FSM 2007: Nairobi. Africa
L’Africa è il regno della globalizzazione liberista, il continente che più di ogni altro subisce la drammatica legge della spartizione del mondo tra ricchi predatori e poveri spogliati di tutto. In nessun continente come in Africa il passaggio dalla politica di dominio liberista il “far morire e lasciar vivere” alla biopolitica del “far vivere e lasciar morire” caratterizza la quotidianità di milioni di esseri umani. I numeri che illustrano questa realtà sono impressionanti, circa quaranta milioni di sieropositivi, venti milioni di rifugiati, una produzione di ricchezza che vale solo il 2 per cento del PIL mondiale. E si potrebbe continuare ancora, con i bambini soldato, il traffico di esseri umani, lo sfruttamento brutale delle ricchezze e la devastazione di un ambiente che in grande parte è diventato la pattumiera del mondo ricco.
Ed allora l’Africa è il nostro specchio, il riflesso preciso delle paure e delle contraddizioni di un modello di sviluppo che il mondo ricco ha cercato di rimuovere da tempo mettendole sotto il tappeto del consumismo e dell’alienazione, confinando nel “continente nero” la parte insopportabile di quello stile di vita che “fa vivere e lascia morire”. Ecco perché il Forum Sociale Mondiale che si aprirà a Nairobi tra pochi giorni è un momento di straordinaria importanza per capire non solo le reali contraddizioni dello sviluppo liberista, diremmo bioliberista, ma anche le re-esistenza che stanno cominciando ad attraversare il continente africano, in piena quanto sotterranea ebollizione. Uno dei punti di vista certamente più originali è quello dei bambini, di una gioventù che oramai rappresenta la maggioranza del continente e che ha dalla sua una crescita veloce e la capacità di fare tesoro delle esperienze accumulate da chi li ha preceduti. I movimenti sociali africani infatti non saranno organizzati come quelli latino americani o asiatici, ma hanno dimostrato una vitalità e sopratutto una originalità che rivela questa presenza fortissima della gioventù. In Africa infatti abbiamo la presenza di organizzazioni di ex bambini soldato che si occupano dei loro fratelli ancora in situazione di conflitto, o di ragazzi impegnati nella disarticolazione delle reti di trafficanti di esseri umani in base alla loro personale esperienza. Anche i bambini lavoratori hanno un approccio originale, non vogliono smettere di lavorare, non potrebbero contribuire al mantenimento della famiglia, ma creare le condizioni affinché il loro lavoro venga valorizzato e riconosciuto, non solo sfruttato. A Nairobi parleranno di tutto questo e noi, se avremo un pizzico della loro saggezza, staremo ad ascoltare.
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