Educazione civica europea

Zero emissioni di carbonio - L'ABC dell'Europa di Ventotene

La voce Z di Zero emissioni di carbonio del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" (Ultima Spiaggia, Genova 2022, seconda edizione). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
30 aprile 2022

Zero emissioni di carbonio

I cambiamenti climatici

Sapete cosa sono i cambiamenti climatici? Sono la sfida più importante per tutta l’umanità. Se non li affrontiamo rapidamente, proprio i giovani e giovanissimi di oggi ne saranno le vittime. Per spiegarci meglio, facciamo subito una distinzione importante: il tempo che osserviamo ogni giorno e i cambiamenti climatici non sono la stessa cosa.
Il tempo (meteo) descrive le condizioni esterne in un momento e in un luogo specifico. Per esempio, pioggia, neve, vento e il gran sole che vedi ogni giorno sono eventi meteorologici. Il clima descrive invece le condizioni meteorologiche che ci si aspetta.
È solitamente piovoso o solitamente secco? È tipicamente caldo o tipicamente freddo? In altre parole, il clima di una regione è determinato dall’osservazione del suo tempo per un periodo di molti anni – generalmente 30 anni o più. Così, per esempio, una o due settimane di pioggia non cambierebbero il fatto che Cagliari ha tipicamente un clima secco. Anche se in questo momento è piovoso, ci aspettiamo ancora che Cagliari ci sia il sole, perché questo è ciò che accade di solito.

Il cambiamento climatico descrive un cambiamento nelle condizioni medie – come la temperatura e le precipitazioni – in una regione per un lungo periodo di tempo. Il cambiamento climatico globale si riferisce invece ai cambiamenti medi a lungo termine su tutta la Terra. Questi includono il riscaldamento delle temperature e i cambiamenti nelle precipitazioni, che diventano sempre più imprevedibili, intense o scarse a seconda dei luoghi.

Il clima della Terra è cambiato costantemente – anche molto prima che la specie umana entrasse in scena. Per esempio, 20.000 anni fa, gran parte dell’Europa era coperta da ghiacciai e dove oggi si trova Genova in agosto si potevano avere -12 gradi. Ma gli scienziati hanno osservato cambiamenti insoliti. Per esempio, la temperatura media della Terra è aumentata molto più rapidamente di quanto ci si aspettasse negli ultimi 150 anni e ancora più velocemente negli ultimi 20; alcune parti della Terra si stanno riscaldando più di altre. Ma in media, le temperature dell’aria globale vicino alla superficie terrestre sono salite di circa 1 grado dal 1900 ad oggi e gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi degli ultimi decenni.

Le conseguenze di questo aumento di temperatura sono molto preoccupanti e hanno già un impatto sulle condizioni di vita di milioni di persone e di specie vegetali e animali. Tra questi effetti, ci sono l’innalzamento del livello del mare, l’avanzata dei deserti, la riduzione dei ghiacciai di montagna, lo scioglimento del ghiaccio ad un ritmo più veloce del solito in Groenlandia, in Antartide e nell’Artico, cambiamenti nei tempi di fioritura dei fiori e delle piante. Se non si agisce per bloccare le emissioni di carbonio, le temperature potrebbero aumentare fino a 5 gradi alla fine del secolo con conseguenze disastrose. Pensate che già oggi si stima che 18 milioni di persone abbiano dovuto lasciare le loro case per ragioni legate all’ambiente.

Le cause

Ma da cosa è provocato questo “sregolamento” del clima? E che cosa possiamo fare per ridurne la gravità e per adattarci a questa situazione che coinvolge tutti? Sono stati tre scienziati(1) attivi nel 19° secolo, a distanza di qualche decennio l’uno dall’altro, a scoprire la relazione tra l’anidride carbonica e altri gas e la loro capacità di “intrappolare” le radiazioni solari, funzionando come un vetro che copre la terra, con un EFFETTO SERRA e a rendersi conto che la quantità di questi gas in atmosfera poteva cambiare il clima sulla Terra.
La CO2 o anidride carbonica, peraltro, può rimanere in atmosfera per centinaia di anni. Eppure, solo molti decenni dopo alcuni scienziati seguiti dai primi attivisti ambientalisti, hanno cominciato ad avanzare l’idea che questo clima “sregolato” derivasse dall’attività umana, le fabbriche, le automobili, gli allevamenti agricoli intensivi; hanno sostenuto che per rimediare a questo progressivo riscaldamento fosse necessario ridurre alla fonte la produzione di questi
gas e cambiare il modo di produrre e di consumare, diminuendo progressivamente la nostra dipendenza da petrolio, carbone e gas e gli allevamenti intensivi.
Questo ha incontrato una durissima opposizione e ha creato lunghe dispute scientifiche e politiche: molti non volevano e non vogliono cambiare il modello di sviluppo o temono gli impatti economici e sociali di una tale radicale trasformazione e dunque negano che sia l’uomo a cambiare il clima.

Le risposte

Nel 1992 scienziati, rappresentanti di 172 Stati e migliaia di attivisti da tutto il mondo si sono trovati nella prima Conferenza Globale sul Clima organizzata dalle Nazioni Unite a Rio de Janeiro; fu un evento di portata storica durante il quale venne istituita la Convenzione globale sul clima; da allora si sono svolte molte altre Conferenze con l’obiettivo di cercare
delle soluzioni comuni alla crescita inesorabile delle emissioni.

Dal 1992 a cadenza annuale i rappresentanti di tutti i paesi del mondo partecipano alle cosiddette “Conferenze delle Parti
membri alla Convenzione sul Clima”, chiamate COP, spesso in presenza di migliaia di organizzazioni non governative, sindaci, imprese e attivisti. Nonostante questa crescente presa di coscienza, lo scontro fra coloro che negano che la causa principale della accumulazione in atmosfera di gas “climalteranti” sia legata all’attività umana è proseguito fino a tempi recentissimi e le emissioni hanno continuato a crescere; Stati Uniti e Cina, i più grandi emettitori, ma anche Russia, Canada, Australia, Giappone e gli Stati arabi non hanno mai permesso che venissero presi impegni davvero vincolanti a livello globale. L’Unione europea, invece, è sempre stata in prima linea su questa grande battaglia di sopravvivenza per l’umanità. Possiamo tranquillamente dire che senza la leadership dell’UE, che pur rappresenta solo il 7% delle emissioni a livello globale, non saremmo mai arrivati a concludere un accordo internazionale (Protocollo di Kyoto, 1997) e poi globale (Accordo di Parigi, 2015) per la riduzione delle emissioni.
Pur se con qualche contraddizione e ritardo, la leadership europea si esercita sostanzialmente in tre modi: innanzitutto, attraverso l’esempio: nel corso degli anni, l’UE ha definito regole interne che obbligano alla riduzione progressiva delle emissioni, regole più stringenti che in qualsiasi altro luogo e messe in vigore prima che altrove e che hanno orientato le
scelte delle amministrazioni nazionali e locali, delle imprese, delle banche: l’UE è per esempio la prima regione al mondo
ad avere deciso l’anno scorso di voler diventare un continente a “emissioni zero” nel 2050. Oggi ci sono oltre 110 Stati, che
rappresentano circa il 65% delle emissioni globali, che hanno seguito il suo esempio e preso lo stesso impegno.

In secondo luogo, ha assicurato un quadro legale stabile, sostegno economico e altre facilitazioni a imprese e tecnologie che aiutano a ridurre le emissioni, come le energie rinnovabili e la riduzione dei consumi energetici negli edifici, nei trasporti, nell’industria. Questo ha contribuito a creare una filiera produttiva e industriale molto importante.
L’UE è leader nella economia verde e le sue imprese sono ancora dominanti in queste tecnologie verdi; ma anche la Cina, gli USA e altri paesi si sono lanciati negli stessi settori, con un beneficio che sarà per tutti. Milioni di posti di lavoro sono stati prodotti e saranno creati a partire da queste scelte verdi. Nel 2019, l’UE ha approvato un vastissimo programma di nuove leggi e sostegni che vanno sotto il nome di Green Deal (il patto verde) e queste politiche rappresentano anche la più importante strategia per l’uscita dalla crisi determinata dalla pandemia del Covid-19. Anche in questo caso, l’esempio della UE è seguito con grande attenzione in tutto il mondo.

In terzo luogo, anche quando i negoziati globali sul clima parevano arrivati a un punto morto, la UE ha messo tutto il suo peso a convincere i partners a impegnarsi e ha sostenuto da sempre la necessità di aiutare in modo sostanzioso i paesi più poveri a rispondere agli effetti sempre più devastati dei cambiamenti climatici (solo nel 2018 sono stati contati 17,2 milioni di “rifugiati” climatici) e ad aiutarli a ridurre la loro dipendenza dai combustibili fossili.

Nonostante tutto questo lavoro, però, siamo in grave ritardo. Le emissioni si sono ridotte in Europa solo del 23% rispetto al 1990 e in altre parti del mondo continuano ad aumentare: se avessimo cominciato ad agire 30 anni fa la situazione oggi sarebbe meno drammatica e gli interventi necessari meno radicali. Il gruppo di scienziati delle Nazioni Unite (chiamato IPPC) che accompagna i negoziati globali sul clima ha stabilito nel 2018 che se non si vuole che la Terra diventi sempre più un luogo inabitabile, abbiamo solo 10 anni per invertire radicalmente la tendenza attuale all’aumento delle emissioni di gas climalteranti e limitare a 1,5 gradi l’aumento della temperatura nei prossimi decenni. La coscienza della gravità della situazione è riconosciuta da tanti giovani e ragazzi che guidati dall’attivista svedese Greta Thunberg, hanno scioperato ogni venerdì prima dello scoppio della pandemia per chiedere ai loro governi di agire con maggiore decisione. I prossimi negoziati globali della COP sono fondamentali. Sarà veramente importante che questi eventi terminino con l’impegno di tutti i paesi del mondo, a fissare obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni, finanziamenti adeguati e sanzioni per chi non rispetta gli impegni, al fine di potere veramente costruire un futuro senza fossili e senza inquinamento.

Note: (1) Il filosofo naturalista francese Joseph Fourier, scoprì verso il 1820 che esiste un EFFETTO SERRA che impedisce alla terra di raffreddarsi; il fisico inglese, John Tyndall, scoprì nel 1859 che questo effetto era provocato da alcuni gas e in particolare la CO2 e il chimico svedese, Svante Arrhenius scoprì nel 1896 che la temperatura globale cambia in funzione della quantità di anidride carbonica (CO2) in atmosfera.

Per approfondire:
Climate Change 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità. Il secondo volume del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC. Link: https://ipccitalia.cmcc.it/

Zero emissioni di carbonio è una voce de "L'ABC dell'Europa di Ventotene. Piccolo dizionario illustrato" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (seconda edizione Ultima Spiaggia, Genova 2022). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

L'indice completo del dizionario:
https://www.peacelink.it/europace/a/48970.html

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