Bolis Luciano - L'ABC dell'Europa di Ventotene
di Guido Levi*
Il giovane Luciano
A vent’anni Luciano Bolis era uno studente universitario della Facoltà di Lettere a Pavia, uno sportivo amante del gioco del calcio, e soprattutto un giovane dedito alla musica - pianoforte e canto in particolare. In quel periodo Luciano sognava un futuro come direttore di coro o d’orchestra, e il suo talento rendeva praticabile questa strada. Il primo passo concreto in questa direzione fu rappresentato dal superamento dell’esame di ammissione al prestigioso Conservatorio di Milano.
Luciano era insomma un giovane come tanti altri, che riponeva grandi aspettative nel futuro. Ma il periodo storico in cui egli trascorse la sua giovinezza non era purtroppo un periodo sereno. Egli, infatti, era nato a Milano nella primavera del 1918, e i suoi vent’anni furono perciò vissuti nel momento in cui l’Italia, guidata dal dittatore Benito Mussolini, stringeva una fatale alleanza con la Germania di Adolf Hitler. E Hitler di lì a breve, nel settembre 1939, avrebbe scatenato il più sanguinoso conflitto di tutti i tempi, la Seconda guerra mondiale, perseguendo un disegno criminale di conquista e di dominio della razza ariana nel mondo.
L'impegno antifascista e il primo arresto.
Nonostante la propaganda del regime cercasse in tutti i modi di infiocchettare la realtà, giorno dopo giorno il regime mussoliniano appariva agli occhi di Luciano sempre più autoritario e oppressivo. In particolare, lo turbarono le leggi razziali del 1938, le leggi che discriminavano la minoranza ebraica e che avrebbero aperto la strada alle persecuzioni. Di conseguenza egli cominciò ad interessarsi di politica e a incontrarsi con altri giovani che, come lui, speravano in un mondo migliore. A fine 1939 Bolis e l’amico Guido Bersellini costituirono pertanto a Pavia un primo gruppo antifascista di impostazione liberale, dal quale sarebbe nato due anni più tardi il Centro universitario liberale.
Nel frattempo, questi giovani erano entrati in contatto con figure di spicco del mondo antifascista come Ugo La Malfa e Ferruccio Parri. Tali attività clandestine non sfuggirono tuttavia alla polizia, che nell’aprile del 1942 intervenne e smantellò l’organizzazione. Anche Luciano venne arrestato, ma alcuni mesi più tardi, essendo allora impegnato nel servizio militare. Venne quindi processato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato – il Tribunale che si occupava dei prigionieri politici – e condannato a due anni di carcere per aver promosso un’associazione “diretta a deprimere il sentimento nazionale”.
Le porte del carcere di Castelfranco Emilia si spalancarono tuttavia prima del previsto, nell’agosto del 1943, perché il 25 luglio era caduto il fascismo, Mussolini era stato arrestato e il potere era passato nelle mani del maresciallo Badoglio. Si trattò però soltanto di una breve parentesi, perché già in settembre buona parte dell’Italia sarebbe stata occupata dai militari tedeschi e Mussolini sarebbe tornato al potere, per quanto agli ordini dei tedeschi che lo avevano liberato dalla prigione del Gran Sasso.
L'esilio svizzero.
Di conseguenza Luciano, ricercato nuovamente dalla polizia, fu costretto a riparare in Svizzera, dove venne ospitato in un campo profughi nei pressi di Zurigo. Nel frattempo, aveva aderito al Partito d’Azione (PdA), una nuova formazione politica che provava a conciliare il liberalismo con il socialismo, ossia l’ideale della → libertà con quello della giustizia sociale.
In Svizzera conobbe → SPINELLI, ALTIERO e → ROSSI, ERNESTO, i fondatori del Movimento Federalista Europeo (MFE). Nel 1941 avevano scritto insieme a → COLORNI, EUGENIO Il → MANIFESTO DI VENTOTENE, un progetto politico che indicava nella Federazione Europea la strada per assicurare un futuro di → PACE ai popoli del nostro continente. Bolis si entusiasmò subito al progetto, tanto da assumere l’incarico di responsabile del MFE per la Svizzera tedesca.
A Genova nelle file della Resistenza.
Era però evidente che il primo passo per costituire un’Europa di → PACE era rappresentato dalla necessità di sconfiggere Hitler e Mussolini, coloro cioè che avevano scatenato la guerra. Nell’ottobre del 1944 Luciano rientrò pertanto in Italia per partecipare alla resistenza nelle file del Partito d’Azione con il nome di battaglia di “Fabio”. Inviato in Liguria come ispettore generale delle Formazioni Giustizia e Libertà, fu però fermato dai militi fascisti a Genova nel febbraio 1945. Fu quindi sottoposto a indicibili torture nella caserma delle Brigate nere di via Monticelli, e non potendo più resistere a quella violenza bestiale tentò di suicidarsi con una lametta da barba nascosta nella cintura dei pantaloni per non essere costretto a rivelare i nomi dei suoi compagni.
Il corpo insanguinato venne tuttavia scoperto dai suoi aguzzini e trasportato in ospedale per le cure. Non si trattava di un gesto di umanità, ma solo del tentativo disperato di provare a salvare un prigioniero per poter continuare l’interrogatorio. Luciano non era morto solo perché la lametta aveva reciso le corde vocali invece che la carotide, l’arteria che porta il sangue al cervello: sarebbe sopravvissuto, ma quel giorno morì comunque per sempre il suo sogno di diventare un cantante lirico. Questa vicenda è nota perché Bolis stesso l’ha raccontata nell’immediato dopoguerra nel libro di memorie intitolato Il mio granello di sabbia, così com’è conosciuta per la stessa ragione l’eroica azione condotta presso l’Ospedale San Martino da un commando partigiano, guidato dal giellista Giovanni Sissa, che avrebbe portato alla sua liberazione il 18 aprile.
Il dopoguerra e l'impegno federalista.
Dopo essersi ristabilito, nel dopoguerra riprese il suo impegno politico nel PdA con l’assunzione nel febbraio 1946 della carica di vicesegretario nazionale. Ma il Partito d’Azione era in quel momento già un partito in grave crisi, destinato a un precoce tramonto. Queste vicende favorirono il riavvicinamento di Bolis al MFE, anche perché a partire dal 1947-1948 il sostegno americano al progetto dell’unificazione europea apriva effettivamente nuovi spazi d’azione.
Alla fine degli anni Quaranta Luciano divenne pertanto segretario provinciale di Genova e segretario regionale del MFE, e nel 1953 venne eletto segretario nazionale aggiunto, chiamato a lavorare a Roma a fianco di → Altiero Spinelli. Tutte le sue energie furono allora dedicate alla causa dell’unità europea, in primo luogo all’interno del Movimento, ma più tardi, negli anni Sessanta, anche nell’ambito delle organizzazioni internazionali. Nel 1964 venne infatti nominato Alto funzionario del Consiglio d’Europa, e gli furono affidate importanti responsabilità sia nel settore della comunicazione sia in quelli dell’insegnamento e della cultura. Dal 1971 al 1978 collaborò inoltre con l’Università di Strasburgo, tenendo corsi presso il Centro di Alti studi europei della Facoltà di Scienze Politiche.
Il raggiungimento dell’età della pensione, nel 1978, non pose certo fine al suo impegno europeista, che egli portò avanti con grande entusiasmo nel MFE, in qualità di vicepresidente a partire dal 1980, e in varie associazioni, tra cui la Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane, della quale fu per molti anni vicepresidente, a dimostrazione del fatto che le radici storiche della Unione europea andavano ricercate nell’esperienza della Resistenza che aveva affratellato i popoli europei nella lotta contro Hitler, la cui ideologia era la negazione dei valori europei incarnati dai principi di → LIBERTA', fraternità e uguaglianza sanciti dalla Rivoluzione francese del 1789. Una particolare citazione meritano, infine, la presidenza della Federazione italiana delle Case d’Europa - promosse dal Consiglio d’Europa sin dagli anni Sessanta, con una finalità prevalentemente, ma non esclusivamente culturale - e la costituzione della Fondazione Bolis, tesa a promuovere il → FEDERALISMO con molteplici iniziative e con la ristampa di testi classici.
Luciano Bolis scomparve a Roma nel febbraio del 1993 e, per sua espressa volontà, le ceneri vennero tumulate nell’isola di Ventotene accanto a quelle di → SPINELLI, ALTIERO. Il suo amore per la → LIBERTA', il coraggio dimostrato nella Resistenza, la dedizione alla causa dell’Europa unita che mostrò per l’intero arco della sua vita, ci consegnano una preziosa eredità politica e morale che può rappresentare ancora un punto di riferimento per le nuove generazioni del XXI secolo.
* GUIDO LEVI. Professore associato di Storia delle Relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova e condirettore della rivista “Storia e Memoria”. Studioso di storia dell’integrazione europea, ha recentemente pubblicato il volume L’europeismo ai tempi dell’Assemblea Costituente (Wolters Kluwer, 2020).
Luciano Bolis, Il mio granello di sabbia, Torino, Einaudi, 2020 (ed. or. Torino: Einaudi, 1946).
Bolis Luciano è una voce de "L'ABC dell'Europa di Ventotene. Piccolo dizionario illustrato" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (seconda edizione Ultima Spiaggia, Genova 2022). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
L'indice completo del dizionario:
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