I nemici dell'Europa federale

Con questa lettera vorrei replicare alle provocazioni di Gianni Baget Bozzo pubblicate su La Stampa del 23 ottobre nell'articolo "In morte dell'Europa federale". Vorrei smentire la tesi di fondo indicata chiaramente nel titolo dell'articolo e, in particolare, alcune valutazioni che ritengo infondate e senza alcun riscontro con la realtà.
25 ottobre 2007
Nicola Vallinoto (vicesegretario del Movimento Federalista Europeo)

La prima è che la globalizzazione del mondo ha posto fine alla federazione europea come entità superiore agli stati. E' vero, semmai, il contrario. La globalizzazione, soprattutto economica, ha posto le condizioni per l'affermazione della democrazia aldilà dei confini dello Stato nazionale. Infatti stanno nascendo in tutte le regioni del mondo istituzioni sovranazionali: esempi concreti, Unione europea a parte, sono l'Unione africana e il Mercosur. Tali istituzioni rappresentano entità superiori agli Stati nazionali che, anche per le loro dimensioni, non sono in più in grado di affrontare le sfide poste dalla globalizzazione.

La globalizzazione, soprattutto economica, ha posto le condizioni per l'affermazione della democrazia aldilà dei confini dello Stato nazionale
Si tratta di un processo in evoluzione che ridisegna i contorni della geopolitica mondiale e ristruttura il potere mondiale. L'integrazione europea è, anch'essa, un processo in divenire che, tra alti e bassi, ha portato l'Ue ad allargarsi dai sei paesi fondatori agli attuali ventisette. Sebbene si possa affermare che l'obiettivo della federazione europea non sia all'ordine del giorno nell'agenda politica europea è, anche, vero che di strada ne è stata fatta, e non poca, se pensiamo all'istituzione del Parlamento europeo, primo esempio nella storia di parlamento sovranazionale, e alla moneta unica che ha sostituito monete nazionali forti come il franco francese e il marco tedesco. Siamo in mezzo al guado ma non possiamo certo dire che l'idea federale sia stata definitivamente abbandonata.

La seconda affermazione banalmente falsa è che il referendum francese e poi quello olandese hanno rigettato l'idea che l'Europa dovesse avere una Costituzione, un inno e una bandiera. Il NO francese non fu un rifiuto alla Costituzione in quanto tale. Fu, piuttosto, una critica feroce su alcuni contenuti del testo ed esprimeva la richiesta di avere più Europa sociale e non, certo, meno Europa politica. Se escludiamo piccole minoranze della destra, legata al Fronte Nazionale, e della sinistra nazionalista il NO francese è da considerarsi, per lo più, europeista.

La terza affermazione mendace è che l'Europa federale è morta a Lisbona dove è caduta l'idea di una Ue come uno Stato sopra gli Stati. In realtà l'Europa federale, come obiettivo di riferimento del trattato, è stata esclusa nel febbraio 2003, durante i lavori della Convenzione europea, e non pochi giorni fa nella capitale portoghese. L'opzione federalista sostenuta dal Presidente della Convenzione, Giscard D'Estaing, fu respinta dai veti dei governi inglese, spagnolo e italiano allora rappresentato dall'ex Ministro degli Esteri Gianfranco Fini, che a tal fine presentò un emendamento abrogativo.

Nonostante l'Europa non sia ancora federale ed abbia poteri limitati continua ad esercitare una forza di attrazione straordinaria nei confronti dei Paesi che non ne fanno parte oltre ad orientare le politiche dei Paesi membri e punire elettoralmente quei governanti che si muovono perseguendo l'esclusivo interesse nazionale
L'antieuropeismo del precedente governo, di cui Baget Bozzo fu un portavoce di rilievo, non fu un'invenzione mediatica ma poggiava su solide basi che l'intervento al Parlamento europeo dell'ex presidente del Consiglio, in occasione della presentazione del semestre europeo a guida italiana, suggellò con la vergognosa figura nei confronti di tutti gli eurodeputati, chiamati turisti della democrazia, e del capogruppo socialista Schultz, denominato kapo'. Ed anche il filoamericanismo del governo Berlusconi non poteva trovare migliori alleati di Blair e Aznair con i quali non solo votò contro l'Europa federale ma giunse a dividere l'Europa appoggiando gli Usa nella guerra contro l'Iraq nonostante le rispettive popolazioni avessero dimostrato la propria contrarietà nelle manifestazioni del 15 febbraio 2003. Il sostegno alla guerra irachena unito all'antieuropeismo sono state tra le cause della mancata rielezione dei tre leader nei rispettivi paesi. E la stessa sorte è toccata pochi giorni fa all'antieuropeo e filoamericano Kaczynski.

Nonostante l'Europa non sia ancora federale ed abbia poteri limitati continua ad esercitare una forza di attrazione straordinaria nei confronti dei Paesi che non ne fanno parte oltre ad orientare le politiche dei Paesi membri e punire elettoralmente quei governanti che si muovono perseguendo l'esclusivo interesse nazionale. Nonostante l'orazione funebre di Gianni Baget Bozzo l'idea di un'Europa federale, quale alternativa al nazionalismo, sia esso di destra che di sinistra, è viva e vegeta e il voto dei cittadini polacchi, e dei giovani in particolare, ne è solo l'ultima dimostrazione.

Genova, 25 ottobre 2007

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