In piazza per un’Europa libera, unita, solidale e di pace
Un’Europa di pace o un’Europa di guerra? Un’Europa armata o un’Europa disarmata? Un’Europa che investe in armi, tagliando il welfare?
A queste domande vorremmo rispondere e spiegare perché – secondo noi – è importante, in questo difficile momento storico, fare un percorso condiviso anche oltre la mobilitazione del 15 marzo.
Il motivo principale è quello di rivendicare innanzitutto la sopravvivenza del progetto stesso di unità europea, contro tutte/i coloro che vogliono un’Europa divisa e incapace di agire. L’UE è un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro (Usa, Cina, Russia) e per questo rischia di cadere in frantumi.
La situazione è drammatica e ciascuna/o di noi deve assumersi le proprie responsabilità. Siamo di fronte a un attacco senza precedenti verso le istituzioni e il diritto internazionali. Anche il processo di unificazione europea rischia di essere travolto. Per questo motivo noi europee ed europei dobbiamo riprendere in mano il nostro comune destino.
Siamo convinte/i che occorra iniziare una grande mobilitazione per l’unità europea che chiami a raccolta le cittadine e i cittadini, non tanto per difendere l’UE così com’è ora ma a favore di come potrebbe diventare.
Per questo è importante che emerga la voglia di riconoscersi come cittadine/i europei, ovvero come concittadine/i di un’entità più grande, non solo dei rispettivi Stati nazionali. Non si tratta di rivendicare un nuovo orgoglio nazionalista (né tanto meno bellicista) su scala europea ma del desiderio di ritrovarsi insieme intorno a un progetto di comunità politica.
In tante/i hanno spontaneamente aderito alla proposta di Serra perché si sentono di co-appartenere a una comunità europea di valori e di destino; e la manifestazione ci chiama a raccolta per unirci sotto un’unica bandiera – quella a dodici stelle – promuovendo un senso di appartenenza sovranazionale e di condivisione.
Come giustamente è stato ricordato, nel Manifesto di Ventotene, “Per un’Europa libera e unita”, era chiaro l’obiettivo di liberare l’Europa, e progressivamente il pianeta, dalle guerre e, per farlo, ci sono voluti i movimenti della Resistenza che in tutto il continente hanno combattuto il nazifascismo e liberato i Paesi europei.
Oggi la Resistenza europea ha nuovi nemici: deve difendersi dalle tecno-oligarchie digitali che accumulano ricchezze inaudite appropriandosi dei nostri dati e dagli imperi che vogliono l’Europa divisa per meglio dominarla e controllarla.
Oggi per affermare una pace giusta (in Ucraina come in Palestina) serve un’Europa libera e unita, capace di agire e di parlare con una voce comune e innovativa sul piano internazionale. Serve un’Unione europea dotata di una “autonomia strategica” in tutti gli ambiti, dall’energia alla politica ambientale, e anche in termini di politica estera, di difesa e di sicurezza comune, in un orizzonte di “costruzione della pace” a salvaguardia dei diritti e delle libertà a livello europeo e mondiale.
In questi anni è mancata un’azione diplomatica europea efficace che potesse portare alla risoluzione dei conflitti in corso. D’altra parte, l’UE non ha ancora completato il suo processo di unificazione politica ed è stata per questo incapace di avere un ruolo internazionale. Gli Stati nazionali europei sono rimasti schiacciati sulle posizioni del governo americano – che tutela i propri interessi – e la divisione li ha resi deboli e vassalli. Ora che l’ombrello americano viene meno, ne paghiamo tutte/i il conto.
Tutte/i noi consideriamo “mali” da superare la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, la crescita delle spese militari a danno di quelle sociali, l’aumento delle diseguaglianze (economiche, sociali, di genere), il respingimento delle/dei migranti, i rischi per la democrazia e per la libertà.
Tra poco sarà in discussione il nuovo bilancio pluriennale dell’UE e sarà fondamentale avere uno schema di proposte per realizzare una politica fiscale che garantisca un debito pubblico europeo per l’inclusione, per la sicurezza sociale e per avere una difesa comune, così da non togliere risorse dal bilancio pubblico degli Stati nazionali destinate al welfare.
Per queste ragioni, noi non condividiamo la logica fine a se stessa dei riarmi nazionali e sosteniamo una difesa comune, che consenta di razionalizzare le spese militari su scala continentale. Nel 2024 l’Unione europea – o meglio la somma dei 27 paesi membri dell’UE – ha speso in armamenti più della Russia, senza però avere un equivalente peso sulla scena internazionale.
La soluzione non è, dunque, quella di aumentare le spese militari, ma quella di acquisire autonomia strategica e indipendenza dagli Usa tramite la creazione di una politica estera, di sicurezza e di difesa europea con un governo democratico responsabile di fronte al Parlamento europeo.
Ciò che auspichiamo è la definizione di un percorso che ci porti verso un’Europa pienamente democratica e federale dotata di corpi civili di pace e di un esercito pensato come strumento difensivo e con un ruolo ben definito e limitato in ambito internazionale, come ad esempio una forza di peace-keeping e peace-enforcement in zone di conflitto, a disposizione e sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Il nostro invito è dunque quello di partecipare insieme all’iniziativa “Una piazza per l’Europa” del prossimo 15 marzo a Roma dandogli questo significato e riorganizzandoci già per il prossimo 9 maggio intorno ai contenuti della campagna che ci ha visto camminare assieme agli inizi degli anni Duemila per inserire l’art. 11 della Costituzione italiana nella Costituzione europea come suo primo articolo: “L´Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L’Europa contribuisce alla costruzione di un ordine internazionale pacifico e democratico; a tale scopo promuove e favorisce il rafforzamento e la democratizzazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e lo sviluppo della cooperazione internazionale.”.
In tal senso, nostre comuni parole d’ordine potrebbero essere le seguenti: “Per un’Europa libera, unita, solidale e di pace”, “Una Costituzione europea per salvare le democrazie nazionali”, “Un articolo 11 anche per la Costituzione europea”, “Una politica estera e di difesa europea per costruire la pace”, “Ripresa degli accordi per il disarmo nucleare e convenzionale a livello globale”, “Difendiamo le istituzioni internazionali e gli accordi multilaterali”, “Contro un’Europa fortezza, per un’Europa del dialogo, della speranza, dell’accoglienza”, “Unire gli europei per unire il mondo”, …
Per realizzare questi obiettivi, l’UE deve diventare una vera Federazione come avevano pensato gli autori del Manifesto di Ventotene durante la Seconda guerra mondiale e contribuire alla costruzione di un mondo che superi la logica dei blocchi verso una gestione condivisa e democratica dei beni pubblici globali.
L’UE è l’esempio più concreto, seppur incompiuto, di come si possano superare gli egoismi nazionali e costruire una democrazia sovranazionale. Per questo, l’Unione è l’istituzione che più di altre può contribuire al rafforzamento e alla democratizzazione delle organizzazioni internazionali, e quindi alla costruzione della pace globale. Si tratta di un modello di integrazione regionale che è imitata in altre aree del mondo e che è stata l’unica risposta alternativa che l’umanità si è data per unire i popoli attraverso la pace e non attraverso la guerra e l’idea di impero.
L’UE può – già oggi – svolgere un ruolo decisivo per avviare una riforma pacifica delle relazioni internazionali nella direzione di un “multilateralismo inclusivo”. Mentre sta morendo il sistema deciso a Yalta nel 1945 l’Europa può diventare uno dei soggetti promotori di una nuova Bretton Woods per un nuovo ordine internazionale più inclusivo, sostenibile e pacifico.
Come indicato anche dall’appello ad attivarsi del Movimento europeo, occorre lanciare una mobilitazione in tutta Italia e in Europa per dare “il segnale forte che la maggioranza delle opinioni pubbliche è pronta ad azioni strutturate e permanenti per ottenere dalle istituzioni europee e nazionali e dai partiti europei la difesa del patrimonio delle realizzazioni comunitarie, l’eliminazione dei costi della non-Europa e l’impegno per il progresso sociale e per una riforma dell’Unione europea secondo un progetto, un metodo e una agenda democratica costituente”.
Questa è l’Europa, il progetto d’Europa libera e unita, per cui noi scenderemo in piazza già il prossimo 15 marzo. Vi chiediamo dunque di unirvi a noi, di iniziare un percorso condiviso in nome del comune obiettivo che, al di là delle diverse sensibilità esistenti tra pacifismo incentrato su disarmo e nonviolenza, pacifismo giuridico-istituzionale e pacifismo etico-finalistico, tutte/i ci unisce.
L’Europa siamo noi!
Nicola Vallinoto, Antonella Braga e Giulio Saputo
Prime adesioni: Diletta Alese, Giuseppe Allegri, Antonio Argenziano, Paolo Bergamaschi, Sara Bertolli, Grazia Borgna, Giuseppe Bronzini, Sandro Capitanio, Berardo Carboni, Antonia Carparelli, Renato Carpi, Gabriele Casano, Roberto Castaldi, Alessandro Cavalli, Filippo Ciavaglia, Giancarla Codrignani, Marcella Corsi, Pier Virgilio Dastoli, Stefano Dell’Acqua, Maria Sophia Falcone, Luigi Ferrajoli, Sofia Fiorellini, Michele Fiorillo, Alex Foti, Filippo Maria Giordano, Matteo Gori, Piero Graglia, Francesca Graziani, Giorgio Grimaldi, Piergiorgio Grossi, Ariane Landuyt, Claudio Leone, Guido Levi, Lucio Levi, Alberto Majocchi, Alessandro Marcigliano, Enzo Marzo, Fabio Masini, Pinuccia Montanari, Guido Montani, Bruno Montesano, Angelo Morini, Antonio Padoa Schioppa, Mimmo Rizzuti, Stefano Rossi, Vito Saccomandi, Giorgia Sorrentino, Mauro Spotorno, Daniele Taurino, Valentina Usai, Giulia Vassallo, Giovanni Vetritto, Tommaso Visone, Marco Zecchinelli.
Per adesioni scrivere a insiemepereuropadipace@gmail.
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