Unità nella diversità - L'ABC dell'Europa di Ventotene
di Diletta Alese*
“Unità nella diversità” è il motto ufficiale dell’Unione europea (UE). In tre parole si spiega in modo molto chiaro un aspetto determinante del progetto di integrazione: nella ricchezza e nel riconoscimento delle nostre differenze culturali, linguistiche, religiose scegliamo dei valori comuni e ci impegniamo per realizzarli insieme. Quali sono questi valori? La → PACE, la → LIBERTA', la giustizia sociale, i diritti umani, la sostenibilità, il dialogo e molti altri. Siamo una comunità di persone, diverse e libere di esserlo, che si riconoscono però in un insieme condiviso di idee fondamentali.
Il motto è uno dei simboli dell’UE. Le istituzioni, che rappresentano dei modi di organizzarsi nelle società, non esistono infatti senza idee o valori che ne stiano alla base. Possono essere idee positive, in grado di creare relazioni di fiducia e solidarietà, oppure idee distruttive, orientate a dividere (e talvolta a opprimere) le persone. Le istituzioni, quindi, non sono “buone” o “cattive”, ma rappresentano o cercano di realizzare sempre degli obiettivi precisi. In Italia, ad esempio, questi valori e queste idee sono descritte nella Costituzione, la legge fondamentale della Repubblica. L’UE ancora non ha una sua Costituzione ma ha una Carta dei diritti fondamentali che assomiglia moltissimo alle nostre carte costituzionali. In quel documento sono riportate molte delle idee che stanno alla base del progetto europeo.
Il concetto di diversità
La diversità invece esiste ed esisterà sempre. Nasciamo in luoghi diversi, ascoltiamo e impariamo le più varie tradizioni e lingue, professiamo religioni oppure decidiamo di non farlo, abbiamo una nostra identità di genere, un nostro orientamento sessuale e cittadinanze di tutti i tipi sulle nostre carte di identità. La maggior parte di queste caratteristiche possono ovviamente cambiare nel tempo. La cultura, ad esempio, è un prodotto umano che varia continuamente, ma anche le lingue o l’idea che abbiamo di una nazione si evolvono. La cosa bella è che ognuno di noi porta con sé milioni di sfaccettature che compongono la sua identità. La diversità parte proprio da noi. E l’identità non è mai definita una volta per tutte ma continua a cambiare e modificarsi, si sviluppa e concretizza in tante dimensioni diverse. Posso essere un abitante di un piccolo villaggio e sentirmi allo stesso tempo un cittadino europeo e del mondo. Posso parlare più lingue e impararne altre. E via dicendo. Infine, in un mondo globalizzato (→ GLOBALIZZAZIONE) come il nostro, le informazioni circolano più velocemente così come la possibilità di muoversi, viaggiare o cercare una vita migliore altrove. Il mondo intero è e può essere sotto i nostri occhi.
La differenza tra Stato e nazione
Questo motto ci aiuta a rivelare uno dei più grandi malintesi legati allo Stato nazione. Nello Stato nazione si crea una sovrapposizione artificiale, e quindi costruita dall’uomo, tra quello che è un elemento politico-istituzionale, un tipo di organizzazione politica (lo Stato), e un processo storico e sociale in continua trasformazione (la nazione). Erroneamente si tende a pensare che lo Stato e la nazione (→ NAZIONALISMO) debbano obbligatoriamente corrispondere ma non è necessariamente così. Un esempio che può aiutarci a capire questo aspetto è la presenza di Stati multinazionali, come la Svizzera, il Canada, l’India o il Belgio, in cui cioè coesistono nazioni diverse con tradizioni e lingue differenti in uno stesso Stato. Oppure basti pensare al popolo rom, che si riconosce in un’identità e un patrimonio culturale senza un riferimento preciso ad uno Stato o ad un territorio. Tutto questo ci aiuta a capire che possono esistere più nazioni in uno Stato e, allo stesso modo, possono svilupparsi delle identità culturali che non corrispondono a nessuno Stato in particolare. Infine, come già accennato, la nazione non è un qualcosa di cristallizzato, si tratta invece di un processo in continua evoluzione.
L’attribuzione delle caratteristiche di una nazione è infatti una convenzione, a volte un elemento causato da ricorrenze o abitudini, ma mai qualcosa di naturale o stabile. Dopo aver svelato questo malinteso possiamo fare insieme un passo in più. Al di là della nostra cittadinanza, dello Stato in cui siamo nati della nazione che ci sembra più vicina, siamo tutti cittadini
dello stesso mondo.
Cittadinanza globale
L’Unesco descrive la cittadinanza globale come “un senso di appartenenza ad una comunità più ampia e un’umanità condivisa, interdipendenza politica, economica, sociale e culturale e un intreccio fra il locale, il nazionale e il globale”. È davvero una bella definizione che ci aiuta a capire che il motto “unità nella diversità” è un principio che può essere elevato al mondo intero. Un giorno infatti speriamo che, come cittadini del mondo, potremo definirci tutti uniti nella diversità, con delle istituzioni che possano rappresentare questa idea anche a livello mondiale. Il progetto europeo nasce da un bisogno molto concreto, generato dal fallimento di tanti anni di guerra che avevano portato al sostanziale annullamento dell’umanità.
Nella lunga oscurità degli anni tra le due guerre mondiali sono state perseguitate e sterminate dalle dittature nazista e fascista milioni di persone solo perché “diverse”: ebrei, rom, disabili, omosessuali. Quel periodo storico ha rappresentato l’apice di una lunga e dolorosa prassi. La storia è infatti ghermita di persecuzioni e genocidi. L’odio e l’annullamento dell’altro sono stati nel tempo strumento di potere e conquista, metodo sistematico di sopraffazione e prevaricazione. Per questo dopo le guerre mondiali si cerca di iniziare un nuovo corso, che possa invertire questi processi così tanto radicati nelle viscere della storia umana. Questa scelta ha cambiato in modo rivoluzionario le relazioni tra persone, tra Stati, tra regioni e tra popoli.
Per questo “unità nella diversità” è un motto così importante, una presa di posizione molto precisa, una scelta delle nostre società di non ripetere più le aberrazioni del passato e costruire un mondo migliore in cui nessuno venga abbandonato o perseguitato.
Il mondo intero è la nostra casa
Torniamo ora alla definizione dell’Unesco e soffermiamoci sull’aspetto dell’“interdipendenza”. Il mondo è la nostra grande casa comune. Se scoppia una guerra dall’altra parte del pianeta interessa anche noi perché l’instabilità di quel territorio può generare o cambiare gli equilibri di potere potenzialmente ovunque.
Se la foresta amazzonica scompare, è l’ossigeno complessivo a nostra disposizione che viene a mancare. Se i diritti umani non vengono rispettati in un paese, i diritti di tutti sono in pericolo. Se si verifica una crisi economica negli Stati Uniti, avrà conseguenze anche nel resto del mondo come è successo nel 2008. Se scoppia una pandemia, la salute di ogni cittadino è in pericolo. Se compro un vestito a poco prezzo, perché qualcuno è stato sfruttato in un altro paese, devo essere consapevole che le grandi diseguaglianze permettono quel costo irrisorio. Per questo dobbiamo riuscire a trovare e a dare delle risposte comuni, altrimenti non potremo affrontare problemi e sfide del nostro tempo e non potremo mai realizzare quei valori che abbiamo nominato all’inizio: la pace, la sostenibilità, la giustizia sociale, la libertà.
Forse adesso quella breve frase “uniti nella diversità” ci suonerà più familiare. Non è un percorso automatico, occorre scegliere di impegnarsi per realizzarlo ogni giorno. Dobbiamo provare a guardarci intorno e riuscire a vedere oltre l’orizzonte, sentire e sapere di non essere soli, empatizzare con chi è a migliaia di chilometri da noi, imparare a comprendere ed ascoltare l’altro, riconoscerlo nella sua diversità e scoprire di essere insieme in questo grande viaggio nella storia dell’umanità. In ogni tempo gli uomini e le donne si sono posti le più grandi e svariate domande. Tra i quesiti del nostro presente, guardando alle spalle della nostra storia, possiamo chiederci come poter realizzare il bene comune, il bene dell’umanità intera.
L’unione della diversità è una strada da percorrere, ma c’è bisogno dell’impegno di tutti per salvaguardare i valori a cui teniamo di più. Per questo è così importante continuare a costruire ponti tramite l’integrazione pacifica delle persone, dei popoli, delle nazioni e delle regioni. Per questo dobbiamo continuare costruire, un pezzo alla volta, il migliore dei mondi possibili.
* DILETTA ALESE – Laureata in Scienze Sociali Applicate presso la Sapienza Università di Roma, è vicesegretaria del Movimento Federalista Europeo, membro della Direzione nazionale della Gioventù Federalista Europea e del Federal committee dell’Unione europea dei Federalisti. Lavora come progettista sociale per Arci Solidarietà onlus.
Zygmunt Bauman, Oltre le nazioni. L’Europa tra sovranità e solidarietà, Laterza, 2019.
Tzvetan Todorov, L’identità europea, Garzanti, 2019.
Unità nella diversità è una voce de "L'ABC dell'Europa di Ventotene. Piccolo dizionario illustrato" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (seconda edizione Ultima Spiaggia, Genova 2022). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
L'indice completo del dizionario:
https://www.peacelink.it/europace/a/48970.html
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