Educazione civica europea

Manifesto di Ventotene - L'ABC dell'Europa di Ventotene

La voce M di Manifesto di Ventotene del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" (Ultima Spiaggia, Genova 2022, seconda edizione). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
26 marzo 2022

di Pier Virgilio Dastoli*

Il Manifesto di Ventotene

L’avvento del fascismo

SPINELLI, ALTIERO aveva poco più di quindici anni quando il fascismo di Benito Mussolini andò al potere dopo la cosiddetta “Marcia su Roma” il 28 ottobre 1922 trasformando presto un fragile sistema di monarchia costituzionale in un regime totalitario. Dopo l’arrivo del fascismo in Italia altri paesi europei furono sottomessi alle dittature fasciste e undici anni dopo Mussolini la Germania cadde sotto le violenze razziste di Adolf Hitler.

Spinelli, cresciuto in una benestante famiglia di origini pugliesi e abruzzesi ma residente a Roma, fu introdotto dal padre alla conoscenza della cultura socialista ma ben presto il suo spirito rivoluzionario lo spinse a aderire alla gioventù comunista di cui divenne un autorevole dirigente apprezzato anche da Antonio Gramsci. A causa della sua attiva militanza comunista fu arrestato dalla polizia fascista a Milano all’età di vent’anni e condannato dal Tribunale Speciale, formato da magistrati asserviti al fascismo, a sedici anni di carcere.

In carcere scoprì il valore della → LIBERTA' come bene supremo e a partire dal 1935 si allontanò progressivamente dall’ideologia comunista o meglio da tutte le ideologie per abbracciare l’idea di un pensiero libero aperto alla conoscenza del mondo seppure visto dalle sbarre della sua cella. Inviato al confino (di “sicurezza” come diceva la polizia fascista) di Ponza si consumò nel 1937, all’età di trenta anni, la definitiva rottura dal Partito Comunista su decisione della direzione del partito che agiva nella clandestinità.

Il confino di Ventotene e la nascita del Manifesto

Arrivò a trentadue anni a Ventotene che rappresentò per lui l’inizio di una nuova vita che lo avrebbe guidato durante tutto il suo impegno politico.

A Ventotene incontrò altri compagni di confino come → COLORNI, EUGENIO, ebreo di cultura socialista di due anni più giovane di Spinelli, con la moglie → HIRSCHMANN, URSULA, ebrea tedesca fuggita dalla Germania nazista all’età di vent’anni ma giovane militante socialdemocratica a diciassette anni, e il più maturo → ROSSI, ERNESTO, nato nel 1897 di cultura liberale ed impegnato antifascista dal 1923.

Concepito come un luogo diverso dalla prigione dove si espiava una pena ma come spazio limitato in cui tenere sotto controllo i nemici del fascismo, il confino di Ventotene (→ VENTOTENE, ISOLA DI CONFINO) divenne fra il 1939 e il 1943 l’isola dove furono concentrate le migliori intelligenze dell’→ ANTIFASCISMO che furono poi una parte importante della classe politica italiana del secondo dopo guerra. Grazie ai contatti di → ROSSI, ERNESTO con il liberale → EINAUDI, LUIGI - che fu poi presidente della Repubblica – un gruppo di confinati, fra cui Rossi, Spinelli e Colorni poterono crearsi una piccola biblioteca federalista con libri di pensatori inglesi e statisti americani riunendosi all’interno di una “mensa” (la mensa E come Europa) separata da quelle comunista, di Giustizia e Libertà e anarchica. Dalle discussioni fra Spinelli, Rossi e Colorni insieme a Hirschmann, alla moglie di Ernesto → ROSSI, ADA e a un’altra decina di confinati tra cui Dino Roberto, Giorgio Braccialarghe, Arturo Buleghin, Lazar Fundo, Enrico Giussani e Stavro Skendi, nacque nell’inverno del 1941 – quando quasi tutta l’Europa con la sola eccezione del Regno Unito era sotto il controllo delle armate naziste – la convinzione che la fine della guerra avrebbe sancito la vittoria delle democrazie sulle dittature. Ma che le democrazie erano fragili se non avessero lasciato cadere il principio della sovranità assoluta su cui si erano fondati gli Stati nazione e se non avessero costruito fra di loro una nuova forma di Stato internazionale ispirato al sistema federale nato in America nel 1789 dalle ex-colonie britanniche. Solo superando la divisione in Stati nazionali sovrani si poteva, infatti, far uscire il continente europeo da guerre secolari. Da queste riflessioni nacque il “Manifesto per un’Europa libera e unita” il cui testo viene completato nel giugno del 1941.


La diffusione del Manifesto e la sua originalità

Il Manifesto viene portato clandestinamente in continente da Ursula Hirschmann e Ada Rossi, diffuso prima a Roma e Milano fra antifascisti socialisti e di Giustizia e Libertà che facevano capo a Mario Rollier e Adriano Olivetti.

La prima edizione stampata del Manifesto avviene nel 1943 a Milano e viene ristampato a cura di Eugenio Colorni, che ne scrive la prefazione, in una nuova edizione nel 1944 a Roma.

Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero un “manifesto” o meglio un “progetto di manifesto per un’Europa libera e unita” con l’obiettivo di mettere in moto un’azione “rivoluzionaria” da cui sarebbe dovuto nascere un nuovo Stato e, intorno ad esso, una nuova vera → DEMOCRAZIA.

L’originalità dell’idea europea di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi era legata al fatto che attraverso di essa essi non intendevano gettare le basi di una nuova ideologia da contrapporre al comunismo e al socialismo, alla cultura liberale ed a quella ispirata dal cristianesimo ma una visione della società inizialmente limitata al continente e poi destinata ad estendersi a livello internazionale.

Come Giuseppe Mazzini durante il Risorgimento, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi univano il nuovo pensiero con la necessità che esso dovesse essere accompagnato da un’azione (“suscitando nuove energie fra i giovani”) capace di riunire “uomini che si trovino d’accordo sui principali problemi del futuro”.

L’attualità del Manifesto

A ottanta anni dalla scrittura del “progetto di Manifesto”, che fu stampato, tradotto e diffuso grazie soprattutto all’opera di → Ursula Hirschmann e → Ada Rossi nella resistenza in Francia e in Svizzera, l’analisi della “crisi della società moderna” che ne rappresenta tutta la prima parte conserva ancora una grande attualità di fronte alla fragilità delle democrazie a cominciare dalla convinzione che ci sono in tutti i popoli “forze progressive” capaci, per un senso innato della dignità, di agire per la salvezza della civiltà. Su questa base, Spinelli e Rossi indicavano nel “progetto di un manifesto” l’unità europea come compito del dopo-guerra dopo l’inevitabile sconfitta degli autoritarismi sapendo che “la sconfitta della Germania non avrebbe portato automaticamente al riordinamento dell’Europa secondo il nostro ideale di civiltà” se la lotta fosse rimasta ristretta nel tradizionale campo nazionale.

Da qui nasceva l’idea centrale del “progetto di un manifesto” secondo cui “la linea di divisione fra partiti progressisti e partiti reazionari cade …. lungo la sostanziale nuovissima linea che separa quelli che concepiscono come fine essenziale della lotta quello antico, cioè la conquista del potere politico nazionale…e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido Stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno…come strumento per realizzare l’unità internazionale”.

Ricostituiti dopo la fine della Seconda guerra mondiale i sistemi democratici nell’Europa occidentale in un mondo in cui il vecchio continente aveva perso il suo ruolo di attore internazionale diviso fra l’egemonia americana e l’imperialismo sovietico, → Altiero Spinelli ha trovato rapidamente il punto di incontro fra il pensiero e l’azione nell’obiettivo di dotare il nuovo Stato federale di una costituzione e nella scelta del metodo democratico costituente per raggiungerlo.

L’Europa nel terzo decennio del ventunesimo secolo, superata da più di trent’anni la divisione fra l’egemonia americana e l’imperialismo sovietico in un mondo globalizzato, è chiamata a rispondere ancora una volta alle fragilità delle sue democrazie scegliendo fra l’illusorio ritorno ad apparenti sovranità assolute o ad una condivisione di sovranità in un nuovo Stato federale ispirandosi ai compiti del dopo-guerra scritti a Ventotene nel 1941.


* PIER VIRGILIO DASTOLI. Assistente parlamentare di Altiero Spinelli, ha fondato e animato l’intergruppo federalista europeo, è stato segretario del Movimento europeo internazionale e portavoce del Forum europeo della società civile. Direttore della Commissione europea in Italia fino al 2009 è Presidente del Movimento europeo italiano e docente di diritto dell’Unione europea.

Note: Per approfondire:
Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Manifesto di Ventotene, The Ventotene Manifesto, ediz. bilingue, Ultima Spiaggia, 2021.
Il Manifesto di Ventotene in tutte le lingue dell'UE: https://www.istitutospinelli.it/il-manifesto-di-ventotene-in-tutte-le-lingue-dellue/

Manifesto di Ventotene è una voce de "L'ABC dell'Europa di Ventotene. Piccolo dizionario illustrato" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (seconda edizione Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene, 2022). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

L'indice completo del dizionario:
https://www.peacelink.it/europace/a/48970.html

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