Car@ Europ@
21-Ottobre-2030
Car@ Europ@,
Oggi, 21 Ottobre 2030, festeggiamo la prima elezione diretta di una giovane donna italiana alla Presidenza del Consiglio europeo; in un tripudio di bandiere e colori il popolo europeo è sceso in piazza, da Berlino a Barcellona, da Londra a Sofia per acclamare il nuovo presidente dell’Europa. Anche l’etere è un twittio continuo di speranze e sembra quasi che il genere umano abbia imparato a respirare attraverso il web come fosse un unico organismo vivente.
Sembra passato un secolo, eppure quelli come me, coi capelli imbiancati dal tempo, sanno che è passato solo un decennio dall’inversione della rotta.
Ricordo ancora vividamente come il castello dell’utopia europea rischiò pericolosamente di barcollare sull’orlo del precipizio, per l’incapacità dei governi nazionali di guardare al di là del proprio interesse elettorale.
Poi, nel mezzo di una delle più profonde crisi del processo di integrazione europea, che sembrava l’alba del suo crepuscolo, ci fu un miracolo inatteso.
Mentre i governi tentennavano nel mare di miliardi da impiegare per salvare banche e conti nazionali disastrati, navigando a vista tra le correnti della speculazione finanziaria, i cittadini riscoprirono il senso di solidarietà tra i popoli europei, rimboccandosi le maniche per aiutare la Grecia a risollevarsi dai suoi debiti.
Capirono loro per primi che quella crisi non metteva in discussione solo l’euro, ma il senso di solidarietà tra i popoli europei. Non era solo una crisi economica, ma una crisi sociale che aveva come bersaglio finale l’idea stessa della democrazia europea.
Ricordo ancora quando dall’Italia sbarcammo a Patrasso e dopo qualche giorno, in una fredda mattina di fine Novembre, ci arrivò la notizia della caduta del governo italiano. Se penso ai ricordi di allora mi viene in mente quante altre volte sarebbe potuto succedere, ma non accadde, incatenandoci per un ventennio in un torpore delle coscienze.
Non sentimmo gioia o liberazione, piuttosto ricordo un nodo alla gola, un impeto di responsabilità e coraggio: capimmo che era arrivato finalmente il momento di saldare il conto, prima ancora che col nostro debito pubblico, con le nostre mille lacerazioni tra nord e sud, destra e sinistra, furbi e onesti, giovani e pensionati. Quel moto di risveglio civile fu il segno di una riscossa morale e identitaria che superò i confini nazionali e avviò una nuova primavera europea.
Fu quella generazione di giovani che, rispecchiandosi nella stella del sogno europeo, ritrovò la voglia di lottare per ideali di libertà e diritti, di pace e giustizia sociale che sembravano ormai sopiti sotto le ceneri delle ideologie del Novecento. Si riscoprì la potenza di un messaggio universale di fratellanza tra i popoli; si uscì dal limbo di un’identità irrisolta, scoprendo che la vera identità europea consiste nel declinare insieme valori comuni e condivisi.
I sonnolenti governi europei dovettero cedere il passo a un risveglio civile: il Parlamento europeo promosse di battaglie di libertà per i diritti dei più deboli, per un nuovo welfare europeo capace di ricucire le distanze tra le diseguaglianze sociali, per un nuovo ciclo di crescita economica, sostenibile e duraturo, fondato sulla conoscenza. Ai wishful thinking delle conclusioni del Consiglio europeo, all’impotenza della Commissione si sostituirono primarie per tutte le cariche elettive, iniziative dei cittadini europei, campagne elettorali in cui l’Europa del futuro occupava spazi dei dibatti pubblici, facendo finalmente breccia nei cuori di tanti che fino ad allora avevano percepito l’UE come distante dal loro vissuto quotidiano.
In questa calda mattina autunnale, ringrazio oggi quanti allora non hanno smesso di pensare e di lottare perché un’Europa diversa fosse ancora possibile..
Con affetto,
Tuo cittadino europeo
Marco Lombardo
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