La repubblica ceca deve scegliere: dentro o fuori! Basta con i ricatti!
La netta vittoria del sì nel referendum in Irlanda apre la via ad una ratifica definitiva del Trattato di Lisbona. Con il sì dell’Irlanda, tutti i popoli dell’UE (direttamente tramite referendum o indirettamente attraverso un voto dei rispettivi Parlamenti) si sono pronunciati a favore del Trattato di Lisbona.
I Presidenti euroscettici della Polonia e della Repubblica Ceca, la cui firma è l’elemento mancante per completare il processo di ratifica, non hanno più argomenti per bloccare l’entrata in vigore del Trattato.
Eppure Vaclav Klaus ha invece dichiarato che la sua firma non è all'ordine del giorno. Il piano del Presidente ceco è noto: ritardare la ratifica fino alle elezioni inglesi, con la speranza che i conservatori, una volta tornati al potere, affossino il Trattato.
Per due volte di seguito i governi europei si sono dimostrati imprevidenti ed insipienti, sottoponendo ad una ratifica unanime prima la Costituzione europea e poi il Trattato di Lisbona. Se ora accettano il ricatto di un solo uomo, si espongono al ridicolo. La Repubblica ceca sia posta di fronte ad una alternativa secca: o completa la ratifica con
la firma del Presidente o esce dall'Unione.
Per evitare il ripetersi di simili vicende, in futuro bisognerà prendere altre strade. Il Trattato di Lisbona è un passo nella giusta direzione.
Infatti, anche se ha abbandonato ogni riferimento al linguaggio costituzionale, esso sviluppa la costituzionalizzazione e la democratizzazione dell’UE: la Carta dei diritti assume valore vincolante, le materie assegnate alla codecisione tra Parlamento e Consiglio passano dal 60% al 90%, si introducono le cariche permanenti del Presidente del Consiglio europeo e di un quasi-ministro degli esteri. L'Unione europea rimane però senza un governo e senza una costituzione, dunque un organismo poco efficiente e poco democratico.
Per trasformarla in una federazione occorre farla finita con il diritto di veto in settori cruciali come la politica estera, la fiscalità e, soprattutto, la revisione dei Trattati.
Affidarsi anche in futuro alle ratifiche unanimi significa impedire all'Unione di riformarsi e di rispondere alle sfide del nostro tempo.
Avanti verso un Governo ed una Costituzione europea!
Articoli correlati
- Anche un terzo dell’elettorato di centro-sinistra favorevole alle perquisizioni volute dalle destre
Uruguay: l'ossessione per la sicurezza contagia il Frente Amplio
Promosso sul tema un referendum per il 27 ottobre, in contemporanea con le presidenziali che sanciranno chi guiderà il paese dopo i cinque anni di governo neoliberista di Lacalle Pou.23 settembre 2024 - David Lifodi - Nel referendum costituzionale di ieri, 17 dicembre
Cile: vittoria dimezzata della destra
Il 55,8% degli elettori ha respinto la modifica della Costituzione proposta dall’estrema destra, ma a rimanere in vigore è comunque il testo pinochettista.18 dicembre 2023 - David Lifodi - Pescara e Lanciano
“Goccia dopo goccia restiamo marea”, due incontri a dieci anni dai referendum per l’acqua pubblica
Venerdì 28 maggio a Pescara e Sabato 29 maggio a Lanciano27 maggio 2021 - Amnesty International aveva denunciato innumerevoli violazioni dei diritti umani
Il Cile abolisce il pinochettismo
A larghissima maggioranza i cileni hanno votato per una nuova Costituzione che sostituirà quella varata dal regime militare nel 1980. Ora spetterà all’Assemblea Costituente, entro un periodo di 12 mesi, presentare la proposta per una nuova Costituzione.26 ottobre 2020 - David Lifodi
Commenti
Inserisci il tuo commento