfruttati quali migranti alla ricerca di speranza e di vita, poi le risorse naturali e in fine quelle dei crediti vantati ai paesi indebitati e impoveriti. Sdebitarsi è quindi ciò che sta a noi fare.
La realtà di tutti i giorni ci dice che nessun vero cambiamento è possibile senza un radicale mutamento dell’impostazione di fondo che è alla base delle scelte che in questi campi i paesi ricchi giocano ovunque. Che si tratti del livello bilaterale che di quello multilaterale. Nel WTO, nella Banca Mondiale nel Fondo Monetario Internazionale. Questo sarà possibile ristabilendo il ruolo rinnovato e rilegittimato di primato delle Nazioni Unite.
Lo abbiamo più volte ricordato: la realtà dei dati ( Banca Mondiale) ci dice che di fatto è ancora in atto un vero e proprio Piano Marshall dei popoli dei paesi impoveriti verso noi popoli dei paesi ricchi. Infatti, tra le entrate dei crediti dai paesi indebitati del terzo del mondo e le uscite dei finanziamenti per lo sviluppo dei pesi ricchi per i paesi impoveriti c’è uno scarto a favore dei più ricchi. Insomma ci continuiamo a guadagnare e prosperare, grazie a quei prestiti così furbamente concessi a suo tempo per sostenere la lotta alla povertà e che alla fine costituisce una base importante del nostro “benessere”.
Per questo abbiamo sottolineato, la necessità di uscire dall’ipocrisia delle politiche che da un lato sostengono di proporre aiuto e dall’altra si riprendono tutto con gli interessi (e quali interessi!!).
Finanziamenti per la cooperazione in cambio di debito, regole economiche e sul commercio che assicurano solo l’impoverimento senza scampo di questi paesi.
Un gioco che si deve interrompere se davvero si vuole praticare una politica coerente di sviluppo.
Avviare una pagina nuova in cui il nostro paese scrive contenuti che ci permettano di dire che stiamo facendo la nostra parte.
Del resto sarebbe rispettoso di ciò che anche il nostro paese ha sottoscritto nella Dichiarazione del Millennio: le nuove generazioni oggi possiedono gli strumenti e le risorse per debellare la povertà.
Sdebitarsi - non abbiamo scelto questo nome a caso- è quello chiediamo all’Italia, all’Europa e alla comunità internazionale tutta.
Il Presidente Napolitano e nei giorni scorsi la Vice Ministra per la Cooperazione Patrizia Sentinelli ci hanno dato buoni segnali forti che presentano un biglietto da visita di un’Italia diversa, solidale. E noi registriamo con estremo favore, speriando che vengano presto seguiti dal Governo a cominciare dalle prossime scadenze internazionali.
Raffaella Chiodo
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Unità on line
Napolitano alla Ue: «Baricentro in Africa»
Cancellare il debito e rimuovere le barriere commerciali. È questa la strada indicata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per accompagnare l'impegno dei Paesi africani a uscire dallo storico stato di crisi. È il primo discorso di politica internazionale quello proferito in mattinata dal capo dello Stato nella sede dell'Isiao, l'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente. Napolitano ribadisce l'impegno dei Paesi industrializzati ad assumere una «chiara responsabilità» fra il continente africano e il mondo occidentale. L´Africa deve contare di più all´Onu. L´Europa deve riscoprire le sue comuni radici africane. E anche l´Italia – continua il presidente – assicura di continuare a partecipare alle iniziative di pace, di sostegno economico, di lotta all'Aids e di ricerca di efficaci vaccini per le grandi malattie del Continente malato, oltre che mantenendo «l'impegno dei nostri esperti nei programmi di tutela ambientale». Ma i paesi industrializzati – Italia compresa - devono garantire, più di quanto hanno fatto finora. Napolitano è chiaro su cosa intenda in questo «di più»: maggiori e migliori aiuti, cancellazione del debito e rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie che impediscono l'accesso dei prodotti africani ai propri mercati. Il suo non è un discorso emotivo nella giornata dedicata all´Africa.
Ricorda che gli ostacoli che rallentano il suo sviluppo: alti costi di trasporto, dimensione ridotta dei mercati, scarsa produttività dell'agricoltura, basso tasso di risparmio, carenza di tecnologie, insufficiente scolarizzazione specialmente tra la componente femminile della popolazione, stato di conflitto endemico in alcune regioni. In queste condizioni –osserva Napolitano- è arduo per i Paesi africani generare le risorse necessarie a mettere in moto e sostenere un processo di sviluppo duraturo.Ma aggiunge anche che «senza il rispetto dei diritti umani e delle minoranze, senza una sana gestione macroeconomica e una lotta senza quartiere alla corruzione, il continente difficilmente riuscirà a sfuggire al declino e alla marginalizzazione».
Napolitano vede alcuni segnali incoraggianti. Uno sta nella creazione stessa della nuova Unione africana e delle sue istituzioni e nella proposta di partenariato con il mondo occidentale (Nepad) basato su una chiara e reciproca assunzione di responsabilità. «Per la comunità internazionale, l'Africa è al tempo stesso fonte di sfide cruciali e di importanti opportunità che riguardano da vicino l'Europa, in virtù della prossimità geografica, e in primis l'Italia». A questo proposito, ha citato esplicitamente il suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi: «Abbiamo di fronte a noi un compito epocale: collegare saldamente e durevolmente il futuro dell'Africa all'Europa».
A creare l'imperativo di questo legame sono le sfide più ardue (le grandi emergenze, le guerre, i traffici illeciti, i flussi migratori e, forse quella che allarma di più, il rischio che la somma di fondamentalismo militante e povertà trasformi interi territori «in rifugi logistici per le organizzazioni terroristiche internazionali»). Insomma, secondo il capo dello Stato puntare l´attenzione sull´Africa non è solo «una necessità e un dovere», ma anche un investimento «doveroso e lungimirante». E bene fa l'Ue a muoversi con sempre maggior decisione dal G8 di Genova del 2001 in questa direzione. L'Italia – dice ancora Napolitano - intende adoperarsi affinchè ciò avvenga nella convinzione che il destino dell'Africa e quello dell'Europa siano indissolubilmente legati.
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Comunicato di Sdebitarsi
L’Italia rilanci una politica giusta di lotta alla povertà attuando appieno la cancellazione del debito nel rispetto nel della legge 209. Al Governo entrante chiediamo di aprire una stagione nuova di solidarietà e cooperazione italiana con una coerente cancellazione del debito.
La settimana scorsa il Governo uscente ha presentato in parlamento la relazione sull'applicazione della legge 209 che disciplina la cancellazione del debito da parte dell'Italia. La prima denuncia che doverosamente avanziamo è per il ritardo vergognoso con cui la relazione è stata presentata: la legge 209 prevedeva che ciò avvenisse entro il 30 settembre del 2005!!
Purtroppo la relazione non dice nulla di nuovo e conferma la tendenza sviluppata nel corso degli anni di governo Berlusconi in linea con il progressivo azzeramento degli impegni nel campo della lotta alla povertà e finanziamenti allo sviluppo, restringendo al minimo le cancellazioni previste dalla legge 209. L’Italia così non ha rispettato l'invito della Conferenza della Nazioni Unite di Monterrey di praticare politiche “addizionali” di cancellazione del debito. Realizzando la cancellazione in aggiunta e non in sostituzione alle risorse da destinare ai finanziamenti per lo sviluppo. In fine ma non per ordine d’importanza non applicando articoli decisivi della 209 per un ruolo efficace e attivo da parte del nostro paese in questo campo.
Un esempio concreto è l'articolo 7, che prevedeva che l'Italia si attivasse presso i partners internazionali per promuovere il coinvolgimento della Corte Internazionale di Giustizia per la gestione della questione del debito. Una politica simile avrebbe dato un respiro ben più incisivo per dare alla cancellazione del debito una dimensione complementare e seria delle politiche di sviluppo a livello internazionale e non solo bilaterale. In sostanza questi anni applicazione parziale e non addizionale della legge ha depotenziato gli straordinari effetti politici e concreti che questa avrebbe potuto offrire.
Per questo vantare un presunto ruolo di avanguardia, come spesso affermato da parte di rappresentanti del governo uscente, grazie alla parziale e insufficiente cancellazione del debito effettuato grazie all'esistenza della 209, è di per se velleitario e purtroppo smentito dai fatti. Infatti la contestuale cancellazione della cooperazione, ha vanificato lo sforzo e le speranze di chi ha lavorato con convinzione (la società civile mobilitata dalla nostra campagna e i tanti altri soggetti a livello nazionale ed internazionale ci hanno sostenuti) per arrivare alla realizzazione di uno strumento importante come è, e soprattutto potrebbe essere, legge 209.
Coerentemente con la poca trasparenza fin qui esercitata con le varie edizioni della relazione sulla legge, alcuni punti della relazione non chiariscono a sufficienza come e dove sono state effettuate le cancellazioni previste. Come del resto, già dall'anno scorso, alcuni dati relativi alle cancellazioni legate a crediti vantati dalla SACE restano oscure e ci chiediamo se mai avremo una informazione trasparente e vera. In particolare ci riferiamo ai casi di Iraq, Etiopia e Nigeria, ma la domanda vale per molti altri aspetti della relazione. A tale proposito riteniamo importante che si preveda di inserire nuove norme più severe sulla trasparenza delle operazioni cui la relazione si riferisce.
Mentre si sta insediando e completando il nuovo governo auspichiamo che da questa trasparenza si parta per fermare la deriva negativa sul piano degli impegni sullo sviluppo da parte dell'Italia, venga prontamente invertita e venga rilanciata una politica a tutto tondo che dia segno di svolta riportando il nostro paese nel consesso internazionale come protagonista di politiche di sviluppo composite, non retoriche e concrete, a cominciare dal prossimo vertice del G8 di san Pietroburgo. Un primo impegno potrebbe essere quello di riportare in agenda il tema dello sviluppo dei paesi più poveri, attualemnte svanita tra le priorità del vertice.
Eppure l'anno scorso al g8 di Gleneagles, molti ricordano e molti governi “dimenticano“, fu annunciato uno storico accordo che avrebbe introdotto una svolta "epocale" sulla cancellazione del debito. Le campagne impegnate per una soluzione vera e giusta del debito estero dei paesi poveri, commentarono subito valutando insufficiente l'iniziativa soprattutto perchè riguardava solo il 10% del debito,un limitato numero di paesi escludendo alcuni fra i più poveri e in fine il fatto che nella sostanza non prevedeva di essere una cancellazione da effettuare in aggiunta ai finanziamenti per lo sviluppo. Insomma nell'anno di verifica degli impegni sottoscritti con la dichiarazione del Millennio con gli 8 Obiettivi di Sviluppo quest'iniziativa consentiva di affermare di aver fatto qualcosa pure a quei paesi che poco o niente avrebbero potuto ostentare al vertice dell'ONU.
Purtroppo anche quell'iniziativa per ora è rimasta prevalentemente sulla carta. Non è dato sapere cosa effettivamente sia stato fatto salvo che dall'agenda del prossimo vertice è sparito il tema. La Russia che ospiterá il g8 non ha rispettato l'impegno di cancellazione degli 11 miliardi di dollari previsti, facendo presente a tutti che vi sono paesi della regione della ex URSS che si trovano in condizioni di povertà simile a quella di molti paesi africani.
Nel corso della campagna elettorale abbiamo avuto l'occasione di avviare un confronto con il Presidente del Consiglio Prodi sui temi dello sviluppo e del debito, speriamo che presto sia possibile verificare la ripresa di questo confronto in vista di molte importanti scadenze internazionali tra cui, per noi della società civile, quello del Forum Sociale Mondiale che si terrà il prossimo gennaio per la prima volta in Africa, a Nairobi.
Il nostro auspicio è che a quell’appuntamento l’Italia possa già vantare una nuova linea di condotta che la collochi fra i paesi che più si impegnano nella lotta per il superamento delle cause più profonde della povertà grazie ad un rilancio della cancellazione del debito e di una stagione di nuova cooperazione allo sviluppo.
Raffaella Chiodo
+393388558052
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