Piccolo dizionario illustrato

Nazionalismo - L'ABC dell'Europa di Ventotene

La voce N di nazionalismo del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" (Ultima Spiaggia, Genova 2022, seconda edizione). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
28 marzo 2022

di Lucio Levi

Il nazionalismo (da L'ABC dell'Europa di Ventotene)

Definizione

Nei termini più generali nazionalismo indica l’ideologia di una formazione politica determinata, lo Stato nazionale, la quale mira a influenzare le ideologie dei partiti in modo che i partiti liberali diventino liberali e nazionali, quelli socialisti diventino socialisti e nazionali e così via. E’ lo Stato nazionale che genera il nazionalismo, in quanto le sue strutture di potere tendenzialmente autoritarie permettono di perseguire il progetto politico della fusione di Stato e nazione, cioè dell’unificazione, nel suo territorio, di lingua, cultura e tradizioni.

A partire dalla Rivoluzione francese e soprattutto nel XIX e nel XX secolo, prima in Europa poi nel resto del mondo, l’ideologia nazionale ha conosciuto una diffusione così ampia che pretende di offrire il solo criterio che giustifica la formazione di uno Stato indipendente nel mondo moderno. E, nello stesso tempo, afferma che un mondo ordinato e pacifico si può fondare soltanto su un’organizzazione internazionale di nazioni sovrane.

Accanto a questo significato, ne esiste un altro, più ristretto, che designa una radicalizzazione delle idee di unità e di indipendenza della nazione e si applica a un movimento politico, il movimento nazionalistico, che pretende di essere l’unico fedele interprete del principio nazionale e il difensore esclusivo degli interessi nazionali.

Nazionalismo e democrazia

Il sistema politico di Westfalia, che si è affermato dopo il tramonto dell’ordine feudale, si fondava su una pluralità di Stati sovrani che esercitavano una sovranità esclusiva sul loro territorio e non riconoscevano nessun potere superiore.

Questi Stati, che in origine erano monarchie assolute, con la Rivoluzione francese si trasformarono in Stati nazionali che si fondavano sulla sovranità popolare. Il movimento nazionale persegue il diritto di ogni popolo a diventare padrone del proprio destino. In tal modo, esso persegue due finalità. Sul piano interno lotta per dare ai popoli coscienza della loro unità attraverso l’attribuzione degli stessi diritti democratici a tutti gli individui, i quali acquisiscono così la capacità di partecipare a determinare la politica dello Stato. Sul piano internazionale, il principio secondo cui i popoli hanno il diritto di decidere il proprio destino permette di realizzare l’indipendenza nazionale e di fondare la politica estera dello Stato sulla volontà del popolo senza interferenze da parte di altri Stati. Il principio democratico e il principio nazionale si sono affermati insieme durante la Rivoluzione francese, ma mentre il valore che persegue il principio democratico è l’uguaglianza politica, il fine del principio nazionale è mettere lo Stato nelle mani del popolo. Così la nazione divenne la formula politica attraverso la quale prima la borghesia, poi le classi medie e infine tutto il popolo identificarono l’affermazione dei loro diritti e il progresso delle condizioni materiali contro i privilegi e il dominio arbitrario dei monarchi, dell’aristocrazia e dei religiosi.

L’ideologia nazionale

Il nazionalismo è un’ideologia unificatrice, deliberatamente elaborata per garantire la coesione del popolo nello Stato. La fraternité è il grande ideale collettivo della Rivoluzione francese. Su di essa si fonda l’idea di nazione, il riflesso mentale dell’appartenenza a uno Stato nel quale la classe dirigente vuole imporre a tutti i cittadini l’unità di lingua, di cultura e di tradizioni e quindi tenta di allargare sul piano statuale i sentimenti di attaccamento che gli uomini hanno sempre avuto verso la propria comunità naturale. Il sentimento di appartenenza alla propria nazione ha soppiantato la fedeltà verso le comunità più piccole e più grandi della nazione, fino a diventare una forma di fedeltà esclusiva.

Lo Stato, per svolgere efficacemente la propria azione su tutto il suo territorio, ha bisogno di una lingua unica che permetta un collegamento diretto e stabile tra gli individui - le cui relazioni economiche e sociali hanno acquisito dimensioni nazionali - e il governo centrale. Cosi lo Stato impone l’unità di lingua. Ma questo obiettivo non è mai raggiunto al cento per cento. Malgrado lo sforzo di nazionalizzazione delle minoranze linguistiche perseguito dai governi nazionali, l’unità di lingua non è mai realizzata pienamente. Per esempio, in Italia nell’Alto Adige si parla tedesco, mentre in Svizzera nel Canton Ticino si parla italiano.

Ciò significa che, nel senso proprio della parola, come è stato messo in luce da Mario Albertini in Lo Stato nazionale, la nazione non esiste. Ma la maggior parte degli uomini è convinta che esista. E, in effetti, lo scopo ultimo dell’operazione politica della fusione di Stato e nazione è proprio quello di sviluppare il sentimento nazionale, di coltivare l’idea che tutti gli abitanti di uno Stato appartengono alla stessa nazione e che la divisione politica tra le nazioni è giusta, naturale e persino sacra. Eppure in quasi tutti gli Stati convivono più nazioni. Karl Popper in Congetture e confutazioni ha scritto: «L’assoluta assurdità del principio dell’autodeterminazione nazionale deve essere palese a chiunque si sforzi di criticarlo. Tale principio equivale alla esigenza che ogni Stato sia uno Stato nazionale, che sia limitato ad un confine naturale, e che questo coincida con la naturale dimora di un gruppo etnico, la «nazione», sicché dovrebbe essere il gruppo etnico, la «nazione», a determinare e a proteggere i confini naturali dello Stato. Ma degli Stati nazionali di questo genere non esistono».

Malgrado questo limite, l’idea di nazione è l’immagine mistificata che permette agli individui di raffigurarsi l’idea dell’appartenenza dello Stato al popolo.

La → DEMOCRAZIA è infatti un’ideologia che, nella sua attuazione integrale, configura una società che si regge senza costrizioni, o almeno una società che si fonda sull’autocostrizione di tutti nei confronti di tutti. Entrato in crisi il principio secondo cui i re avevano diritto a governare per investitura divina, l’ideologia democratica non era da sola sufficiente a garantire l’unità dello Stato contro gli effetti disgregatori dell’antagonismo tra le classi e della lotta di potenza tra gli Stati. L’idea di nazione svolse dunque il ruolo di strumento di integrazione dei cittadini nello Stato democratico.

L’aspetto di struttura del nazionalismo

Il principio nazionale cambia profondamente il contenuto politico dello Stato sovrano. L’elezione rappresenta la procedura che permette al popolo di scegliere la propria classe dirigente e l’indirizzo politico del governo. Nella sua forma tipica lo Stato nazionale ha una struttura accentrata. La → DEMOCRAZIA si esprime pienamente solo sul piano nazionale. L’istituzione dei prefetti garantisce che gli enti locali siano sottoposti al controllo diretto del governo centrale.

Il modello giacobino della repubblica una e indivisibile poggia solo su due elementi (il cittadino e la nazione) senza nessuna realtà giuridica e politica intermedia (come le regioni). L’accentramento delle funzioni dello Stato a livello centrale, detto anche centralismo democratico, consentì di abbattere i vecchi privilegi feudali che impedivano di realizzare l’unità nazionale. Nello stesso tempo, la politica di accentramento burocratico-militare fu necessaria anche per ragioni di carattere internazionale, per fronteggiare gli Stati confinanti nell’atmosfera carica di tensioni del continente europeo. Gli Stati del continente avevano bisogno di una forte integrazione dei cittadini nello Stato, in modo da sottoporre al controllo diretto del governo centrale gran parte delle risorse materiali e ideali del paese. Per realizzare questo obiettivo, lo Stato nazionale si servì di istituzioni appropriate: oltre alla tutela del prefetto sugli enti locali e il sistema amministrativo uniforme su tutto il territorio dello Stato, la scuola di Stato, come strumento della formazione nazionalistica dei giovani, e la coscrizione militare obbligatoria, la quale, immettendo la popolazione nel sistema difensivo-militare dello Stato, tende a sopprimere la distinzione tra soldati e civili, a trasformare i cittadini in fedeli servitori dello Stato e a far prevalere il potere militare su quello civile. Queste istituzioni hanno allontanato gli Stati nazionali dal modello democratico per costruire Stati chiusi e accentrati che hanno organizzato l’uniformità invece del pluralismo sociale e la divisione invece dell’unità del genere umano.

Note: Per approfondire:
Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici, Roma: Armando, 1974, vol. II, pp. 70-71.
Mario Albertini, Lo Stato nazionale, Bologna: Il Mulino, 1998.

Nazionalismo è una voce de "L'ABC dell'Europa di Ventotene. Piccolo dizionario illustrato" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (seconda edizione Ultima Spiaggia, Genova 2022). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

L'indice completo del dizionario:
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