Colorni Eugenio - L'ABC dell'Europa di Ventotene
Antonella Braga*
Eugenio Colorni nacque a Milano il 22 aprile 1909 da genitori di origine ebraica: Alberto, commerciante mantovano, e Clara Pontecorvo, di famiglia pisana. Si diplomò al Liceo “Manzoni” e, dopo la laurea in filosofia nel 1930, perfezionò gli studi in Germania, tra Marburgo e Berlino, dove conobbe → HIRSCHMANN, URSULA, con la quale strinse un’intensa relazione affettiva e intellettuale. Rientrato in Italia nel 1933, insegnò filosofia al liceo di Voghera e, dal 1934, all’Istituto magistrale “Carducci” di Trieste. Qui lo raggiunse Ursula, con la quale si sposò nel 1935 e da cui ebbe tre figlie: Silvia (1937), Renata (1939) ed Eva (1941).
Intellettuale di straordinaria intelligenza, filosofo aperto alle nuove idee provenienti dalla cultura europea, impegnato in ricerche di matematica e fisica, interessato allo studio della psicanalisi(1) e all’analisi critica del metodo scientifico, Colorni fu anche un politico abile sul piano organizzativo e capace di innovative elaborazioni teoriche. Giunto al socialismo(2) passando attraverso l’esperienza del movimento Giustizia e Libertà, aderì al Centro socialista interno nel 1935, partecipando al dibattito in corso negli ambienti antifascisti.
Sostenitore di un socialismo libero e aperto, interpretava l’internazionalismo socialista in chiave europeista e tendenzialmente federalistEa. In un articolo del 1935 intitolato I problemi della guerra, scrisse che la nuova guerra verso cui si stava avviando l’Europa era una conseguenza diretta della natura del sistema politico europeo, nei quali il sentimento nazionale spingeva ad aumentare la potenza territoriale e militare del proprio Stato nazionale a danno di tutti gli altri. Bisognava pertanto rifondare il sistema europeo superando la divisione tra Stati nazionali sovrani, prima causa delle guerre e dei regimi fascisti.
L’arresto, il confino e il contributo al Manifesto di Ventotene
L’8 settembre 1938, in coincidenza con l’approvazione delle leggi razziali fasciste, Colorni fu arrestato e contro di lui fu montata una campagna di stampa piena di odio contro gli ebrei. Dopo qualche mese di carcere a Varese, fu condannato a cinque anni di confino di polizia e, dal gennaio 1939 all’ottobre 1941, fu confinato a Ventotene (→ VENTOTENE, ISOLA DI CONFINO), dove poté essere raggiunto dalla moglie.
Decisivo fu l’incontro sull’isola con due altri confinati, → SPINELLI, ALTIERO e → ROSSI, ERNESTO, con i quali collaborò all’ideazione del progetto del Manifesto Per un’Europa libera e unita (→ MANIFESTO DI VENTOTENE) nel 1941. Colorni non partecipò direttamente alla scrittura del testo perché, come si deduce da alcune sue successive lettere a Spinelli e Rossi, pur concordando sull’obbiettivo prioritario dell’unità europea, era in disaccordo con loro su alcuni punti. In particolare, dissentiva sullo strumento d’azione (il “partito” federalista) e su alcune questioni strategiche.
Il suo contributo all’elaborazione del progetto federalista fu però essenziale, come risulta dal vivace dibattito filosofico di cui resta traccia nei dialoghi scritti, in cui Colorni compare col nome di “Commodo”, Spinelli con quello di “Severo” e Rossi come “Ritroso”. Alle radici del Manifesto federalista sta, infatti, un radicale cambiamento di punto vista, su cui decisiva fu l’influenza di Colorni, giudicato da Spinelli un vero «maestro dell’anima». Come l’astronomo Copernico(3) aveva cambiato la posizione della terra, non più immobile al centro dell’universo, trasformandola in un pianeta roteante intorno al sole, così Colorni pose al centro del sistema politico non più il singolo Stato nazionale, ma la comunità internazionale. Mutando la prospettiva centrata sulla nazione, cambiavano anche tutte le altre modalità di interpretazione politica, in una prospettiva aperta alla continua evoluzione della realtà.
Trasferito nell’ottobre 1941 a Montemurro, Pietragalla e infine a Melfi, in provincia di Potenza, Colorni non poté influire sulla successiva rielaborazione del Manifesto. Tuttavia, quando il progetto di Rossi e Spinelli si modificò ipotizzando un movimento aperto a elementi di diversa provenienza politica e ideale, Colorni vi aderì con convinzione. La scelta di costituirsi in “movimento” e non più in “partito” rendeva, infatti, possibile la convivenza di posizioni diverse, fatta salva l’adesione all’obiettivo prioritario: la federazione europea.
La partecipazione alla Resistenza e la morte
Fuggito nel maggio 1943 dal confino di Melfi, Colorni visse in clandestinità a Roma. Qui diresse il primo nucleo federalista formatosi sul continente, di cui facevano parte Guglielmo e Luisa Usellini, Cerilo, Fiorella e Gigliola Spinelli. Fu sempre in stretto contatto anche con Mario Alberto Rollier a Milano e con → HIRSCHMANN, URSULA, prossima a trasferirsi nel capoluogo lombardo. Risale a questo periodo, infatti, la separazione di Colorni dalla moglie, che poi scelse di legare la propria vita a → SPINELLI, ALTIERO.
Con il gruppo federalista romano Colorni curò il secondo numero del foglio federalista, «L’Unità Europea» e, qualche giorno dopo il 25 luglio 1943, diffuse un appello – il primo in Italia – che chiedeva agli Italiani di prepararsi alla guerra contro la Germania nazista e di combattere a fianco degli altri popoli europei per costruire un’Europa libera e unita. Sfuggito agli arresti che seguirono la diffusione di quest’appello, alla fine di agosto poté partecipare alla riunione che diede vita al Movimento federalista europeo (MFE) a Milano.
Tornato a Roma, si gettò in una intensa attività agendo in due direzioni. Da una parte, convinto che l’unità europea non fosse più un astratto ideale ma un concreto obiettivo d’azione, si rivolse a tutte le forze politiche e soprattutto ai giovani per coinvolgerli nell’azione federalista. Dall’altra, aderì al Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP) per influenzarlo in senso europeista, riuscendo a far inserire in un punto del programma l’obiettivo di una libera federazione di Stati.
Il progetto federalista ebbe però scarso seguito tra i dirigenti del PSIUP, allora legati al Partito comunista che, influenzato dall’Unione sovietica, non approvava l’ipotesi di una federazione europea. Maggiore entusiasmo l’appello europeista di Colorni suscitò in un gruppo di giovani socialisti che si raccolsero intorno a lui, influenzati dalla sua umana simpatia, dalla sua passione educativa e dalle sue idee innovative.
Coinvolto nella difesa di Roma tra il 9 e il 10 settembre 1943, Colorni partecipò alla Resistenza nella città occupata dai nazifascisti, assumendo il comando militare di alcune squadre socialiste, conscio dei rischi cui andava incontro come antifascista e come ebreo. Fu anche redattore capo dell’«Avanti!» clandestino e s’impegnò nella costruzione della Federazione giovanile socialista e della prima brigata partigiana «Matteotti».
Accanto all’azione militare, continuò a svolgere attività di diffusione delle idee socialiste e federaliste. Con i giovani socialisti coordinò una scuola di partito che divenne anche un laboratorio di europeismo. Nel febbraio 1944, con Cerilo Spinelli e Luisa Villani Usellini, cui si legò sentimentalmente nell’ultimo anno di vita, pubblicò l’edizione considerata definitiva del Manifesto, all’interno di un testo intitolato Problemi della Federazione europea, che comprendeva anche altri due saggi di Spinelli. Vi inserì una prefazione di suo pugno, datata 22 gennaio 1944 (sbarco degli Alleati ad Anzio), che è ormai considerata parte integrante del testo ed è ancora di sorprendente attualità. In sole sei pagine e con una chiarezza esemplare, Colorni mise in luce i punti essenziali del Manifesto federalista e le ragioni del nuovo movimento sorto a Ventotene.
A questa mente così brillante, che aveva ancora molto da offrire in termini intellettuali e politici, fu impedito di vivere. Il 28
maggio 1944 Colorni fu fermato da militi fascisti della banda Koch. Tentò di fuggire ma fu ferito con alcuni colpi di pistola. Trasportato all’Ospedale San Giovanni, morì il 30 maggio 1944, a trentacinque anni, solo cinque giorni prima della liberazione di Roma. Il suo pensiero, lucido e appassionato, continua però a vivere negli scritti che ci ha lasciato.
* ANTONELLA BRAGA. Dottore di ricerca in “Storia del federalismo e dell’unità europea”. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Un giacobino federalista. Ernesto Rossi, pioniere degli Stati Uniti d’Europa (2007) e le biografie di Gisella Floreanini (2015), Ada Rossi (con R. Vittori, 2017) e Carla Voltolina Pertini (con L. Steiner, 2018).
2) Il socialismo è un movimento politico sviluppatosi nell’Ottocento che vuole realizzare la solidarietà e la piena eguaglianza tra gli esseri umani in modo che tutti abbiano le stesse opportunità e una vita il più possibile dignitosa.
3) Copernico (1473-1543) è il matematico e astronomo polacco che dimostrò matematicamente la validità del sistema eliocentrico (col sole al centro) rispetto a quello geocentrico (con la terra al centro).
Per approfondire:
Antonio Tedesco, Il Partigiano Colorni e il grande sogno europeo, Editori Riuniti, 2014.
Fabio Zucca (a cura di), Eugenio Colorni federalista, Lacaita, 2011.
Colorni Eugenio è una voce de "L'ABC dell'Europa di Ventotene. Piccolo dizionario illustrato" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (seconda edizione Ultima Spiaggia, Genova 2022). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
L'indice completo del dizionario:
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