La saldatura tra movimento per la pace e movimento federalista

Relazione presentata alla riunione dell'Ufficio del dibattito del Mfe di Verona del 13/14 dicembre 2003 su "Le nuove frontiere del federalismo"
17 settembre 2004
Nicola Vallinoto (Direzione nazionale del Movimento federalista europeo)
Fonte: www.mfe.it - 13 dicembre 2003

Indice

1-Introduzione
- La società cosmopolita
- Globalizzazione neoliberista versus globalizzazione dei diritti e delle responsabilità
- Verso il popolo mondo
- Le tappe di avvicinamento tra movimento per la pace e movimento federalista

2-L'Europa ripudia la guerra
- Campagna "L'Europa ripudia la guerra"

3-Appelli e petizioni per la pace nella Costituzione europea
- Petizione dell'Arci al Forum sociale europeo di Firenze
- Appello del Movimento Federalista Europeo: "Mai più guerre in Europa, mai più guerre nel mondo"
- Appello della Convenzione permanente di donne contro le guerre e della Rete Lilliput
- Petizione dell'Associazione delle ONG italiane

4-Manifestazioni per la pace nel 2003
- 15 febbraio 2003 - Manifestazione per la pace - Comitato fermiamo la guerra
- 12 aprile 2003 - Manifestazione per la pace - Comitato fermiamo la guerra
- 9-12 ottobre 2003 - V Assemblea dell'Onu dei popoli e Marcia per la pace Perugia Assisi "Per un'Europa di pace"

5-La pace nella costituzione europea: le proposte della Convenzione
- Emendamento Paciotti-Spini
- Emendamento Fini
- La pace nella bozza di trattato-costituzione

6-Conclusioni
- Le fasi del processo di globalizzazione dal basso
- Globalizzazione della democrazia
- Il ruolo dei federalisti
- Europa, costituzione e movimenti sociali
- Movimenti costituenti: una carta per l'Europa pacifista, federalista e democratica

Il documento è disponibile su internet al seguente indirizzo: http:\\www.mfe.it\doc\2003\ud_verona_vallinoto.rtf
1- Introduzione

In Europa per la prima volta sta per avvenire la saldatura tra movimento federalista e movimento per la pace e sotto la spinta di quest'ultimo comincia a prendere corpo il disegno di costituzionalizzare le relazioni internazionali. La premessa di questa convergenza politica è evidenziata dalla Campagna per inserire nella Costituzione europea il diritto alla pace e il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Questa relazione illustra le tappe di tale convergenza che vede come protagonista il popolo mondo e in cui la pace diventa l'obiettivo supremo della lotta politica.

Vediamo innanzitutto il contesto globale che ha agevolato la saldatura tra i due movimenti.

La società cosmopolita

L'attacco alle Torri Gemelle del 11 settembre 2001 ha reso evidente a tutti il cambio di paradigma in tutti i settori della società contemporanea. Il cosmopolitismo si è fatto realtà diventando la cifra di una nuova era di modernità riflessiva che dissolve i suoi confini e le sue distinzioni nazional-statali. Il pianeta diventa un villaggio globale. Senza confini è la minaccia terroristica, ad esempio, ma anche la protesta contro la guerra . Per comprendere questa nuova realtà abbiamo bisogno di un nuovo punto di vista, ciò che Beck (1) chiama "sguardo cosmopolita". A differenza dello "sguardo nazionale" lo sguardo cosmopolita sulla storia, per quanto scettico, disilluso, autocritico, ci indica la via per organizzare all'interno di una nuova cornice culturale multietnica il nostro vivere insieme.

Globalizzazione neoliberista versus globalizzazione dei diritti e delle responsabilità

Accanto a un processo di globalizzazione economico neoliberista che vede come protagonisti i governi dei paesi più potenti, le multinazionali e gli organismi internazionali come l'Organizzazione Mondiale del Commericio, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale si sta sviluppando, soprattutto negli ultimi anni, un processo di globalizzazione dei diritti e delle responsabilità che vede come attori i movimenti della società civile globale. Questo processo alternativo si sviluppa e cresce attraverso le iniziative della società civile e gli appuntamenti di Porto Alegre, in particolare, ne costituiscono il luogo fisico dell'incontro.

Verso il popolo mondo

Il lungo percorso iniziato a Porto Alegre nel 2001, dove si sono riunite decine di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo per discutere le proposte alternative per la costruzione di un mondo diverso e possibile costituisce la fase embrionale del popolo mondo. Come ha scritto Philippe Zarifian (2), «uno dei grandi choc politici del XX secolo è stata la sorprendente affermazione dell'esistenza di un'Umanità solidale di fronte ai grandi problemi (quelli della Pace, dell'Ecologia, della miseria). L'Umanità, al di sopra delle nazioni, ma anche delle ideologie. La pace è l'esito quasi naturale e logico di questa proclamazione d'appartenenza a una sola e medesima Umanità. Non a un'Umanità antropologica, ma a un'Umanità politica».

Il popolo mondo ha compiuto i suoi primi passi durante le manifestazioni per la pace del 15 febbraio 2003 che hanno portato decine di milioni di cittadini in tutto il pianeta ad affermare la propria contrarietà alla guerra. E proprio dal terzo forum sociale mondiale è stata lanciata la campagna per inserire nella Costituzione europea il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e il diritto alla pace.

Le tappe di avvicinamento tra movimento per la pace e movimento federalista

Vediamo in sintesi le tappe di avvicinamento.

11 settembre 2001 --> L'attacco alle Torri Gemelle rende evidente il cambio di paradigma con il passaggio da uno sguardo nazionale a uno sguardo cosmopolita

7 dicembre 2002 --> Definizione della Campagna per inserire nell'articolo 1 della costituzione europea il diritto alla pace e il ripudio della guerra - Tavola della Pace, MFE

15 febbraio 2003 --> Mobilitazione mondiale per la pace promossa dal Forum Sociale Europeo

12 ottobre 2003 --> Marcia per la pace Perugia Assisi "Per un'Europa di pace"

9 maggio 2004 --> Mobilitazione europea per un'Europa pacifista, federalista e democratica.

Nei capitoli seguenti verranno descritte le tappe di avvicinamento suindicate, le proposte della Convenzione europea riguardanti le richieste del movimento per la pace e, infine, si tireranno le conclusioni.

2 - Campagna «L'Europa ripudia la guerra»

Il movimento pacifista italiano (3) è impegnato dalla fine del 2002 in una campagna per inserire nella Costituzione europea il ripudio della guerra, il diritto alla pace e la riforma democratica delle Nazioni unite.
La campagna per scrivere l'articolo 1 della Costituzione europea è stata discussa nelle sue linee guida durante il seminario nazionale «Uniti per la pace» di Assisi del 7 dicembre 2002 organizzato dalla Tavola della Pace. Tutte le organizzazioni e i movimenti che si riconoscono nella Tavola della Pace hanno approvato l'idea di costituzionalizzare la pace, su invito del Movimento Federalista Europeo, avviando la campagna «L'Europa ripudia la guerra».

Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace, durante il seminario di Assisi, ha dichiarato che «il movimento pacifista deve concentrare la propria attenzione sull'Europa per almeno i prossimi due anni considerato che sta nascendo l'Europa politica, che si sta scrivendo la Costituzione europea e che nel 2004 si terranno le elezioni europee. L'Europa è l'unica alternativa possibile e praticabile per ripristinare la legalità, la giustizia e la democrazia internazionale. L'Europa ha una diversa concezione del diritto e va nella direzione di consolidare il diritto a livello internazionale. Gli interessi dell'Europa sono diametralmente opposti agli Usa e l'Europa, anche per la sua collocazione geografica, cerca un rapporto diverso con il resto del mondo che a sua volta ha bisogno dell'Europa."

La Tavola della Pace ha scommesso sull'Europa perchè è l'unico soggetto che può fare qualcosa per la pace nel mondo e ha deciso di dedicare all'Europa e al suo ruolo nel mondo la prossima Marcia per la Pace e la V Assemblea dell'Onu dei popoli che si terranno dal 9 al 12 ottobre 2003 durante il semestre di presidenza italiana all'Unione europea e quindi assumeranno un valore specifico molto importante e potranno costituire due momenti di pressione della società civile nei confronti della Conferenza intergovernativa.

La Campagna "L'Europa ripudia la guerra" è stata lanciata ufficialmente dall'arena internazionale del terzo forum sociale mondiale. Domenica 26 gennaio 2003 la Tavola della Pace ha organizzato a Porto Alegre una audizione della società civile mondiale sul ruolo dell'Europa nel mondo. Con questa iniziativa si è ha cercato di promuovere un vasto dibattito internazionale sul ruolo dell'Europa ascoltando e coinvolgendo le organizzazioni della società civile mondiale con l'obiettivo di discutere insieme il futuro dell'Unione Europea e contribuire così alla definizione di una Costituzione europea che riconosca le responsabilità dell'Europa verso il resto del mondo.

In Italia la Campagna è stata presentata a Genova il 13 febbraio 2003 in un incontro, organizzato da Arci, Emergency e Mfe; il dibattito è stato introdotto da Pier Virgilio Dastoli, portavoce del Forum permanente della società civile, e Roberto Braccialini di Magistratura Democratica.

L'appello «L'Europa ripudia la guerra» è stato pubblicato dal quotidiano Il Manifesto nell'edizione del 12 aprile 2003, giorno di una delle due grandi manifestazioni contro la guerra dell'inizio del 2003. Ecco la versione integrale dell'articolo intitolato «La pace nella Carta europea» con le adesioni.

Noi cittadine e cittadini, organizzazioni e movimenti europei, uniti più che mai nel nome della pace e dei diritti umani, della giustizia e della solidarietà tra i popoli, chiediamo che nella Costituzione europea in discussione si affermi, come all'articolo 11 della Costituzione italiana, che: «l'Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L'Europa contribuisce alla costruzione di un ordine internazionale pacifico e democratico; a tale scopo promuove e favorisce il rafforzamento e la democratizzazione dell'organizzazione delle Nazioni unite e lo sviluppo della cooperazione internazionale».

Giulio Cozzari (presidente Coordinamento enti locali per la pace e i diritti umani), Flavio Lotti (Tavola della pace), Alex Zanotelli (missionario comboniano), Antonio Papisca (direttore Master europeo diritti umani e democratizzazione), Armando Dito (portavoce Studenti.Net), Carlo Gubitosa (PeaceLink), Cesare Taviani (Fivol), Claudia Pratelli (presidente Uds). don Albino Bizzotto (Beati i costruttori di pace); don Luigi Ciotti (Libera); don Tonio Dell'Olio (Pax Christi), Edo Patriarca (portavoce Forum del terzo settore), Enrico Paissan (Forum trentino per la pace), Ermete Realacci (presidente Legambiente), Fabio Alberti (presidente Un ponte per...), Fabio Salviato (presidente Banca etica), Giampiero Rasimelli (portavoce Forum del terzo settore), Gianni Rocco (portavoce Associazione per la pace), Gigi Bobba (presidente Acli), Gino Barsella (Sdebitarsi), Gino Strada (Emergency), Giulietto Chiesa (Megachip), Giulio Marcon (presidente Ics), Giuseppe Giulietti (portavoce Articolo 21), Grazia Bellini (presidente Agesci), Graziano Zoni (presidente Emmaus Italia), Guglielmo Epifani (segretario generale Cgil), Guido Montani (segretario Movimento federalista europeo), Laura Cappelli (portavoce Associazione per la pace), Leopoldo Piraccini (centri per la pace di Forlì/Cesena), Lino Lacagnina (presidente Agesci), Luciana Castellina (NoWar Tv), Luciano Ardesi (presidente Lega per i diritti e la liberazione dei popoli), Marco Braghero (presidente PeaceWaves), Marco Mascia (Polo europeo Jean Monnet - Univ. di Padova), Vittorio Agnoletto (Forum sociale mondiale), Mario Gay (presidente Cocis), Massimo Pilati (Rete Lilliput), Nella Ginatempo (Basta guerra), Rosario Lembo (presidente Cipsi), Sabina Siniscalchi (Manitese), Savino Pezzotta (segretario generale Cisl), Sergio Marelli (presidente Associazione Ong italiane), Stefano Fancelli (presidente Sinistra giovanile), Tom Benetollo (presidente Arci), Alessandra Mecozzi (Fiom), Claudio Martini (presidente regione Toscana).

Le adesioni alla Campagna possono essere segnalate alla Tavola della Pace tramite il sito internet www.tavoladellapace.it.

3 - Appelli e petizioni per la pace nella Costituzione europea

La Campagna «L'Europa ripudia la guerra» è l'iniziativa più importante del mondo pacifista per inserire il ripudio della guerra e il diritto alla pace nella Costituzione europea. Altre petizioni ed appelli hanno sostenuto e condiviso queste richieste. Tra questi si ricordano:

- La petizione dell'Arci al Forum sociale europeo di Firenze

Durante il forum sociale europeo tenutosi a Firenze nel novembre del 2002 l'Arci si è fatto promotore di tre petizioni e ha raccolto le firme per inserire nel testo della Costituzione europea tre aspetti: l'ultimo di questi riguarda la riproposta dei valori e del contenuto dell'articolo 11 della Costituzione Italiana, che prevede il ripudio della guerra «come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…» ;

- L'appello del Movimento Federalista Europeo "Mai più guerre in Europa, mai più guerre nel mondo"

Il Movimento federalista europeo nella sua riunione nazionale del 30 novembre 2002 ha lanciato l'appello "Mai più guerre in Europa mai più guerre nel mondo" per scrivere l'articolo 1 della Costituzione europea. Quello che segue è il testo tradotto in quattro lingue sul quale sono state raccolte migliaia di adesioni di cittadini europei tramite il sito www.mfe.it/pace e inviate ai membri della Convenzione europea:
"I popoli dell'Unione europea stipulano la presente Costituzione per fare dell'Europa un'area di pace e costruire un futuro comune. L'Unione si fonda sui valori indivisibili ed universali della pace, della dignità umana, della libertà, dell'eguaglianza e della solidarietà. L'Unione europea ripudia la guerra come strumento per la risoluzione delle controversie internazionali; opererà attivamente ad una riforma democratica della Organizzazione delle Nazioni Unite, attribuendole, a parità di condizioni con gli altri Stati, i poteri necessari affinché possa assicurare la pace, la giustizia internazionale e lo sviluppo sostenibile del Pianeta."
Iniziative e raccolte firme sull'appello sono state organizzate anche a Lione e Francoforte.

- L'appello della Convenzione permanente di donne contro le guerre e della Rete Lilliput

Il 26 febbraio 2003 nella riunione di Trento la Rete Lilliput ha lanciato la Campagna "Fuori l'Europa dalla guerra" promossa dalla Convenzione permanente di donne contro le guerre. A seguito dell'incontro organizzato a Roma il 15 febbraio, dal Mfe, sul tema "Movimento per la pace e costituzione europea" la Convenzione permanente di donne contro le guerre ha promosso una campagna di informazione affinchè nella nuova costituzione europea venga inserito un articolo simile a quello proposto del Mfe con due integrazioni riguardanti il genere e la libera circolazione delle persone. Le adesioni sono state raccolte tramite il sito www.marea.it. L'appello è stato pubblicato anche dal quotidiano Liberazione, nell'edizione dell'8 marzo, su iniziativa del Forum delle donne di Rifondazione Comunista. "L'articolo 1 rappresenta la premessa dei diritti dei popoli che andranno a comporre la nuova Europa allargata, e di tutti quelli che a mano a mano andranno ad aggiungersi, fino alla ricongiunzione in una dimensione sovrannazionale e solidale di tutti i paesi e le etnie che vivono tra la foce del Tago e l'estuario del Volga. Si tratta dunque di una specie di "contratto sociale" fondativo della convivenza pacifica interna ed esterna, con cui i popoli del Vecchio continente intendono opporsi alle aggressioni e alle mire di un "imperialismo" che oggi si connota come globale e unipolare."
Ecco il testo completo dell'appello: "I popoli dell'Unione Europea stipulano la presente Costituzione per fare dell'Europa un'area e un soggetto attivo di pace e costruire un futuro comune. L'Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della pace, della dignità umana, della libertà, dell'eguaglianza, della solidarietà e dell'accoglienza nella valorizzazione di tutte le differenze, in particolare di quella di genere. L'Unione Europea ripudia la guerra come strumento per la risoluzione delle controversie internazionali; opererà attivamente ad un riforma democratica della Organizzazione delle Nazioni Unite, attribuendole, a parità di condizioni con gli altri Stati, i poteri necessari affinché possa assicurare la pace, la giustizia internazionale e il rispetto delle risorse naturali del Pianeta, nonché la libera circolazione delle persone, anche di quelle che vivono fuori dai confini europei".

- La petizione dell'Associazione delle ONG Italiane

Il 7 ottobre 2003 l'Associazione delle ONG Italiane ha lanciato una petizione online (www.semestreong.org) all'interno della Campagna "Sei mesi per l'Europa, un altro futuro per il mondo" per sostenere la proposta di inserimento nei fondamenti costituzionali di un articolo che ripudi esplicitamente il ricorso alla guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. In occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea, l'Associazione ONG Italiane chiede al governo italiano politiche coerenti a sostegno della pace e dello sviluppo nel mondo. La Campagna prevede una serie di iniziative nazionali e internazionali di mobilitazione, approfondimento tematico e divulgazione per promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini europei all'adozione della Costituzione Europea. «Ricordiamo a tutte le istituzioni dell'Unione - dichiara il Presidente Marelli - che l'Europa e la sua Costituzione non sono un affare privato tra governi, bensì questioni fondamentali che riguardano da vicino la vita di tutti i cittadini europei e necessitano di un attivo coinvolgimento di questi ultimi, attraverso le diverse organizzazioni e associazioni della società civile che li rappresentano. Le decisioni riguardanti le politiche degli Stati membri, quindi, non possono e non devono essere un'operazione di vertice, bensì derivare da una reale partecipazione dei cittadini europei.»

4 - Manifestazioni per la pace nel 2003

Il 15 febbraio 2003 è una data che entrerà nella storia. Si è svolta la più grande mobilitazione globale contro la guerra di tutti i tempi. Decine di milioni di cittadini scesi in piazza per manifestare contro la guerra rappresentano l'avanguardia del "popolo mondo" che si mobilita su un ideale comune: la pace. Per la prima volta milioni di persone hanno manifestato contemporaneamente in centinaia di città sparse in tutti i continenti la loro contrarietà alla guerra. Questi "cittadini del mondo" hanno capito che il terrorismo non si combatte dichiarando guerra a un paese e che la "guerra preventiva" all'Iraq rappresenta una minaccia destabilizzatrice con conseguenze terribili in ogni angolo del pianeta. Al diritto della forza vogliono opporre la forza del diritto.

Alla mobilitazione del 15 febbraio promossa dal Forum Sociale Europeo e ripresa dal Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre hanno aderito movimenti sociali, sindacati, gruppi pacifisti di tutto il mondo. La data del 15 febbraio è stata scelta il 10 novembre 2002, nell'assemblea conclusiva del Forum sociale europeo, come giornata di mobilitazione europea contro la guerra. In Italia si è costituito il comitato «Fermiamo la guerra», di gestione della manifestazione nazionale, a Roma. Del comitato fanno parte oltre al Forum sociale europeo, la Tavola della Pace, (e tutte le associazioni laiche e cattoliche che ad essa fanno riferimento, Rete Lilliput, Pax Christi, Arci, Acli) oltre ad Emergency e ai sindacati.

Di seguito si riportano gli stralci dei documenti finali del Comitato Fermiamo la Guerra nei quali viene ripreso l'impegno per inserire il ripudio della guerra nella Costituzione europea. I documenti sono stati letti dal Palco di San Giovanni in occasione delle mobilitazioni romane del 15 febbraio 2003, con tre milioni di partecipanti, e del 12 aprile 2003.

- Manifestazione per la pace di Roma del 15 febbraio - Comitato Fermiamo la Guerra

"[…] Facciamo appello perché l'impegno assunto da tanti movimenti sociali nel Forum Sociale Europeo di Firenze affinché l'articolo 1 della Costituzione Europea contenga il ripudio della guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali divenga una grande campagna nazionale ed europea. Possiamo dare alla storia un altro segno. Un segno di civiltà. Un mondo senza guerra è possibile. Un mondo di pace, di giustizia, di diritti è possibile. Un altro mondo è possibile. E oggi qui lo stiamo costruendo. Fermiamo la guerra."

- Manifestazione per la pace di Roma del 12 aprile - Comitato fermiamo la Guerra

"[…] L'Europa si è divisa in una componente bellicista ma, anche sotto la spinta del movimento pacifista, in una parte - come la Francia, la Germania e il Belgio - che ha contrastato la guerra, a cui Berlusconi si è invece supinamente piegato. Non è questa l'Europa che vogliamo, l'Europa sta nascendo dal basso, la nuova cittadinanza europea vuole una Costituzione che metta al primo articolo il ripudio della guerra. Così secondo noi può essere formulato l'articolo 1 della Costituzione europea:
"L'Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L'Europa contribuisce alla costruzione di un ordine internazionale pacifico e democratico; a tale scopo, promuove e favorisce il rafforzamento e la democratizzazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e lo sviluppo della cooperazione internazionale."
L'Europa che vogliamo non è la fortezza che respinge migranti e profughi: l'Europa, l'Italia devono accogliere i profughi che fuggono dalla guerra e attivarsi perché l'Unione europea promuova in tutti gli Stati l'accoglienza e garantisca il diritto di asilo. Una politica di accoglienza dei profughi è il primo aiuto umanitario che l'Italia e l'Europa possano dare: il parlamento e il governo deliberino i provvedimenti per l'accoglienza di tutti i profughi.[…]"

- V Assemblea dell'Onu dei popoli e Marcia per la pace Perugia Assisi "Per un'Europa di pace"

Dal 9 al 11 ottobre, a Perugia, si è tenuta la quinta assemblea dell'ONU dei popoli. L'edizione di quest'anno è stata dedicata interamente all'Europa e al suo ruolo per la pace nel mondo.
Centinaia di esponenti della società civile e delle istituzioni locali di oltre cento paesi e network internazionali di tutto il mondo hanno partecipato a quella che è stata definita la prima grande «Audizione mondiale sull'Europa e il suo ruolo nel mondo». Tra i promotori dell'assemblea troviamo il «Coordinamento nazionale enti locali per la pace» e la Tavola della Pace. Una sinergia, unica nel suo genere, tra enti locali e movimenti della società civile con lo scopo di costruire un'Europa politica capace di agire per la pace, la democrazia e la giustizia nel mondo.
Nel documento di preparazione dell'Assemblea intitolato «Costruiamo insieme un'Europa per la pace», si sottolinea il «bisogno urgente di un'Europa decisa a costruire e affermare se stessa come soggetto politico di pace, autonomo e indipendente; determinata a costruire un ordine mondiale più giusto, pacifico e democratico centrato sulle Nazioni Unite e sul diritto internazionale dei diritti umani « e si afferma che «Una grande responsabilità spetta ai paesi fondatori dell´Europa, a coloro che per primi, dopo tanti secoli di guerre, hanno avuto l'intuizione e la capacità di dare avvio alla costruzione dell´Europa come strumento di pace e di pacificazione. A questi paesi, oggi incombe la responsabilità di dare una Costituzione democratica all´Europa che ripudi la guerra, in cui sia previsto un governo europeo responsabile di fronte al Parlamento Europeo, in grado di parlare al mondo con una sola voce». E, ancora, vi si afferma che «L´Europa che vogliamo è l´Europa dei popoli che, in attuazione del principio di sussidiarietà, valorizza le istituzioni di governo locale e le formazioni di società civile quali attori essenziali al suo sviluppo democratico e federale nell´ottica della governabilità globale democratica».
Nella sessione inaugurale di giovedì 9 ottobre, nella splendida Sala dei Notari del Palazzo del Priore, Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace, ha presentato i lavori dell'Assemblea affermando, fra l'altro, che «E' uno scandalo che la bozza della Costituzione europea consideri la pace solo come un obiettivo generico, lasciato alla buona volontà, mentre per noi che abbiamo marciato insieme lo scorso 15 febbraio la pace è un diritto fondamentale e chiediamo che come tale sia definito nella Costituzione». Ricordando che l'Europa è nata come un progetto di pace tra popoli che, per anni e per secoli, si erano combattuti, Lotti ha voluto rilanciare quel sogno originario: «Per l'Europa non si tratta solo di controbilanciare il potere egemeonico degli USA o di diventare una nuova superpotenza militare, ma di promuovere rapporti tra i popoli fondati su una visione multipolare del mondo, sulla sicurezza comune basata sul ripudio della guerra e sul diritto internazionale, su ‘tolleranza zero' al commercio delle armi, alla criminalità organizzata investendo in diritti per tutti e superando le diseguaglianze economiche.
La Marcia per la pace Perugia-Assisi si è svolta domenica 12 ottobre e ha visto la partecipazione di 300.000 persone. L'edizione di quest'anno è stata dedicata al ruolo dell'Europa per la pace nel mondo. A dimostrazione della stretta collaborazione tra movimento per la pace e movimento federalista si sottolinea il fatto che il comizio conclusivo alla Rocca di Assisi si è chiuso con l'intervento di Joe Leinen presidente dell'Unione europea dei federalisti.

5 - La pace nella Costituzione europea: le proposte della Convenzione

La campagna per l'articolo 1 della Costituzione europea ha avuto dei riflessi, seppur minimi, anche nei lavori della Convenzione europea. Vediamo le proposte a favore e quelle contrarie alle richieste giunte dal movimento per la pace.

- Emendamento Paciotti Spini

Elena Paciotti e Valdo Spini, membri supplenti della Convenzione, eletti nelle liste dei DS, hanno presentato diversi emendamenti al progetto di trattato-costituzione dell'Unione. Per quanto riguarda l'articolo 3 sugli obiettivi dell'Unione hanno proposto una formulazione del primo comma come segue: "L'Unione promuove la pace, i valori comuni e il benessere dei suoi popoli." e riscritto l'inizio del 4° comma come segue: "L'Unione ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e contribuisce alla pace fra gli Stati nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite e nella rigorosa osservanza degli obblighi internazionali. L'Unione difende l'indipendenza e gli interessi dell'Europa e si adopera per promuovere i suoi valori sulla scena mondiale. Contribuisce allo sviluppo sostenibile della terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco fra i popoli." ispirandosi all'art. 11 della Costituzione italiana. L'emendamento Paciotti-Spini è rimasto isolato nell'ambito della Convenzione: solamente due deputati spagnoli hanno presentato un emendamento simile.
Alla domanda sul perchè la pace non sia stata inserita tra i valori fondamentali Elena Paciotti ha così risposto:
"la pace non è stata inserita nell'articolo 2 perché in esso sono riprodotti soltanto i principi fondamentali (già presenti nell'articolo 6 dell'attuale Trattato UE, cui abbiamo aggiunto l'uguaglianza e il rispetto della dignità umana) la cui violazione grave e persistente può provocare la sospensione di uno Stato dall'Unione (a norma, attualmente, dell'articolo 7 TUE e, nel progetto di Costituzione, dell'art. I-58). La pace è considerata una condizione da perseguire come primo obiettivo dell'Unione." All'ulteriore domanda se la Conferenza intergovernativa (CIG) può migliorare questi articoli la Paciotti ha affermato: "Temo che la CIG, in mano ai governi, possa solo peggiorare il progetto attuale."

- Emendamento Fini

Il 17 febbraio 2003, due giorni dopo l'imponente manifestazione per la pace di Roma, dove tre milioni di cittadini hanno chiesto, tra l'altro, di introdurre nella Costituzione europea il diritto alla pace e il ripudio della guerra, il vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Gianfranco Fini, membro della Convenzione europea, ha presentato, a nome del governo, un emendamento all'articolo 3 del trattato costituzionale che si propone di sopprimere ogni riferimento alla pace quale obiettivo dell'Unione.
All'articolo 3 Fini toglie la prima fondamentale frase secondo cui "l'Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli" e sostituisce, riformulandolo, il testo dell'articolo, togliendo così l'obiettivo della pace dal primo posto assegnatogli nel progetto. In particolare, mentre nel 4° comma dell'articolo 3 era scritto che l'Unione "contribuisce allo sviluppo sostenibile della terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco fra i popoli...e alla pace fra gli Stati", il governo italiano toglie dagli obiettivi il contributo alla pace e vi sostituisce gli obiettivi dell'affermazione dell'identità e degli interessi europei mediante l'affermazione di una politica estera, nell'osservanza del diritto internazionale "come base per la pace tra gli Stati ed i popoli". L'emendamento del governo italiano elimina inoltre gli obiettivi della "protezione ambientale" e della "piena occupazione". L'emendamento Fini ha suscitato diverse reazioni negative. Tra queste si segnala la risposta di Guido Montani, segretario del Movimento federalista europeo. Tre i punti fondamentali della critica all'emendamento:
1. la posizione del governo italiano adottata in Convenzione europea è antistorica. La Comunità europea è sorta come risposta al problema della pace in Europa e nel mondo. Basta leggere, in proposito, il preambolo del Trattato CECA. La pacificazione franco-tedesca ha rappresentato il fulcro dell'Europa post-bellica. La forza della nuova Europa pacificata si è rivelata decisiva nel processo che ha portato la Comunità a crescere dai Sei paesi fondatori sino agli attuali 25. Non si può negare il valore della pace nella costruzione europea, senza negare la storia;
2. negando il valore della pace per l'Europa, si nega anche all'Europa un orientamento cruciale per la sua politica estera e della sicurezza. Se si vuole, come credo Lei voglia, che l'Europa parli con una sola voce nel mondo, quale altro valore l'Unione europea può mettere tra le sue priorità di politica estera? Oppure, bisogna preferire la cacofonia attuale dei governi europei, che si dividono tra filo-americani e anti-americani proprio perché l'Unione non ha ancora un governo federale capace di esprimere una propria linea di politica estera?
3. schierandosi contro il valore della pace nella Costituzione europea, il Governo italiano rinnega i valori fondanti della sua Costituzione nazionale. L'articolo 11 della Costituzione italiana è un patrimonio di civiltà che altri popoli ci invidiano e che ha influito sul destino europeo dell'Italia.

- La pace nel progetto di trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa

Si riporta il testo definitivo dell'articolo 3 (comma 1 e 4) riguardante gli obiettivi dell'Unione proposto dalla Convenzione europea.

Articolo 3. Obiettivi dell'Unione
1. L'Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli.
4. Nelle relazioni con il resto del mondo l'Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi. Contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all'eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti dei minori, e alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite.

6- Conclusioni
Le fasi del processo di globalizzazione dal basso

Nell'introduzione sono stati individuati due processi di globalizzazione alternativi. Analizzando il processo di globalizzazione dei diritti e delle responsabilità, denominato dal basso, si possono individuare tre fasi partendo dalla manifestazione di protesta di Seattle.

La fase della protesta inizia con la manifestazione di Seattle nel 1999 e finisce con quella di Genova nel luglio 2001. In questo arco temporale le manifestazioni del movimento evidenziano la resistenza e il rifiuto della logiche portate avanti dagli organismi internazionali: WTO, G8, WB, IMF. A Genova è stato raggiunto l'apice della resistenza dei movimenti sociali e della repressione poliziesca; con il G8 genovese finisce anche l'era dei vertici faraonici e all'insegna dello sfarzo. Le riunioni successive delle istituzioni economiche internazionali si terranno in luoghi difficilmente accessibili ai movimenti della società civile. Ciò ha indicato un rifiuto del dialogo da parte dei governi più ricchi del pianeta e quindi l'ammissione dell'incapacità di fornire risposte ai problemi globali emersi dalle decine di dibattiti organizzati durante i forum dei controvertici.

La fase della proposta parte dal controvertice Genova e si estende a tutto il 2002. In questo spazio temporale crescono e si rafforzano le reti di movimenti e di organizzazioni create nella fase precedente e si producono delle alternative reali di comportamento individuale e collettivo alla globalizzazione neoliberista. In questa seconda fase aumentano gli appuntamenti della società civile che non sono organizzati in occasione di vertici di organismi internazionali: l'Assemblea dell'Onu dei popoli a Perugia (ottobre 2001), il Forum sociale mondiale a Porto Alegre (gennaio 2002), il Forum sociale europeo a Firenze, (novembre 2002).

La fase del progetto è cominciata con il terzo Forum sociale mondiale di Porto Alegre (gennaio 2003) continuando con gli appuntamenti successivi della società civile globale: l'Assemblea dell'Onu dei popoli a Perugia (ottobre 2003), il secondo Forum sociale europeo a Parigi (novembre 2003), il forum mondiale di Mumbay (gennaio 2004) e così via. Quest'ultima fase potrà durare anche molti anni e dovrà trasformare il popolo di Porto Alegre in una soggettività politica unitaria da prima planetaria. In questa fase, che è la più difficile perchè è necessario uno sforzo di sintesi, si tratta di elaborare un progetto politico che possa raccogliere le istanze provenienti dal basso. Se ciò non avverrà l'energia e la spinta ideale prodotte da questi incontri della società civile globale rischiano di disperdersi e di annullarsi.
Globalizzazione della democrazia

I due processi di globalizzazione evidenziati nell'introduzione hanno mostrato entrambi dei limiti.

La globalizzazione neoliberista non è stata in grado di redistribuire le risorse; i tre quarti dell'umanità non usufruiscono delle ricchezze della propria terra, anzi subiscono il suo impoverimento, vivono in uno stato d'indigenza e sofferenza, sono devastati da guerre e speculazioni, non hanno la possibilità di evolversi e di incidere sulle decisioni che li riguardano. D'altronde la realizzazione di valori collettivi, come la piena occupazione, l'aiuto allo sviluppo dei paesi arretrati, la protezione dell'ambiente e la democrazia internazionale, non può essere portata a compimento dalla ‘mano invisibile' del mercato mondiale.

La globalizzazione dei diritti e delle responsabilità ha avuto il merito di evidenziare i limiti della globalizzazione neoliberista e di mettere all'ordine del giorno dell'agenda internazionale alcuni gravi problemi non risolti dall'attuale situazione mondiale e le soluzioni percorribili per ciascuno di essi. Il limite di questo approccio, pur avendo individuato alcune criticità, è di non poter risolvere problemi globali perché manca il soggetto mondiale in grado di gestire politiche a livello planetario.

Bisogna individuare istituzioni sovranazionali che possano rappresentare tutti i popoli del mondo e che con metodi decisionali trasparenti, democratici e inclusivi possano legittimamente implementare politiche globali nell'interesse dei cittadini del mondo. Tutto ciò può avvenire tramite un processo di globalizzazione della democrazia che è il necessario completamento di quello dei diritti e delle responsabilità. Tale processo implica colmare il deficit di democrazia esistente nelle decisioni prese a livello internazionale a cominciare dalle entità regionali come l'Unione europea.

L'attore in grado di guidare il processo di globalizzazione della democrazia è il cosiddetto «popolo mondo» manifestatosi in tutta la sua forza il 15 febbraio. La pace è l'obiettivo di riferimento del popolo mondo, la democrazia il suo strumento. Come ha affermato, anche, Jurgen Habermas l'emergenza di una opinione pubblica internazionale è ‘conditio sine qua non' per la democrazia transnazionale e per il federalismo sovranazionale.
Il ruolo dei federalisti

La pace è l'elemento che ha unificato il popolo mondo ed è il valore di riferimento dei federalisti. Questi ultimi si battono per la federazione mondiale come strumento per garantire la pace perpetua. In Europa per la prima volta sta per avvenire la saldatura tra il federalismo e il pacifismo e sotto la spinta di quest'ultimo può cominciare a prendere corpo il disegno di costituzionalizzare le relazioni internazionali. La premessa di questa convergenza politica è evidenziata dalla Campagna per inserire nella Costituzione europea il diritto alla pace e il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. La pace, quindi, diventa l'obiettivo supremo della lotta politica.

Con le manifestazioni del 15 febbraio è cominciata la terza fase del processo di globalizzazione dal basso, quella che ho definito della progettualità politica. La pace è percepita come la priorità politica del nostro tempo. In questa fase si vedono i primi passi di un popolo mondo che potrà diventare il soggetto politico in grado di dar vita a una costituente globale. Il compito dei federalisti è quello di far condividere al popolo mondo la battaglia per la federazione europea, prima, e per la federazione mondiale, poi, portando a compimento lo slogan del congresso di Bari del Mfe del 1980: "unire l'Europa per unire il mondo". Solo vincendo la battaglia per la globalizzazione della democrazia in Europa potremo sperare di vincerla nel resto del pianeta.

Europa, costituzione e movimenti sociali

La saldatura tra movimento per la pace e movimento federalista è all'ordine del giorno, quanto meno in Europa, grazie alla concomitanza tra due eventi: la critica della globalizzazione economica neoliberista e la necessità per l'Unione europea di darsi nuove istituzioni. A questo proposito è uscita una raccolta di saggi dell'Istituto universitario europeo di Firenze dal titolo "Europa, costituzione e movimenti sociali".

La tesi del libro (5) è che senza una esplicita discesa in campo dei movimenti sociali come vero soggetto del processo e del progetto costituente è piuttosto improbabile che possa mai nascere un'Europa politica. Gli appuntamenti del forum sociale europeo e le manifestazioni del 15 febbraio dimostrano che un <> dei movimenti europei, e quindi una lotta per la costituzione che sappia recuperare le istanze federaliste, potrebbe rappresentare la spinta decisiva per trasformare l'Unione in un soggetto democratico e federale che la sinistra democratica e i gruppi democratici antinazionali non hanno saputo o voluto imprimere.

Antonio Negri si chiede come sia possibile a partire dall'Europa la costruzione di una vera e propria democrazia cosmopolitica: si tratta di comprendere come i movimenti sociali possano sviluppare il rapporto <> nella loro azione quotidiana, sia a livello locale che a livello globale. La risposta sta nel rilancio del federalismo democratico europeo: esso solo può darsi come spazio aperto di discussione, di cooperazione di lotta e soprattutto di ricomposizione di strati sociali. Non si può distinguere la costituzione europea dai valori dei quali deve essere portatrice. Concludendo Negri afferma che un quadro democratico può essere costruito e rafforzato solo in termini federalisti. L'Europa può funzionare come resistenza ideologica e politica contro il neoliberalismo a patto che i movimenti facciano una scelta democratica e federalista, che consideri la costruzione dell'Europa politica un passaggio tattico nella strategia costituente di un ordine globale democratico.

Giuseppe Bronzini, invece, sottolinea che la Costituzione europea come progetto e come processo potrà prevalere solo facendo finalmente emergere un <>, capace di coinvolgere le soggettività radicali collettive e politiche del vecchio continente in una lotta per la costituzione nella quale queste ultime potrebbero cementare un'alleanza con quelle èlites federaliste e democratiche che il nazionalismo continentale ha sino ad oggi imbrigliato. E afferma che i cittadini dell'Unione hanno finalmente un modo per esprimere direttamente le loro istanze nello spazio politico europeo. Con l'articolo 46/I viene stabilito un nesso tra le richieste dal basso dei cittadini europei e l'attuazione della Costituzione.

Il prossimo 9 maggio 2004, giornata di mobilitazione indetta dal forum sociale europeo di Parigi e probabile firma del trattato costituzionale, sarà un passaggio importante per verificare se le varie anime del demos europeo (federalisti, movimenti sociali e forze sindacali) saranno pronte a manifestare congiuntamente per l'Europa federale e democratica.

Movimenti costituenti: una Carta per l'Europa pacifista, federalista e democratica

In tale direzione si sta muovendo il Forum per la democrazia costituzionale europeo, gruppo di lavoro sulla Costituzione europea, creato subito dopo il primo Forum sociale europeo. Vediamo nel documento (6) elaborato dal Forum, e ancora in discussione, come sono state recepite le istanze dei federalisti. Il documento può diventare la piattaforma politica delle iniziative previste per il 9 maggio 2004:

"Il 9 maggio 2004, se gli Stati raggiungeranno un accordo, verrà firmato a Roma il Trattato costituzionale; a Parigi il Forum sociale europeo ha lanciato una proposta per iniziative europee con un appuntamento finale a Roma. Proponiamo all'insieme dei movimenti europei di costruire un percorso comune per giungere a una Carta per l'Europa, frutto di riflessioni e mobilitazioni dei diversi attori sociali, sindacali e politici, che dando vita a reseaux europei siano in grado di preparare un'assemblea e una manifestazione a Roma. L'assemblea dovrà essere il risultato del lavorio, di riflessione e mobilitazione, dei vari reseaux, base di carte di principi che potranno confluire in una Carta per l'Europa, da proporre alla cittadinanza europea e quadro di riferimento delle lotte e rivendicazioni dei movimenti sociali. Continueremo e amplieremo così la lotta per la Costituzione europea.
La sfida di un'Europa - pacifista, democratica, federalista e sociale - è tuttora aperta. Anche se gli Stati riusciranno a firmare il Trattato costituzionale il 9 maggio 2004, per poi avviare le procedure di ratifica, il processo costituente di una società politica europea non sarà concluso, non lo giudicheremo concluso. Anzi, dovremo accentuare le capacità di risposta culturale e politica a partire dalla denuncia che sono ancora una volta gli Stati i ‘signori dei trattati', che non hanno voluto intraprendere la via del superamento del deficit democratico coinvolgendo le/i cittadine/i europee/i nel processo di elaborazione e varo della Costituzione. È ancora una volta un Trattato a definire competenze e diritti dell'Unione, e saranno ancora Trattati - se continuerà a valere l'articolo IV-7 - a regolare la revisione costituzionale: così l'Unione continua a essere un mixtum compositum tra diritto internazionale e diritto costituzionale, ciò che consente agli Stati di essere elemento determinante dei processi decisionali, politici, legislativi e costituzionali. L'Unione, regolata da un diritto sovranazionale che ha il primato con diverse modalità sul diritto statale, non è più un'associazione di Stati ma non è ancora una federazione: il principio di sussidiarietà verticale se stabilisce centri di potere multilivello, non ha creato una democrazia federalista in grado di superare il centralismo della sovranità nazionale e di istituire una pluralità di forme di partecipazione - municipale, regionale, europea - in cui i processi decisionali vedano come protagonisti diretti le/i cittadine/i.
Il metodo intergovernativo non è in grado di aprire una prospettiva democratica alla vita dell'Unione, e il trasferimento di ‘quote' di sovranità sono di nuovo riacquisite tramite i Consigli dei ministri e il Consiglio europeo.
La lotta per la democrazia costituzionale europea, per la Costituzione, è dentro un processo costituente finora dominato dagli Stati, sia pure con il nuovo metodo della Convenzione, e mira a far emergere come protagonista We the People al posto delle Alte Parti Contraenti, ad affermare principi e valori come nucleo normativo della carta costituzionale e a dotare l'Unione della ‘competenza delle competenze'. Solo questa prospettiva può togliere primato al mercato e superare i limiti dell'attribuzione di competenze rigidamente definite, che impediscono uno sviluppo democratico e federalista dell'Unione.
[…]
L'Unione può divenire uno spazio pubblico ove realizzare forme democratiche pluralistiche e partecipate, e praticare il superamento dello Stato e della sovranità nazionali, per istituire una democrazia costituzionale europea. Si propone, non certo a esaurimento di tutte le rilevanti questioni, di concentrare il lavoro di riflessione e mobilitazione (con vere e proprie campagne europee) su sette temi. Ecco il primo:
1. L'Unione deve essere federalista: ciò implica il superamento di forme piramidali e centralizzate dei processi decisionali, in modo che le scelte collettive siano il frutto della partecipazione della cittadinanza e i diversi livelli non siano concepiti in modo gerarchico ma come livelli diversificati e interrelati - la democrazia multilivello - sempre garantendo che la deliberazione sia effettuata in modo democratico, controllato e trasparente. Per questo le esperienze di democrazia municipale, la pluralità istituzionale, le forme della rappresentanza democratica si intrecciano e hanno come base una società caratterizzata dall'attività di movimenti, associazioni, sindacati, partiti. Tanto più gravi risultano, allora, i limiti del processo legislativo come prefigurato dal Trattato che, se innova la nomenclatura dei provvedimenti (artt. I-32-38), non rende né trasparenti né più democratiche le procedure legislative e di revisione costituzionale (artt.I-25, III-302, IV-7). Per quanto riguarda la politica estera e difesa rende ininfluente il Parlamento, mantenendo l'unanimità del Consiglio su queste materie, e in relazione alle politiche economiche, mentre rende la Banca centrale responsabile della politica monetaria, non introduce una comune politica fiscale e di bilancio - così valgono, fin quando vogliono gli Stati più forti, le regole del patto di stabilità, di controllo dell'inflazione, di tagli alla spesa pubblica sociale.
È di assoluta rilevanza la modifica dell'art. IV-7 di revisione costituzionale che non deve più vedere gli Stati ‘padroni' di questa fondamentale competenza che deve essere trasferita al Parlamento europeo, che decide con procedure rafforzate. Quest'innovazione porrebbe fine all'epoca dei Trattati, aprendo la via a un'Unione sovranazionale.
La procedura legislativa deve essere democratizzata e il Parlamento ne deve divenire la sede competente, superando le barocche forme della codecisione (art. III-302) che danno al Parlamento solo un diritto di veto su una serie definita di materie, sia pure di rilievo. Il diritto di iniziativa legislativa deve essere parlamentare e non solo più monopolizzata dalla Commissione (art. I-25,2). Occorre introdurre forme di iniziativa legislativa popolare, oltre a quella delle istituzioni territoriali rendendo più incisive le misure previste dagli artt.I-46 e 47. È necessario trasformare il Consiglio dei ministri e il Consiglio europeo in una Seconda Camera, che rappresenti le diverse realtà territoriali, in modo da strutturare un vero e proprio sistema federale sovranazionale. In questo modo si supererebbe la commistione di potere esecutivo e legislativo che caratterizza le formazioni dei Consigli (art. I-23). La Commissione dovrebbe essere eletta e sottoposta alla fiducia delle Camere.
Forme di controllo, insieme a quelle di iniziativa legislativa popolare (art.I-46), e di accesso ai documenti, alcune delle quali peraltro già previste (artt.II-42 e II-27), dovrebbero definire un quadro di procedura legislativa democratica."

L'impegno dei singoli militanti e delle sezioni del Mfe a un confronto anche vivace ed aspro nelle varie sedi di dibattito con le molteplici voci del mondo della società civile sta dando i suoi frutti. Come si evince dall'ampio stralcio del documento del Forum la sfida per un'Europa federale diventa prioritaria anche per il movimento per la pace. Chi vuole veramente la pace, infatti, non può prescindere dall'eliminazione del deficit democratico delle istituzioni sovranazionali a cominciare ovviamente dall'Unione Europea. Su queste basi sarà possibile, finalmente, giungere all'obiettivo auspicato dai federalisti dopo le manifestazioni di Nizza, di pervenire a una manifestazione unitaria di tutte le anime del demos europeo per l'Europa libera e unita del Manifesto di Ventotene

La sfida per un'Europa - pacifista, democratica, federalista e sociale - è tuttora aperta e non si esaurisce con la conferenza intergovernativa. L'aspetto più rilevante è che i federalisti non saranno più soli in questa battaglia.

Nicola Vallinoto

Genova, 12 dicembre 2003

Bibliografia e riferimenti:

1) Ulrich Beck - La società cosmopolita - Il Mulino, novembre 2003
2) Philippe Zarifian - L'emergere di un popolo mondo - Ombre corte, 2001
3) AA.VV. - Annuario della pace 2003 - a cura di Luca Kocci - Asterios Editore, novembre 2003
4) Nicola Vallinoto - Relazione della "Commissione L'Europa e il mondo" - Atti del XXI Congresso MFE, 2003
5) AA.VV. - Europa, costituzione e movimenti sociali - a cura di Giuseppe Bronzini, Heidrun Friese, Antonio Negri, Peter Wagner - Manifestolibri, ottobre 2003.
6) Franco Russo - Bozza del documento "Movimenti costituenti: una Carta per l'Europa pacifista, federalista e democratica" del Forum per la democrazia costituzionale europea per le iniziative del 9 maggio 2004

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