Antifascismo - L'ABC dell'Europa di Ventotene
di Giulio Saputo*
Il termine “antifascismo” è stato poi utilizzato successivamente sino ai nostri giorni per definire l’opposizione ai movimenti o ai partiti che si rifanno ai regimi dittatoriali e totalitari di estrema destra. Si utilizza spesso “antifascismo” anche per indicare la resistenza nei confronti di tutti coloro che si sono ispirati al regime fascista, come il nazismo tedesco, il franchismo spagnolo, il regime di Pinochet in Cile e numerosi altri.
L’opposizione all’ascesa del fascismo.
La Prima guerra mondiale vede più di 35 milioni tra morti, feriti o invalidi: un numero spaventoso, che insieme alle distruzioni, alla crisi economica per la riconversione delle fabbriche alla produzione civile e alla pandemia da influenza “spagnola” (altri 50 milioni di morti tra il 1918-1920), crea uno scenario drammatico in tutta Europa.
La propaganda con cui si è mantenuta la brutale guerra di trincea sosteneva che questa sarebbe stata l’ultima di tutte le guerre e tanti problemi sociali si sarebbero risolti attraverso migliori condizioni per i lavoratori e una redistribuzione della terra ai contadini.
In realtà, chi torna dal fronte si trova deluso perché nessuna di queste promesse viene mantenuta e ben poca assistenza viene data ai soldati che provano a reinserirsi nella vita civile. Ne nascono numerose tensioni sociali e disordini con scioperi e occupazioni delle fabbriche. In questo clima si costituiscono movimenti nazionalisti di ex combattenti, che con la propaganda dirottano il malcontento dei cittadini verso un nemico esterno (si crea il mito della “vittoria mutilata” che si fondava sull’idea che l’Italia non avesse ricevuto abbastanza compensi territoriali dopo la guerra) o interno (i lavoratori che provano a migliorare le loro condizioni di vita sono definiti “antipatriottici”, cioè nemici della nazione e sostanzialmente dei delinquenti).
Nel 1919 Mussolini riesce a raccogliere intorno a sé in un unico movimento gruppi radicalmente diversi formulando un programma molto ambiguo e creando squadre d’azione finanziate dai grandi proprietari terrieri e dagli industriali, con l’appoggio di una parte della classe politica che credeva di poterlo sfruttare per riportare l’ordine nella società italiana in subbuglio.
Il movimento fascista compie delle violenze quotidiane contro sindacalisti, intellettuali, case del popolo(1), preti, parlamentari, associazioni di contadini e lavoratori di stampo cattolico o socialista, sedi di giornali, biblioteche, circoli ricreativi o camere del lavoro(2) quasi sempre con la complicità passiva o attiva delle autorità civili e militari.
Solo tra gennaio e febbraio 1921 vengono distrutti oltre 700 edifici e uccise più di 600 persone. In un disordine crescente, alcuni cittadini e gruppi cercano di organizzarsi autonomamente e di difendersi dalle violenze. Basti ricordare i carabinieri che si rifiutano di cedere alla violenza delle squadre fasciste a Sarzana o gli “arditi del popolo” a Parma e nel quartiere di San Lorenzo a Roma oppure i militanti della “difesa proletaria” che si oppongono all’occupazione delle città da parte degli uomini di Mussolini. Questi spontanei movimenti antifascisti vengono però spesso scoraggiati dagli stessi dirigenti dei partiti che si oppongono in Parlamento al fascismo per il timore di scatenare vendette fasciste e di favorire così una guerra civile.
Il risultato è che, nella incertezza e nelle divisioni delle opposizioni, Mussolini è prima eletto in Parlamento nel ’21 e poi nominato dal re capo del governo nel ’22, dopo la “marcia su Roma”. Da questo incarico può istituzionalizzare le violenze delle proprie squadre (le cosiddette “camicie nere” diventano la “Milizia volontaria per la sicurezza nazionale”) e garantirsi attraverso una nuova riforma elettorale una schiacciante vittoria alle elezioni.
Dopo il ritrovamento del cadavere del deputato socialista Giacomo Matteotti che con coraggio aveva denunciato i brogli e le violenze fasciste durante le elezioni del ‘24, c’è una reazione coordinata anche da parte delle forze in Parlamento e si organizza la “secessione dell’Aventino”: i partiti di opposizione decidono di non prendere parte ai lavori della Camera dei deputati e di appellarsi al re per tornare al voto e destituire Mussolini. Il re conferma però il suo appoggio al dittatore che reagisce con le “leggi fascistissime” (1925-1926), dando vita al primo tentativo di realizzare un “regime totalitario” nella storia, che mira a estendere il controllo statale su tutta la società e sulla vita dei cittadini.
In questo contesto ogni opposizione al regime è dichiarata illegale e gli antifascisti sono arrestati e processati davanti al Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato.
Dal “fuoriuscitismo” alla resistenza armata.
Per sfuggire all’arresto numerosi antifascisti sono costretti a rifugiarsi all’estero (per questo sono detti “fuoriusciti”), altri continuano la lotta restando a operare in Italia nella clandestinità, cioè di nascosto e sotto falso nome. Molti trovano la morte a causa della violenta reazione del regime, come Giovanni Amendola e Piero Gobetti (entrambi nel ’26). Molti altri dirigenti e militanti dei partiti o dei movimenti di opposizione vengono arrestati o inviati al confino di polizia.
Questa è senz’altro la fase più difficile dell’antifascismo, poiché il regime appare sempre più forte e le opposizioni non riescono a ottenere un consenso al di fuori di alcuni ristretti settori della cittadinanza e del mondo intellettuale. In questi anni il fascismo si diffonde progressivamente in altri paesi europei, mentre le democrazie cedono il passo.
In Germania Hitler prende il potere (1933) e assistiamo allo scoppio della Guerra civile spagnola (’36-’39) che anticipa di qualche anno la Seconda guerra mondiale e la divisione degli europei tra fascisti e democratici. In Spagna, alcuni generali guidati da Francisco Franco si rivoltano contro la repubblica ottenendo il sostegno della Germania nazista e dell’Italia fascista, che inviano truppe e rifornimenti.
In difesa della → LIBERTA' e della → DEMOCRAZIA spagnola arrivano volontari da tutta Europa (e da tutto il mondo), ma gli antifascisti delle “Brigate internazionali” sono sconfitti. Il nazifascismo si estenderà negli anni successivi a un numero sempre maggiore di Paesi e nel 1941, dopo due anni di guerra, arriverà a occupare quasi tutto il continente, con la sola eccezione della Gran Bretagna. È a questa occupazione dell’Europa da parte del nazifascismo (la Seconda guerra mondiale è iniziata ufficialmente nel ’39 e nel ’40 l’Italia fascista è entrata in guerra a fianco di Hitler) che corrisponde la nascita della Resistenza in tutti i paesi occupati.
Dopo il 25 luglio 1943 (caduta del regime fascista) e l’8 settembre (cessazione delle ostilità con gli alleati), anche l’Italia è occupata dalle forze naziste con il sostegno dei collaborazionisti fascisti. Gli antifascisti italiani si organizzano nel Comitato di Liberazione Nazionale, in cui dai monarchici ai repubblicani, dai cattolici ai socialisti, dai comunisti ai liberali e agli azionisti, partecipano tutti i rinascenti partiti politici contro il regime, compreso ciò che rimane dell’esercito rimasto fedele al re.
Allo stesso modo, negli altri paesi, nascono movimenti e raggruppamenti simili che, avendo un nemico comune, collaborano tra loro, si scambiano informazioni, approvano insieme documenti e compiono iniziative comuni ben oltre i confini dei singoli Stati. Il contributo alla vittoria degli alleati nella Seconda guerra mondiale da parte degli antifascisti è determinante, con atti di sabotaggio, guerriglia, spionaggio, scioperi e varie forme di resistenza civile. È in questi anni e in questo “laboratorio politico clandestino” oltre le frontiere che il sogno di unità dell’Europa diventa un progetto politico concreto e percorribile.
Numerosi antifascisti si rendono conto che l’unico modo per realizzare la → PACE sul continente dopo secoli di guerre è quello di garantire il diritto e la → DEMOCRAZIA non solo dentro i confini degli Stati (con i tribunali e le forze dell’ordine) ma anche all’esterno, creando delle istituzioni democratiche sovranazionali che rendano impossibili i conflitti armati limitando la sovranità assoluta degli Stati.
Alcuni movimenti federalisti sono: Federal Union in Gran Bretagna; Kreisau Circle e “Rosa Bianca” in Germania; Combat e «Liberer et fédérer» in Francia, il Movimento Federalista Europeo e il Partito d’Azione in Italia; Europa Union in Svizzera; ecc. Secondo gli attivisti di questi movimenti, il fascismo si è diffuso in Europa negli anni Venti e Trenta perché, è risultato evidente che la dimensione dei mercati e dei confini amministrativi dei singoli Paesi europei non era più sufficiente a sostenerne la crescita economica, la stabilità politica e la sicurezza dei cittadini. La seconda rivoluzione industriale imponeva ai paesi di trovare mercati sempre più grandi per i prodotti: da qui l’imperialismo (con lo sfruttamento delle colonie) e la ricerca dello “spazio vitale” attraverso la guerra.
La dittatura totalitaria rappresenta, dunque, il massimo sforzo dello Stato per prepararsi ai conflitti armati attraverso il controllo dell’intera società, annientando le → libertà e gli individui. La sua nascita è derivata così dall’incapacità delle forze e delle istituzioni democratiche nazionali di risolvere i problemi fondamentali della politica interna e della politica internazionale, di garantire insieme la → PACE e l’espansione economica e la sicurezza (civile e sociale) dei propri cittadini. Per cercare di risolvere in modo nuovo il problema internazionale, nel 1944 viene approvata a Ginevra e poi diffusa tra i movimenti e partiti antifascisti dei vari paesi una “Dichiarazione federalista dei movimenti della resistenza europei”, alla cui elaborazione partecipano rappresentanti di Italia, Francia, Germania, Jugoslavia, Olanda, Danimarca, Norvegia, Cecoslovacchia e Polonia. Nel ’45 è poi stato organizzato il primo congresso federalista europeo a Parigi proprio per discutere su come organizzare l’Europa dopo la guerra (vi partecipano grandi personalità come → SPINELLI, ALTIERO, gli scrittori George Orwell e Albert Camus, insieme a tanti altri). Tra tutte queste formazioni antifasciste non mancano i contrasti, viste le grandi differenze ideali, politiche e nazionali, ma alla fine prevale una corrispondenza di interessi e di volontà che ha permesso nel dopoguerra di ricostruire le democrazie in Europa e di iniziare il processo di integrazione europea.
L’antifascismo oggi.
La Seconda guerra mondiale si è conclusa con più di 60 milioni di morti. Da allora l’Europa ha fatto molta strada e si è data nuove Costituzioni democratiche nazionali, ma non si è ancora davvero unita e il processo di integrazione è rimasto incompleto: manca ancora una Costituzione europea.
L’Unione europea è tutt’ora in ostaggio dei pericoli che già una volta portarono al prevalere dei nazionalismi prima e del fascismo poi. Vediamo come in ogni momento di crisi cresca il consenso intorno a quelle forze politiche che fondano le loro parole d’ordine sul → NAZIONALISMO, sul razzismo e sulla paura.
In Italia, dalla Resistenza abbiamo ottenuto in eredità una preziosa Costituzione repubblicana, ma non è sufficiente per garantire un sistema democratico duraturo. Occorre comprendere che la → DEMOCRAZIA è un processo che richiede un impegno costante affinché non si arresti e continui a vivere.
Inoltre, si tratta di un sistema imperfetto se limitato ai confini nazionali. Questo lo avevano già compreso le forze più avvertite dell’antifascismo e della Resistenza, cercando di impedire la rinascita della dittatura e della guerra tra gli Stati europei costruendo un’Europa unita e federale.
Ecco perché la Resistenza europea non può definirsi ancora davvero “compiuta”: l’ultimo obiettivo della lotta contro il fascismo, cioè la realizzazione di uno Stato federale europeo capace di garantire una democrazia duratura, un equilibrato sviluppo economico e sociale e la solidarietà tra tutti i popoli, non è stato ancora realizzato. Completare il percorso della → democrazia europea verso una federazione è ancora oggi la proposta di una soluzione razionale alla tragedia delle guerre e ai problemi attuali più urgenti. Spetta a noi cittadini europei far sì che il passato non si ripeta ricordando questa lezione per il presente e il futuro.
* GIULIO SAPUTO. Laureato in Storia d’Europa presso l’Università degli Studi di Pavia, già Segretario Generale della Gioventù Federalista Europea e Caporedattore della rivista Eurobull. Insegna storia ed è il Coordinatore dell’Assemblea del Consiglio Nazionale dei Giovani. Insieme ad altri autori ha pubblicato vari testi di approfondimento sull’Europa e sul federalismo.
(2) Le camere del lavoro sono le sedi provinciali dell’organizzazione e della difesa degli interessi dei lavoratori (dal 1893 iniziano ad avere un coordinamento nazionale), insieme alle “Federazioni di mestiere” formeranno le prime confederazioni sindacali.
Per approfondire:
Stefano De Luca, Antifascismo, Enciclopedia dei Ragazzi Treccani, 2005.
Maurizio A. Quarello, ‘45, Orecchio Acerbo, 2017.
Biagio Goldstein Bolocan, La bella Resistenza. L’antifascismo raccontato ai ragazzi, Feltrinelli Kids, 2019.
Davide Caci, Fulvio Gambotto e Mattia Surroz, La nebbia e il granito. Come ho tentato di diventare Altiero Spinelli, 001 Edizioni, 2010. Tina Anselmi, Zia, cos’è la Resistenza?, Manni Editori, 2003.
Antifascismo è una voce de "L'ABC dell'Europa di Ventotene. Piccolo dizionario illustrato" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene, 2022, seconda edizione). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
L'indice completo del dizionario:
https://www.peacelink.it/europace/a/48970.html
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