Educazione civica europea

Rossi, Ada - L'ABC dell'Europa di Ventotene

La voce R del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, seconda edizione). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
29 aprile 2022

di Antonella Braga*

Ada Rossi

Le origini familiari e l'esperienza della guerra

Nata in provincia di Parma, il 10 settembre 1899, Ada Rossi appartenne da subito a una patria più grande. Nelle vene le scorreva il sangue di mezz’Europa. Il nome della famiglia risaliva a un ufficiale polacco dai capelli fulvi, detto Leroux, giunto con l’esercito napoleonico nel Granducato di Parma, dove si era stabilito con la moglie svizzero-tedesca, mutando il nome in Gaetano Rossi.

Il padre di Ada, Carlo Rossi, discendeva da una famiglia di militari con tradizioni risorgimentali ed era diventato ufficiale del Regio esercito pur nutrendo simpatie repubblicane. La madre, Concetta, era figlia di Augusto Montanari, un docente di matematica e fervente socialista. Ada crebbe dunque in un contesto in cui circolavano memorie risorgimentali e principi repubblicani e socialisti. Questi valori ispirarono le sue future scelte di vita, cui contribuì anche il suo carattere deciso e un po’ ribelle. Il padre così la descriveva: «Bimba precoce, indipendente, generosa, andrà incontro a delle noie nella vita».

Nel 1912 il padre morì di tifo al suo ritorno dalla guerra italo-turca in Libia. Come orfana di un ufficiale, Ada fu iscritta al collegio “Villa della Regina” di Torino, che seguiva un metodo di insegnamento aperto e ospitava anche ragazze ebree e protestanti. Il motto del collegio era «Verità, lealtà, solidarietà» e le giovani erano educate nel ricordo dei valori risorgimentali.

Nel collegio torinese Ada visse gli anni della Prima guerra mondiale, convinta a sostenere lo sforzo bellico, illudendosi di costruire così un’Europa più libera e giusta. Ad aprirle gli occhi fu il confronto con la tragica realtà della guerra, che conobbe durante l’estate del 1917. Uscita dal collegio col diploma magistrale, si riunì alla famiglia a Genova, dove la madre si era risposata. La vista di reduci, mutilati, profughi, le notizie dal fronte dopo la rotta di Caporetto e la fame che assediava la città la vaccinarono per sempre contro la retorica nazionalista e bellicista.

La scelta antifascista e il matrimonio con Ernesto Rossi

Finita la guerra, Ada seguì la famiglia a Bergamo. Certa che lo studio fosse un sicuro strumento di liberazione per le donne, s’iscrisse alla facoltà di Matematica all’Università di Pavia per diventare insegnante. Si laureò nel 1924, lo stesso anno dell’assassinio di Giacomo Matteotti.

La sua scelta contro la violenza e la volgarità dello squadrismo fascista fu subito netta. Non trovò però il modo di esprimersi in un gruppo organizzato sino al 1928, quando conobbe → ROSSI, ERNESTO all’Istituto “Vittorio Emanuele II” di Bergamo, dove entrambi insegnavano. Ada fu da lui introdotta negli ambienti clandestini e aderì al movimento Giustizia e Libertà (GL). La comunanza di ideali favorì il nascere tra loro di un’intensa relazione sentimentale.

Nell’ottobre 1930 → ROSSI, ERNESTO fu arrestato con altri dirigenti di GL. Grazie alle precauzioni da lui usate per non coinvolgerla nelle operazioni più rischiose, Ada non fu arrestata, ma scelse di condividere il destino dell’amato anche quando fu condannato a vent’anni di galera. Nonostante i dubbi di Ernesto, che non voleva vincolarla al suo destino di galeotto, decise comunque di sposarlo. Le nozze furono celebrate il 24 ottobre 1931 nel carcere di Pallanza.

Il significato politico di questa scelta fu subito chiaro all’apparato fascista. Ada fu così licenziata da scuola e posta sotto controllo dalla polizia. Non si fece però intimorire: si mantenne dando lezioni private e sostenne il marito durante tutta la lunga detenzione. Senza il suo aiuto, Ernesto non avrebbe potuto proseguire i suoi studi in carcere. Ada compì per lui ricerche nelle biblioteche e trovò i libri che gli erano necessari. Mantenne inoltre i rapporti con i maestri del marito, Gaetano Salvemini e Luigi Einaudi.

Oltre ai colloqui mensili in carcere, le lettere, benché soggette a censura, furono lo strumento che permise ai coniugi Rossi di continuare a confrontarsi sui temi a loro più cari. La critica al → NAZIONALISMO e la prospettiva di un’Europa unita come strumento di pace, su cui Ernesto le scrisse a lungo nelle lettere tra il 1935 e il 1939, furono accolte con convinzione da parte di Ada.

Il contributo alla diffusione del progetto federalista tra Ventotene e la Svizzera

Quando, nel novembre 1939, Rossi fu inviato al confino a Ventotene (→ VENTOTENE, ISOLA DI  CONFINO), Ada si recò a trovarlo ogni qualvolta le fu possibile. Nell’inverno 1940-1941, lesse una prima bozza del Manifesto federalista e, nella successiva visita, aiutò Ernesto a ricopiarne il testo su sottili cartine di sigarette. Poi, insieme a → HIRSCHMANN, URSULA e alle sorelle di → SPINELLI, ALTIERO, Fiorella e Gigliola, portò clandestinamente il testo fuori dall’isola. Tornata a Bergamo, lo fece battere a macchina dall’allieva Mimma Quarti e lo diffuse negli ambienti antifascisti.

Il ruolo di Ada non si esaurì però nel fare da “postina” fra Ventotene e il continente. Mentre impartiva lezioni di matematica, insegnava i principi dell’→ antifascismo democratico, del socialismo liberale e del → FEDERALISMO europeo ai suoi studenti, divenuti poi dirigenti della Resistenza bergamasca. Nel dicembre 1942, quest’attività cospirativa fu però interrotta. Ada fu arrestata e inviata al confino, prima a Forino (Avellino), poi a Melfi (Potenza) e a Maratea. Come ulteriore crudeltà, non le fu concesso di essere confinata nella stessa località del marito.

Una volta liberata, nell’agosto 1943 Ada partecipò alla nascita del Movimento federalista europeo (MFE) e aderì al Partito d’Azione (Pd’A). Dopo l’occupazione tedesca dell’Italia nel settembre 1943, seguì il marito in Svizzera e ne condivise il destino di esule. Fra il 1944 e il 1945, stabilitasi a Ginevra, collaborò alla propaganda federalista e azionista soprattutto tra i giovani rifugiati.

L'azione politica nel dopoguerra al fianco di Ernesto e dopo la sua morte.

Nel dopoguerra, si stabilì col marito a Roma, sostenendo le sue battaglie in nome di un’Europa unita e di un’Italia più civile. Grazie al suo temperamento positivo, l’ambiente famigliare fu sereno, nonostante le ricorrenti crisi depressive di Ernesto. La loro casa era sempre piena di collaboratori, amici e numerosi giovani. La loro presenza e l’affetto dei nipoti consolarono in parte Ada della mancata maternità: una scelta dovuta alla tragica visione esistenziale di Ernesto, che lei aveva accolto non senza sofferenza.

Sul piano politico, Ada fu delusa per la fine dell’esperienza del Pd’A e per il fallimento del progetto federalista europeo così come era stato ipotizzato a Ventotene. Quando, nel 1947, s’intravvide una nuova possibilità d’azione con il lancio del Piano Marshall, aderì con entusiasmo al rilancio dell’azione federalista. Anche dopo la mancata approvazione del trattato della Comunità europea di difesa (CED) nel 1954, si mostrò meno pessimista del marito sul futuro del processo d’integrazione europea, che di lì a poco sarebbe ripartito – sebbene in un’ottica funzionalista e non costituente – con i Trattati di Roma del 1957. A suo giudizio, infatti, l’esigenza dell’unità europea era ineludibile: bisognava solo «volerla» molto e continuare a «non mollare».

Dopo la scomparsa di Ernesto (1967), Ada continuò a impegnarsi in politica in prima persona. Si iscrisse al Partito radicale di Marco Pannella, contribuendo all’affermarsi di una tradizione federalista all’interno del partito. Sostenne le campagne per il divorzio, la legalizzazione dell’aborto, il disarmo e l’associazione ecologista “Amici della Terra”, fondata da Mario Signorino.

Fu sempre vicina ai federalisti, criticando i limiti del processo di integrazione europea non ancora giunto all’unità politica. Fu anche un’importante custode delle memorie gielliste, azioniste, federaliste e, nel 1986, ormai ottantasettenne, volle essere presente alla sepoltura di → SPINELLI, ALTIERO nel cimitero di Ventotene.

Si spense a Roma il 15 giugno 1993 e, per sua volontà, fu sepolta nel cimitero di Trespiano a Firenze, vicino alla tomba del marito. Il suo nome è stato inserito fra le madri dell’Europa unita e nella “Foresta dei Giusti” (Gardens of the Righteous Worldwide).

Note: Per approfondire:
Antonella Braga, Rodolfo Vittori, Ada Rossi, Unicopli, 2017.
Antonella Braga, In nome dell’Europa unita: Ada Rossi fra passione civile e coerenza morale, in Gender Remembrance. Donne, totalitarismi e la nascita dell’idea d’Europa, a cura di Cinzia Leone, Società Dante Alighieri, 2021.

Rossi, Ada è una voce de "L'ABC dell'Europa di Ventotene. Piccolo dizionario illustrato" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (seconda edizione Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

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