A Bruxelles uno schiaffo alla Costituzione europea
"Delusione" è senza ombra di dubbio la parola giusta per definire il sentimento che permea lo stato d’animo di chi, dall’appena conclusosi Consiglio Europeo di Bruxelles, si aspettava di più. Si aspettava coraggio politico, ardimento, voglia di non mollare e di non cedere, e non certo un triste mercato di contrattazioni sempre più al ribasso, fatte sulla testa di 450 milioni di cittadini.
Dal Consiglio europeo non ci si saremmo dovuti aspettare nulla sin dall’inizio. Lo sapevamo già, avrebbero distrutto il Trattato costituzionale, sostituendolo con un Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, quel mini- trattato che tanto Sarkozy che Blair caldeggiavano. Un Trattato che nella sua infinita innovazione, è stato deciso, non avrà alcun carattere costituzionale. Non istituirà alcun Ministro degli esteri comune, e sarà definito solo un Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di difesa, a tutela dei seggi alle Nazioni Unite di Parigi e Londra. Non modificherà alla radice il procedimento di legiferazione europea, e regolamenti, direttive e decisioni saranno mantenuti a discapito del coraggio politico di avere leggi e leggi quadro veramente europee. Ed ancor più: saranno tolti la bandiera, l’inno, il motto “Uniti nella diversità”. Per quanto riguarda il primato del diritto europeo inoltre, la CIG adotterà una semplice risoluzione di richiamo alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’UE.
Il 21 giugno il presidente polacco Kaczynski ha sfruttato in modo subdolo i morti polacchi per mano nazista durante la seconda guerra mondiale. Ma se l’Europa non avrà il coraggio di fare il balzo politico definitivo, di unirsi veramente e parlare per la pace in Europa e nel mondo, tarpandosi le ali da sola, chi avrà più il coraggio di guardare in faccia la realtà, quando un’altra CED, un’altra Costituzione europea, un altro tentativo di svolta saranno rigettati per il veto di un solo paese, e sopportare il peso umano e morale di un’altra Srebrenica?
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