La Francia ha scelto l'Europa. Ora bisogna rifondarla.
8 maggio 2017
L'arrivo del nuovo presidente della Repubblica francese nella piazza del Louvre con l'inno alla gioia di Beethoven rappresenta in modo inequivocabile la sintesi del voto che ha visto prevalere nettamente il leader del movimento En Marche! Emmanuel Macron nei confronti della leader del Front National Marine Le Pen. E lo ha fatto con un rapporto di 1 a 2. Per ogni voto andato alla Le Pen due sono andati a Macron. Tra la Francia europeista di Macron e la Francia nazionalista della Le Pen i francesi hanno scelto la prima opzione. Nel suo discorso inaugurale Macron ha affermato di voler difendere la Francia e l'Europa. L'Europa e il mondo - continua Macron - si aspettano dalla Francia la difesa dei valori dell'illuminismo. Nostro compito è avvicinare i cittadini all'Europa.
Il neo presidente francese davanti a più di 15.000 persone ha detto chiaramente che "il nostro compito è immenso e richiede l'impegno di ciascuno". Per quanto riguarda l'impegno a cambiare l'Europa Macron propone di "lanciare in tutta l'UE delle convenzioni democratiche a partire dalla fine del 2017". E tra gli obiettivi indicati nel programma di En Marche! troviamo la "creazione di un bilancio per la zona euro" e un "posto di ministro dell'economia e delle finanze della zona euro, che avrà la responsabilità del bilancio della zona euro, sotto il controllo di un Parlamento della zona euro, costituito da parlamentari europei degli Stati membri."
Emmanuel Macron ha creato un nuovo movimento politico in un solo anno, è il più giovane presidente della Repubblica di sempre; inoltre è il primo capo di Stato europeo ad utilizzare in primis l'inno europeo rispetto a quello nazionale. Ha conquistato il voto dei giovani perchè ha parlato di speranza di cambiamento. E ha sconfitto seppur provvisoriamente il fronte nazionalista, xenofobo e fascista della Le Pen puntando con forza all'alternativa di una Europa unita e forte che protegge i suoi cittadini.
Tuttavia occorre evidenziare che il secondo turno delle presidenziali ha visto il 25% di non votanti e il 12% di schede bianche o nulle. Si tratta di una grossa fetta dell'elettorato francese che non si è sentita rappresentata nè da Macron nè da Le Pen (i cosidetti "Ni Le Pen, ni Macron"). Senza contare il 35% andato alla candidata sovranista del FN . Il risultato del voto francese indica chiaramente il compito immenso che aspetta il nuovo Presidente della Repubblica francese: dare le risposte, non solo a quelli che lo hanno sostenuto, ma a tutti coloro che sono usciti sconfitti dal processo di globalizzazione e che hanno votato Le Pen o si sono astenuti.
In questo senso la sua presidenza, se non vuole essere una semplice parentesi prima dell'arrivo all'Eliseo di un'esponente nazionalista, deve cambiare le attuali politiche europee, aumentare il bilancio europeo, proporre meno austerità e più investimenti, e deve democratizzare le istituzioni a partire dall'eurozona o da un nucleo di paesi che vuole procedere verso l'Unione politica, economica e sociale.
La vera scommessa per battere a medio termine i nazionalisti e i populisti è quella di riconquistare il consenso dei cittadini verso l'Europa e questo lo si può fare, da subito e a trattati invariati, se le istituzioni europee riducono lle disuguaglianze redistribuendo le ricchezze, rilanciano lo sviluppo e l'occupazione con un piano di investimenti pubblici, ovvero con un vero e proprio New Deal che vada oltre il debolissimo piano Juncker, grazie a nuove risorse proprie europee derivanti da carbon tax, tobin tax ed europroject bonds.
A lungo termine Macron deve dare seguito al suo impegno di rifondare l'Europa: ovvero lavorare, con i paesi volenterosi, alla Costituzione democratica degli Stati Uniti d'Europa. Un compito immenso che richiede un'audacia particolare. La stessa audacia richiesta da Macron ai suoi concittadini.
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