Una coalizione di governo giallo rossa per cambiare rotta all'Europa
Pochi giorni prima delle elezioni del 4 marzo scrissi che l'Italia si trovava davanti a un bivio(1): ovvero la scelta tra l'opzione nazionalista (incarnata in particolare dalle posizioni di Lega e Fratelli d'Italia che si sono portate dietro le forze moderate del centro destra) e quella europeista (assunta da PD, +Europa, Insieme e LeU) con in mezzo un partito non allineato come il M5S.
Dopo le elezioni, e visti i risultati, siamo ancora in mezzo al guado. Il M5S, come ha affermato il suo leader, è il pilastro della prossima legislatura forte del 32% dei voti espressi dagli italiani. Il M5S resta, infatti, l'ago della bilancia nella scelta tra le due opzioni.
Il partito pentastellato è l'unica formazione a non aver sciolto la riserva sul proprio posizionamento nei confronti dell'Europa. Come ha detto Beppe Grillo in una intervista dopo le elezioni il M5S per la sua natura multiforme può fare alleanze con chiunque. Nei 20 punti programmatici con i quali i Cinque Stelle si sono presentati agli italiani nessuno ha riguardato l'Europa. Un bel modo per tenersi le mani libere su eventuali future alleanze.
L'ambiguità del M5S sul tema Europa, espressa fino a pochi mesi fa con l'arma del referendum sull'Euro, si è attenuata progressivamente durante la campagna elettorale che ha visto più volte Di Maio affermare che il suo partito non è contro l'Europa. Ecco le sue parole in un convegno romano dello scorso dicembre: "io e il movimento politico che rappresento in questa sede crediamo che l'Europa abbia un futuro davanti a sé. Crediamo fortemente che lo abbia anche perché noi, sia come movimento politico sia più in generale come italiani, vogliamo contribuire a scriverlo. Siamo convinti anche che per garantire un futuro prospero all'Europa si debba necessariamente ascoltare e dare più poteri direttamente ai cittadini e in ogni caso alle istituzioni che li rappresentano (2)."
Questa inversione del M5S sul tema Europa non è ancora definitiva e necessita ancora di alcuni passi concreti. Si potrebbe certo consolidare se il M5S incontrasse nel suo percorso di apertura verso le altre forze politiche per la formazione di un governo un soggetto che sull'Europa ha una posizione chiara e senza tentennamenti. Su questo punto il PD, anche se in modo blando rispetto ad esempio a quanto fatto da Macron in Francia, ha affermato di volere gli Stati Uniti d'Europa.
Un'alleanza tra il M5S e il PD con il sostegno di LeU potrebbe favorire l'inversione del partito di Di Maio verso un europeismo critico ma costruttivo e non più basato su richieste infantili come il referendum sull'Euro.
Tra l'altro una siffatta coalizione eurocritica, che si ponesse l'obiettivo di cambiare rotta all'Europa per rafforzarla, rappresenterebbe anche il pensiero della maggioranza dei cittadini italiani. Secondo un sondaggio sull'Europa condotto da Demopolis a tre settimane dal voto "il 64% - degli italiani - , la stragrande maggioranza, è favorevole di principio all'Europa anche se è critico sulle recenti politiche europee e vuole un deciso cambio di rotta". Una percentuale simile è guarda caso raffigurata dai voti raccolti dal M5S, PD e LeU. Nello stesso sondaggio si evince che "un quarto dei cittadini italiani si dichiara antieuropeista" che rappresenta bene i voti espressi il 4 marzo per la Lega e i Fratelli d'Italia.
Una coalizione tra PD e il M5S, che ponesse l'Europa al primo punto del programma, dovrebbe dare risposte concrete ai cittadini italiani che vorrebbero, sempre secondo il sondaggio di Demopolis, una Unione europea che si impegnasse con maggior incisività per "investimenti per la creazione di posti di lavoro, la gestione dei flussi migratori e la riduzione delle disuguaglianze sociali".
Il forte criticismo del M5S nei confronti dell'Europa e l'energia di un movimento antisistema che assume per la prima volta un ruolo di governo potrebbe essere incanalato e usato per spingere l'Europa a un deciso cambio di rotta sia rispetto alle necessarie riforme istituzionali per democratizzare l'UE sia riguardo alle politiche di sola austerità senza la contropartita di investimenti adeguati nei settori cruciali e condivisione dei rischi che finora hanno segnato e limitato le potenzialità dell'UE.
Per ottenere ciò l'Italia deve presentarsi a Bruxelles con un governo forte e credibile. Dopo l'approvazione del programma della Grosse Koalition da parte degli iscritti del partito social democratico tedesco la Germania è pronta a far ripartire l'asse con la Francia di Macron per rilanciare il cantiere delle riforme istituzionali. L'Italia al momento resta una grande incognita.
L'Italia, come paese fondatore, dovrebbe partecipare a pieno titolo alla riscrittura delle regole in modo che l'UE diventi un soggetto pienamente democratico. La partecipazione dell'Italia al rilancio dell'UE può anche avere il ruolo di frenare le derive intergovernative che un motore franco tedesco potrebbe imprimere al processo e affidare al Parlamento europeo il ruolo costituente che gli compete.
Per realizzare una coalizione del genere sia il M5S che il PD devono fare un compromesso, lasciarsi alle spalle gli scontri accesi del dibattito preelettorale e assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei cittadini italiani ed anche dell'Europa. In che modo ? Il M5S diventando una forza di governo credibile che lavora per il rafforzamento delle istituzioni europee e il PD facendo una scelta coerente con la propria storia europeista e non lasciando che l'Italia scivoli verso un governo di stampo nazionalista guidato dalla Lega o a nuove elezioni che aprirebbero per l'Italia un periodo di forte instabilità. Il PD non dovrebbe fare lo stesso errore commesso dal M5S nel 2013 allorquando rifiutò l'offerta di Bersani non solo per motivi di responsabilità istituzionale ma anche perché in questo momento l'Europa ha bisogno di un'Italia che possa fornire un contributo costruttivo al rilancio dell'UE dopo la Brexit.
Il 22 agosto 2016 i leader di Francia, Germania e Italia si sono incontrati sulla portaerei Garibaldi al largo di Ventotene per rilanciare l'Europa federalista di Altiero Spinelli. Dopodichè abbiamo avuto le elezioni in tutti e tre i paesi. Nel frattempo Francia e Germania, seppur con qualche difficoltà, si sono rimesse in cammino. Sarebbe un peccato che l'Italia facesse un passo indietro. E sarebbe ancora più anomalo e strano che proprio Matteo Renzi, il promotore dell'incontro di Ventotene, fosse l'ostacolo maggiore affinché l'Italia non abbandonasse la consueta linea europeista e restasse in sella per cambiare rotta all'Europa. Se Matteo Renzi intende girare le spalle all'Europa il PD, in nome di un interesse generale, dovrebbe tentare la formazione di un governo per cambiare rotta all'Europa anche senza di lui.
(2) http://europainmovimento.eu/italia/la-svolta-europeista-del-m5s-opportunismo-o-convinzione.html
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