FSM 2007: Il Forum Sociale Mondiale da Porto Alegre a Nairobi

Nicola Vallinoto (Movimento Federalista Europeo)

FORUM sociale mondiale, nairobi kenia Nairobi sarà la mia terza esperienza. Ogni volta non so mai cosa aspettarmi da un forum sociale mondiale ed ogni volta è una sorpresa che va al di la di ogni più rosea aspettativa. Il lungo viaggio per arrivare al forum è ampiamente compensato dalla grande forza che ti trasmettono tutti gli altri partecipanti. L'immersione totale nel grande calderone di dibattiti, seminari, laboratori, conferenze, concerti, manifestazioni la considero un'occasione per accumulare una riserva di energia da spendere, una volta tornato a casa, per cercare di articolare a livello locale le molte proposte di costruzione di un mondo diverso e possibile.

Porto Alegre nel 2002, dopo il G8 di Genova, mi ha fatto scoprire l'esistenza di un movimento altermondialista su scala globale che non si è fatto intimorire dall'11 settembre.

Mumbai nel 2004 è stata la riconferma del movimento con la sua espansione nel continente asiatico, con la costituzione di reti e coalizioni globali e il lancio di campagne mondiali.

E Nairobi nel 2007? Mi aspetto la maturazione del movimento intorno a campagne internazionali con mobilitazioni locali sempre più estese. E, soprattutto, la scoperta degli attivisti africani e della loro aspirazione alla pace e all'integrazione del continente.

Seguendo la parabola del FSM, iniziato come appuntamento alternativo al Forum economico mondiale di Davos, si può affermare come esso da evento mediatico con molte 'stelle' stia diventando un processo sempre più partecipato che si rafforza, anno dopo anno, grazie alla costruzione di reti sempre più ampie e articolate.

L'evoluzione del forum tende a mettere in evidenza le proposte e i progetti rispetto a una fase iniziale in cui prevalevano le proteste. Ciò è evidente, ad esempio, nel settore che seguo più da vicino: la democrazia globale e la riforma delle istituzioni internazionali.

All'inizio del 2002 in molti seminari dedicati al tema ho sentito più di un relatore affermare che le istituzioni economiche internazionali erano da buttare via e che l'Onu non era riformabile. Oggi è prevalente un atteggiamento favorevole a una riforma radicale degli organismi economici e a una democratizzazione delle Nazioni Unite con l'istituzione di un Parlamento mondiale e la trasformazione del Consiglio di Sicurezza in un Consiglio delle grandi regioni del mondo con l'eliminazione del potere di veto.

Per concludere vedo un movimento che favorisce la sua pars costruens e che diventa sempre più politico, nel senso nobile del termine, e per questo motivo con maggiori probabilità di incidere sui processi di globalizzazione.

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