FSM 2007: Nairobi. Non c'è pace senza giustizia

Alberto Zoratti (Fair / Tradewatch)

Forum sociale mondiale, Nairobi C'è una guerra, in Africa, che si vede e si sente poco. Non è quella combattuta tra fazioni rivali per il controllo delle risorse, spesso biecamente intrecciata con gli interessi di piccoli e grandi gruppi economici, a volte occidentali. Non è neanche quella unilaterale e dalle conseguenze drammaticamente incontrollabili dell'esercito statunitense, che bombarda il confine tra Kenya e Somalia per stanare i nemici di sempre, ma che arriva ad uccidere contadini, famiglie, pecore e galline. E' al contrario una guerra quotidiana, combattuta senza eserciti regolari né strateghi militari, ma che vede un livello di violenza subìto ed agito senza precedenti in contesto di contraddizioni sociali che toccano la tragedia. La Rift Valley che divide i miserabili dai privilegiati in Kenya passa anche e soprattutto per Nairobi, per le sue baraccopoli inimmaginabili che guardano a grattacieli a noi più familiari. Andare al Forum Sociale significherà scendere in quella Rift Valley, continuando nella costruzione di reti sociali e di resistenza a partire dal disagio e dall’esclusione sociale vissuta e sentita, come nelle favelas brasiliane di San Paolo o negli slums indiani di Mumbai.
In questo scenario il Forum Sociale Mondiale può rappresentare un’occasione unica, per contribuire alla costruzione di alternative concrete, a partire dalle esigenze delle comunità locali, dei territori, degli stessi africani, con un occhio rivolto alle grandi dinamiche economiche e sociali, che causano emarginazione sociale nell’Africa Subsahariana, come nelle campagne cinesi o nelle periferie di Liverpool. Dovrà essere il Forum dell’ascolto e dell’azione, l’occasione per i movimenti sociali per resettare nuovamente il proprio posizionamento, rivedere le strategie future, a cominciare dalle contraddizioni sociali ed ambientali che ogni giorno ci troviamo di fronte. O dalle ricette che nuovamente vengono riproposte per portare benessere in ogni angolo del pianeta.
Anche il Kenya, come gli altri paesi del gruppo ACP (Africa, Carabi e Pacifico), è il target privilegiato degli Accordi di Partenariato Economico promossi dall’Unione Europea. Più commercio, più liberalizzazioni, meno povertà.
Il refrain delle grandi istituzioni internazionali era già stato fatto proprio dai governi precedenti, in particolare quando durante gli anni ’80 e gli anni ’90 i Piani di Aggiustamento Strutturale prima e l’accettazione delle regole della WTO poi, in cui le liberalizzazioni erano uno degli assi portanti, produssero più danni di quanti ne volessero risolvere. Settori manifatturieri in declino, produzione agricola in caduta libera ed incremento della disoccupazione. E tutto questo in un tessuto economico e sociale fragile e contraddittorio.
Dal Forum dovremo saper unire la nostra capacità d’intervento concreto e puntuale, come organizzazioni dell’altraeconomia e come movimenti sociali, ad una strategia di ampia scala che sappia mobilitare intelligenze e coscienze per un’alternativa sostenibile ed efficace. A cominciare dai prossimi mesi, per bloccare i negoziati per la liberalizzazione dei commerci da una parte e per dare sostegno ai movimenti contadini che parlano di sovranità alimentare. Senza giustizia sociale, non sarà possibile nessuna pace. Questo è il concetto di fondo che sembra emergere dalle stanze del Forum di prossima apertura.

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