Costituzione europea: i socialisti francesi dicono SI
Mercoledì 1 dicembre i militanti socialisti si sono mobilitati in modo massiccio (quasi l’80% di partecipazione su 120.000) per esprimere un giudizio sul trattato costituzionale europeo tramite un referendum interno al PS francese. E il 59% ha votato SI alla costituzione europea.
Nei giorni che hanno preceduto il referendum in Francia si è svolto un dibattito molto acceso e pieno di spunti interessanti anche per il resto d’Europa sul trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa. La redazione di Europace ha voluto rendere disponibili, in italiano, i commenti, raccolti dal quotidiano francese Liberation, dei due principali attori del referendum su dodici articoli del trattato. Per Hollande, sostenitore del SI, questo testo, anche se non è perfetto, merita di essere approvato perché riprende i trattati preesistenti. Al contrario, per l’ex Primo ministro Fabius, sostenitore del NO, la Costituzione deve essere rigettata, in particolare perché la sua revisione è praticamente impossibile perché deve essere all’unanimità.
Il dibattito e il significato del voto del PS francese sulla Costituzione europea vanno al di là del confine nazionale ed investe tutta l’Europa. Mentre è possibile pensare a un’Europa senza la Gran Bretagna non è assolutamente immaginabile un’Europa senza la Francia.
Dopo un dibattito serrato ed onesto sull’Europa, i socialisti francesi, hanno scelto, senza false strumentalizzazioni, di approvare questo trattato costituzionale, rifiutando la tesi della crisi per una rifondazione del processo costituente europeo.
Una bella prova di democrazia intelligente e partecipata.
Nicola Vallinoto
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I commenti di Francoise HOLLANDE e Laurent FABIUS su 12 importanti articoli della Costituzione europea - Traduzione a cura di Veronica Vicinelli
Preambolo
Ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, della democrazia, dell'uguaglianza, della libertà e dello Stato di diritto;(…)
Persuasi che i popoli dell'Europa, pur restando fieri della loro identità e della loro storia nazionale, sono decisi a superare le antiche divisioni e, uniti in modo sempre più stretto, a forgiare il loro comune destino;(…)
Hollande
«Questo preambolo dice in poche parole che cos’è l’Europa: alcuni popoli che dopo avere fatto l’esperienza tragica della guerra, della dittatura e della divisione, hanno saputo mettere insieme un progetto democratico. Delle nazioni che hanno saputo unirsi dentro il rispetto delle loro diversità per costruire il progresso. Dei cittadini che dispongono, ovunque in Europa, degli stessi diritti e che potranno, attraverso la giustizia, assicurarne il rispetto. Un insieme politico che porta i sui valori universali nel mondo e che può fare da controparte all’iperpotenza americana. Ecco perché, in America Latina e in Asia, questo modello di unione è considerato come un esempio. E’ questa costruzione che bisogna rinforzare adesso, dotandola di nuove istituzioni che gli permetteranno di governare l’Europa dei 25.»
Fabius
«Passaggio molto generale, sicuramente. La sua principale novità è il menzionare le eredità »religiose», con un tentativo di compromesso tra i campi laico e clericale. Il seguito del testo aggiunge due riferimenti alla religione: l’articolo I-52 istituzionalizza un «dialogo regolare» tra l’Unione e le Chiese che vogliono essere presenti nel cuore della vita democratica dell’Unione, allo stesso titolo dei partner sociali. L’articolo II-70 garantisce a ciascuno la libertà di «manifestare la sua religione, individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, con il culto, l’insegnamento, la pratica». Questa redazione potrebbe esporre la Franciaa dei ricorsi davanti alla Corte di giustizia delle comunità europee riguardo alla legge sui simboli religiosi nelle scuole.
Da un punto di vista generale, se la religione è menzionata a tre riprese all’interno della costituzione, la laicità non lo è mai. All’interno di un contesto dove M. Bottiglione pronuncia le dichiarazioni che conosciamo a fianco di M. Barroso, e dove M. Sarkozy propone la modifica della legge del 1905 sulla separazione tra le chiese e lo Stato, si comprende la preoccupazione di tutti i difensori della laicità.»
Articolo I-3: gli obbiettivi dell’unione
L'Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne e un mercato interno nel quale la concorrenza è libera e non distorta.(…)
L'Unione si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente.(…)
Combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del bambino.
Hollande
«L’Europa, a partire dal trattato di Roma, si è costituita su delle basi essenzialmente economiche. I socialisti vogliono riequilibrare il mercato con degli obbiettivi sociali ed economici. Ciò avverrà se il trattato sarà rettificato. Tutti gli elementi introdotti all’interno di questo testo e che non figurano nei trattati anteriori, sono stati ispirati dalla sinistra europea: economia sociale di mercato, lotta contro l’esclusione degli emarginati, giustizia sociale, uguaglianza uomo-donna, coesione territoriale, diversità culturale, sviluppo duraturo, commercio equo-solidale, lotta contro la povertà. Questi principi dovranno da qui in poi ispirare l’insieme delle politiche europee. La libera e leale concorrenza che, fin’ora, figurava nel trattato di Roma e soprattutto all’interno dell’Atto Unico (firmato nel 1986 da un governo socialista) viene infine messa in secondo piano in rapporto ad altri obiettivi. Sarebbe un certo paradosso rigettare questo trattato che per la prima volta supera la struttura di un grande mercato o di una moneta unica, col pretesto che non andrebbe molto lontano. In questo caso si applicherebbe ancora il trattato di Nizza, cioè un grande mercato senza le istituzioni e la struttura politica.
Fabius
«Questo articolo giustappone degli obbiettivi che non hanno grandi cose in comune, come la stabilità dei prezzi e i diritti dei bambini. Potrebbero anche divenire antagonisti nella loro applicazione: all’interno della concorrenza libera e non distorta e dello sviluppo duraturo; all’interno dell’economia sociale di mercato e la ricerca di un’alta competitività. La terza parte del testo fornisce la chiave: ciò che rinforza la concorrenza e il mercato è celebrato; ciò che riguarda la solidarietà e la crescita è sminuito. Le espressioni «economia sociale di mercato» e «pieno impiego» appaiono una sola volta all’interno del testo, 27 volte la «concorrenza» e 78 volte il «mercato». Per «attirare» l’elettorato socialdemocratico, gli si concede degli obbiettivi sociali, ma quando si tratta di politica concreta, il liberalismo è inciso sul marmo «
Articolo I-20: il parlamento europeo
Il Parlamento europeo esercita, congiuntamente al Consiglio, la funzione legislativa e la funzione di bilancio. Esercita funzioni di controllo politico e consultive alle condizioni stabilite dalla Costituzione. Elegge il presidente della Commissione.(…)
Hollande
Questa è la consacrazione del Parlamento europeo. Diviene un vero legislatore, allo stesso titolo del Consiglio europeo, cioè dei capi di stato e di governo. Nell’ambito del budget finanziario, eserciterà il potere congiuntamente alla Commissione. L’Assemblea nazionale in Francia è lontano dal disporre delle stesse competenze, nella costituzione del 1958. Il parlamento europeo acquista già una nuova legittimità politica. Il presidente della Commissione Barroso è stato costretto a rivedere la composizione del suo gruppo. M. Buttiglione, designato da Berlusconi, che ha confuso il diritto europeo con il diritto canonico, potrà meditare d’ora in poi sulla natura laica dell’Unione e sul controllo del Parlamento europeo. Il trattato costituzionale completa questa evoluzione. Il Presidente della Commissione procederà basandosi sulla maggioranza nel Parlamento europeo. Non sarà più il frutto di oscuri negoziati all’interno degli Stati. Corrisponderà alla volontà dei cittadini europei, espressa al momento delle elezioni europee. Questo è un modo di rendere il funzionamento dell’Europa più chiaro e più democratico. La sfida delle elezioni europee sarà d’ora in poi essenziale poiché i cittadini, attraverso il loro voto, determineranno la maggioranza di destra o di sinistra del Parlamento europeo ma anche il colore politico del presidente della Commissione, come all’interno di una vera democrazia parlamentare.
Fabius
«L’estensione del dominio della «co-decisione», che richiede l’accordo del Consiglio dei ministri e del Parlamento europeo, rinforza il ruolo del Parlamento e questa è una buona cosa. Ma, su tre punti chiave, il progresso resta debole. Il Parlamento non avrà sempre l’iniziativa delle leggi, monopolio della Commissione: questo è un limite per un Parlamento! All’interno del settore del budget, non si ha intenzione di attribuire che un potere di emendamento, senza il diritto all’ultima parola. Infine se si procede all’elezione di un presidente della Commissione, questo è sulla base di una proposizione del Consiglio europeo, andando contro i risultati delle elezioni al Parlamento.
Articolo I-25: La maggioranza qualificata
Per maggioranza qualificata si intende almeno il 55% dei membri del Consiglio, con un minimo di quindici, rappresentanti gli Stati membri che totalizzino almeno il 65% della popolazione dell'Unione. La minoranza di blocco deve comprendere almeno quattro membri del Consiglio; in caso contrario la maggioranza qualificata si considera raggiunta.(…)
In deroga al paragrafo 1, quando il Consiglio non delibera su proposta della Commissione o del ministro degli affari esteri dell'Unione, per maggioranza qualificata si intende almeno il 72% dei membri del Consiglio rappresentanti gli Stati membri che totalizzino almeno il 65% della popolazione dell'Unione.
Hollande
Si tratta delle regole di maggioranza che prevarranno in seno al Consiglio per prendere le decisioni. La regola attuale, quella del trattato di Nizza alla quale noi resteremo se non adottiamo il trattato, è totalmente paralizzante a 25: sono necessari in realtà il 72,3% dei voti per ottenere una maggioranza. Ne saranno necessari solo il 55% tra i membri per ottenerla, con il trattato costituzionale. Meglio ancora, se meno di quattro stati si oppongono, la maggioranza è reputata acquisita, qualsiasi sia la popolazione di questi stati. Le regole di maggioranza qualificata sono state allargate a 25 nuovi domini (energia, agricoltura, politica economica nella zona euro). Globalmente queste disposizioni ci permettono di rendere l’Europa più governabile dai 25. Osserviamo che è stata necessaria l’elezione del socialista Zapatero in Spagna per giungere a questo punto. Il suo predecessore, J. M. Aznar, voleva conservare il sistema di Nizza perché gli conferiva un peso e una capacità di blocco che svanisce con questo trattato. Riguardo alle regole di unanimità che rimangono in particolare sul la fiscalità ma anche sulla cultura, queste sono state difese altrettanto bene dai governi di sinistra che da quelli di destra, per preservare degli elementi essenziali ai loro occhi. Rifiutare il trattato costituzionale non cambierebbe per niente questa realtà, poiché il trattato di Nizza prevede la stessa unanimità all’interno di tutti questi domini!
Fabius
L’influenza di uno Stato nel consiglio dipenderà dal suo peso demografico. Questa regola semplifica le situazioni e non sarà necessario rivederla ad ogni allargamento ma bisogna avere la consapevolezza che:
In funzione di questo criterio, se la Turchia entra in Europa, sarà il paese più influente del Consiglio.
La conferenza intergovernamentale ha rilevato la soglia della maggioranza qualificata in rapporto a come l’aveva prevista la Convenzione. Ciò renderà molto più difficile l’emergere delle maggioranze.
Il progetto estende in maniera insufficiente il settore delle politiche decise a maggioranza qualificata e non all’unanimità. Questo è un grosso handicap. Per il sociale e il fiscale, l’unanimità resta la regola. Il partito socialista aveva esplicitamente chiesto il contrario. Con 25 paesi, presto 30, c’è un vero rischio di impotenza di base.
Queste disposizioni non saranno effettive che il primo novembre 2009. Argomento supplementare in favore di una ulteriore negoziazione.
Articolo I-28: Il ministro degli Affari Esteri dell’Unione
Il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata con l'accordo del presidente della Commissione, nomina il ministro degli affari esteri dell'Unione. Il Consiglio europeo può porre fine alla sua permanenza in carica mediante la medesima procedura.(…)
Il ministro degli affari esteri dell'Unione guida la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione. (…) Contribuisce con le sue proposte all'elaborazione di detta politica e la attua in qualità di mandatario del Consiglio. Egli agisce allo stesso modo per quanto riguarda la politica di sicurezza e di difesa comune.
Hollande
«Si tratta ancora di un’innovazione significativa e inaspettata. Per permettere all’Europa di parlare a una sola voce è stato creato il ministro degli Affari Esteri. E’ lui che coordinerà le diplomazie dei paesi membri e potrà proporre delle decisioni alle autorità europee sui grandi temi internazionali (Vicino-Oriente, Africa). Il nuovo ministro concentrerà tutti i mezzi dell’Unione. Sarà allo stesso tempo l’animatore della politica estera e della sicurezza comune, incaricato delle relazioni estere e della gestione degli aiuti allo sviluppo. Questi nuovi poteri non saranno senza controllo. Il ministro degli Affari Esteri sarà, come tutti i membri della commissione, responsabile davanti al Parlamento europeo. Dovrà quindi dimettersi dalle sue funzioni se i deputati europei voteranno la censura. Infine il ministro degli Affari Esteri contribuirà ad armonizzare la posizione degli europei in seno all’ONU e dello stesso Consiglio di sicurezza. Costruirà dunque una politica estera dell’Europa che dovrà condurre a una politica comune della difesa che si farà con la NATO (nessun paese membro se ne vorrebbe escludere, nemmeno la Francia!), ma intorno a un’identità europea. Pretendere che l’Europa sia sottomessa alla NATO, col pretesto che il trattato non prevede d’uscirne, è un argomento inverosimile per chi ha governato.»
Fabius
La creazione di un ministro degli Affari esteri dell’Unione deve essere approvata ma la pratica ha buone possibilità di deludere, poiché anche qui, ciò che concerne la diplomazia e la difesa si deciderà all’unanimità. Concretamente il nuovo ministro rischia di essere il «signor minimo comune denominatore». Conoscendo le inclinazioni pro americane dei britannici e di molti altri, l’unanimità non permetterà mai all’Europa di prendere delle decisioni forti. Il PS aveva chiesto che la maggioranza qualificata divenisse la norma per la politica estera e di sicurezza comune. E’ necessario per permettere all’Europa di pesare sulla scena internazionale.
Articolo I-30: la Banca centrale europea
La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali degli Stati membri la cui moneta è l'euro, che costituiscono l'Eurosistema, conducono la politica monetaria dell'Unione.(…)
L'obiettivo principale del sistema europeo di banche centrali è il mantenimento della stabilità dei prezzi.(…)
Essa è indipendente nell'esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle sue finanze. Le istituzioni, gli organi e gli organismi dell'Unione e i governi degli Stati membri rispettano tale indipendenza.
Hollande
Quest’articolo è la ripresa pura e semplice del trattato di Maastricht che i socialisti hanno contribuito a fare adottare nel 1992. Ciò che cambia col trattato costituzionale è l’emergere di un governo economico di fronte alla BCE poiché ormai l’eurogruppo dispone di una parte di autonomia e del riconoscimento ufficiale dell’Unione. Così i paesi membri della zona euro:
-Potranno adottare con la maggioranza qualificate le misure rivolte a elaborare gli orientamenti della politica economica (art III 194)
-Decideranno d’ora in poi da soli gli orientamenti dell’eurogruppo. Gli altri paesi dell’unione non avranno più voce in capitolo come è stato fin’ora (art III 197).
-Potranno adottare posizioni comuni nell’ambito di riunioni finanziarie internazionali (art III 196).
-Potranno disporre di un presidente stabile dell’eurogruppo per un mandato di due anni e mezzo. Questa disposizione è già stata applicata con anticipo. E il Primo Ministro Lussemburghese è stato portato alla testa dell’eurogruppo. Una voce forte si è espressa per rammaricarsi: quella di J. C. Trichet, presidente della BCE. Questo è il segno di un progresso.
In compenso, se il trattato internazionale sarà rigettato, la BCE rimarrà indipendente. La sua influenza non sarà equilibrata da alcun potere politico nella zona euro.»
Fabius
«Doccia fredda. A Maastricht l’indipendenza della Banca centrale europea e il suo itinerario anti-inflazione erano la principale condizione fissata dalla Germania per l’adozione della moneta unica.
Più di dieci anni dopo l’euro esiste ed ecco che la costituzione propone di costituzionalizzare un’ortodossia monetaria che numerosi responsabili giudicano stupida. Con la soddisfazione degli Stati Uniti, di cui la Riserva Federale, più flessibile e pragmatica, cerca di adattare il dollaro alle circostanza, in funzione di una pluralità di obbiettivi: stabilità dei prezzi, ma anche sostegno all’attività e all’impiego. L’attualità lo dimostra crudelmente: mentre l’euro vale ormai più di 1,30 dollari, accentuando le delocalizzazioni, penalizzando le nostre esportazioni, e quindi la crescita e l’impiego, la BCE non vuole reagire. Alcuni partigiani del «sì» sono ugualmente coscienti di questo pericolo. Essi chiedono un’evoluzione dello statuto della BCE e l’introduzione di criteri di impiego e di crescita per guidare i suoi interventi, ma dopo il voto alla costituzione. Ma non è dicendo subito «sì» a un testo irrevisionabile (vedere articolo IV-445) che si otterranno in seguito questi progressi.»
Articolo I-41: Disposizioni particolari relative alla politica di difesa e sicurezza comune
La politica dell'Unione (…) rispetta gli obblighi derivanti dal trattato del Nord-Atlantico per alcuni Stati membri che ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite l'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico, (…)
Hollande
«Riguardo alle relazioni con la NATO, il testo del trattato costituzionale è identico a quello del trattato in vigore attualmente (articolo 17 del trattato dell’Unione europea). Da questo punto di vista nulla cambia. Per i più ansiosi non è inutile ricordare che questa disposizione non ha mai impedito alla Francia di essere autonoma nei riguardi della politica americana, come abbiamo mostrato insieme ad altri (in particolare Spagna e Germania). Essa ha contestato davanti all’ONU la fondatezza della politica americana in Irak e si è opposta all’intervento armato in Irak deciso da G. Bush. L’Europa è intervenuta, con o senza la NATO, in Bosnia-Erzegovina e in Macedonia.
D’altra parte i paesi europei non membri della NATO conservano i loro statuti. La Francia, ricordiamolo, è membro della organizzazione politica ma non del dispositivo militare integrato. Il trattato costituzionale allarga il campo di definizione di questa politica di difesa garantendo all’Unione «una capacità operazionale sostenendosi su dei mezzi civili e militari». Prevede la possibilità per gli stati membri che lo auspicano, una cooperazione rivolta proprio alla difesa (art I-41 e III-312). Include una clausola di mutua difesa in caso di aggressione armata (art I-41) e una clausola di solidarietà antiterrorismo (art III-329). Organizza il posto del nuovo ministro degli affari esteri dell’Unione all’interno della politica europea di difesa. Rinforza il ruolo del Parlamento europeo all’interno di questa politica, organizzando la sua consultazione «regolarmente»(art I-41).»
Significa dunque impaurirsi inutilmente pensare che la difesa dell’Europa sarebbe sottomessa alla NATO. In compenso è un’illusione credere che l’Europa della difesa possa fare a meno della NATO. Nessun paese membro dell’alleanza lo accetterà.»
Fabius
«In un certo qual modo è la costituzionalizzazione dell’atlantismo. La politica di difesa risalente a Maastricht. Se non ha conosciuto gli sviluppi sperati, il testo della Costituzione rischia di rappresentare un blocco. Poiché ciò che prevede quest’articolo è il primato della NATO su tutte le difese europee autonome. Le iniziative come quella di Saint-Malò tra i francesi e i britannici erano più ambiziose riguardo all’autonomia dell’Unione in rapporto agli Stati Uniti. Adesso che la politica americana non cessa d’inquietare, l’Unione europea si appresta non solo a sottoscriverla ma anche a sottomettersi. E’ precisato che le uniche iniziative possibili riguardano gli interventi di tipo ONU su teatri di guerra esteri e non la difesa dell’Europa propriamente parlando. Quanto alla situazione in caso di attacco all’Europa stessa. «la NATO resta, per gli stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa e l’istanza della sua messa in atto». Non si era mai consacrato così chiaramente l’atlantismo! Siamo molti, al contrario, a volere una difesa europea forte ed autonoma, capace di garantire la pace e la stabilità»
Articolo I-44: le cooperazioni rafforzate
Gli Stati membri che intendono instaurare tra loro una cooperazione rafforzata nel quadro
delle competenze non esclusive dell'Unione possono far ricorso alle sue istituzioni ed esercitare tali
competenze applicando le disposizioni pertinenti della Costituzione, (…)
La decisione europea che autorizza una cooperazione rafforzata è adottata dal Consiglio in ultima istanza, qualora esso stabilisca che gli obiettivi ricercati da detta cooperazione non possono essere conseguiti entro un termine ragionevole dall'Unione nel suo insieme, e a condizione che vi
partecipi almeno un terzo degli Stati membri.
Hollande
«L’allargamento dell’Europa ai paesi dell’est era una necessità storica. L’abbiamo tutti voluto e accettato. Al centro di questa grande Europa bisogna rendere possibile un’unione di stati che auspicano di andare più velocemente e più lontano: è questo che chiamiamo «cooperazione rinforzata». All’interno della storia europea, queste «avanguardie» sono ricorse a più riprese. Shengen nel 1985 e, più recentemente, nel 1992, l’euro.
Auspico che, in avvenire, la Francia e la Germania, insieme ai paesi della zona euro possano diventare i perni della cooperazione rinforzata che permette di armonizzare le nostre politiche fiscali e sociali. Questa avanguardia, zoccolo duro o primo cerchio, non importa come si definisce, è essenziale per accelerare i programmi di ricerca, i progetti industriali, la politica di difesa comune e l’Europa sociale.
Il trattato costituzionale, in modo molto opportuno, ammorbidisce i meccanismi di «cooperazione rafforzata» tra gli stati membri:
-La possibilità di veto di uno Stato membro è stata soppressa.
-Il dispositivo è esteso all’insieme delle azioni dell’unione.
-Le decisioni all’interno di una cooperazione rafforzata potranno d’ora in poi essere prese a maggioranza qualificata contro l’unanimità di prima.
-Le cooperazioni rinforzate possono essere lanciate da 9 stati su 25, contro la metà degli stati con il trattato di Nizza.
-L’autorizzazione di lanciare la cooperazione rinforzata è accordata dal consiglio deliberante con la maggioranza qualificata eccetto la politica estera e di sicurezza comune (Pesc) dove è richiesta l’unanimità.
Fabius
«Cartellino rosso a causa del carattere tropo restrittivo di queste disposizioni. La possibilità di lanciare queste «cooperazioni rinforzate» è una sfida decisiva. Nell’Europa allargata un buon mezzo per progredire sarà quello di costituire un’avanguardia, un primo cerchio di paesi disposti ad andare più lontano insieme. Noi l’avevamo chiesto all’unanimità al momento delle elezioni europee: «All’interno di un’Europa dei 25 un’avanguardia di paesi dovrà mettere in opera la coordinazione economica, la convergenza sociale e l’armonizzazione fiscale». Ma, nel progetto attuale di Costituzione, alcune condizioni di procedura sono irrigidite in rapporto al trattato di Nizza. La soglia delle cooperazioni rinforzate è elevata: passa da 8 stati a un terzo dei membri (10 stati su 29). Anche se si riescono ad unire, occorrerà in seguito un voto della Commissione, del Parlamento e del Consiglio europeo. E non importa quale stato si potrà opporre a questa iniziativa per il motivo che l’insieme degli stati potrebbe impegnarsi in questa direzione entro «un ritardo ragionevole»! Infine tutte le cooperazioni suscettibili di avere un’incidenza sul mercato interno o di provocare delle distorsioni alla concorrenza sarebbero proibite. E’ come dire: è impossibile!»
Se si è, come me, a favore dell’approfondimento del progetto europeo, se si rifiuta questa diluizione, bisogna formulare un’altra proposizione, più semplice e realistica: ammorbidire le possibilità di cooperazione rinforzata con, ad esempio, una soglia minima di 6 stati, ed ampliare le politiche interessate, se esse non chiamano in causa l’acquisizione comunitaria. In caso contrario l’Europa ventre molle prevarrà su quella più volenterosa.»
Articolo I-47: la democrazia partecipativa
Cittadini dell'Unione, in numero di almeno un milione, appartenenti ad un numero rilevante di
Stati membri, possono prendere l'iniziativa d'invitare la Commissione, nell'ambito delle sue
attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini
ritengono necessario un atto giuridico dell'Unione ai fini dell'attuazione della Costituzione.
Hollande
«Quest’articolo apre a un diritto europeo che non ha uguali nemmeno nel nostro proprio diritto interno. Dona ad un milione di cittadini il diritto di presentare una proposizione di legge europea. Questo meccanismo di democrazia partecipativa offre una formidabile opportunità per i cittadini di contribuire alla vita democratica. Questo sarà anche il mezzo per ottenere alcuni dibattiti su certe proposte fin’ora rifiutate(gli OGM, i diritti salariali).»
Fabius
«Questo articolo si inserisce all’interno dell’articolo VI della prima parte consacrata alla vita democratica dell’Unione, che aveva fatto nascere molte speranze. Purtroppo ci si accontenta dei principi generali e di riprendere le formulazioni già esistenti, eccetto il diritto di petizione. Si dà ai cittadini la possibilità di indirizzarsi direttamente alle istituzioni, ma immediatamente se ne limita l’effetto: la Commissione potrà rifiutare di dare seguito alla petizione. Due iniziative sarebbero state fertili: un diritto d’iniziativa legislativa al parlamento europeo; aumentare il ruolo dei parlamenti nazionali. Ma questi conservano un ruolo solamente nel principio di sussidiaretà. In breve possiamo apprezzare le petizioni a meno che non siano petizioni…..di principio.»
Articoli I-53, I-54, I-55: le finanza dell’unione
Il bilancio dell'Unione, fatte salve le altre entrate, è finanziato integralmente tramite risorse proprie.
(…) Una legge europea del Consiglio stabilisce le disposizioni relative al sistema delle risorse proprie dell'Unione; (…) Il Consiglio delibera all'unanimità previa consultazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono.
Hollande
«Si tratta essenzialmente della ripresa di trattati anteriori o della codificazione di pratiche europee.
L’articolo I-54 del trattato costituzionale comincia con questa frase: «L’Unione si doti dei mezzi necessari per raggiungere questi obiettivi e per completare le sue politiche». Questo significa che nessun limite è fissato dal trattato. E’ la maggioranza politica che decide i suoi orientamenti finanziari. Non è possibile dunque giustificare l’eventuale posizione della Francia, della Germania e di altri paesi sui limiti di budget per rifiutare il trattato costituzionale. Le elezioni del 2007 in Francia saranno più decisive. L’articolo I-53 prevede che il budget europeo debba essere equilibrato. Le collettività locali francesi hanno lo stesso obbligo e, nelle loro ricette, esse includono naturalmente i prestiti per finanziare i loro investimenti. Non si ha mai avuto un’Europa con una maggioranza politica per approvare un prestito europeo. Ma i socialisti sostengono già dichiarata da Delors di un grande prestito per le infrastrutture. L’ambiente, la ricerca.
Il trattato costituzionale prevede, come il trattato di Nizza, che il budget sia adottato dalla maggioranza qualificata del Consiglio. Ciò che è deciso all’unanimità sono le «prospettive finanziarie pluriannuali», ma questo è già così.
Il trattato apporta tuttavia una grande novità: il Consiglio europeo potrà decidere di passare su questo argomento dall’unanimità alla maggioranza qualificata. Ma, se c’è un accordo politico per passare dall’unanimità alla maggioranza. Il budget europeo non è quindi legato al trattato costituzionale, ma è una volontà politica di una maggioranza di stati membri. La sinistra, una volta tornata al potere, dovrà condurre questa battaglia, a meno che esse stessa non arrivi a considerare che la priorità è di ridurre il deficit pubblico per non essere «spodestata».»
Fabius
«Nessun prestito europeo possibile, nessun deficit ammesso, e tutte le decisioni finanziarie devono essere prese all’unanimità: la chiusura del budget è completa. Ugualmente per i fondi strutturali, «il quadro finanziario pluriannuale», ugualmente deciso all’unanimità. Questo piombo priverà l’unione di risorse proprie e darà a ciascuno stato la possibilità di bloccare le entrate e le spese. Ma il budget dell’Europa supera appena i 100 miliardi di euro, cioè circa tre volte in meno della Francia. Per coloro che auspicano una strategia europea ambiziosa e innovativa la delusione è grande. Avevamo chiesto che l’Unione «disponesse di un budget sufficiente e di un’imposta, potendo ricorrere al prestito per finanziare i grandi lavori d’interesse europeo, la ricerca, l’innovazione e garantire la coesione sociale e territoriale». L’Europa, con questo testo non avrà i mezzi per finanziare gli impegni futuri e ciò che permetterebbe la coesione interna. La crescita, l’impiego e l’innovazione ne faranno le spese. Nel momento che l’Europa ha bisogno di ingrandirsi, la si impoverisce. E’ un po’ un Unione al ribasso quella che noi proponiamo di costituzionalizzare.»
Articolo III-122 e III-166: i servizi pubblici
Hollande
«I socialisti europei si battono da numerosi anni per ottenere questo riconoscimento chiaro dei servizi pubblici. Devono poter sfuggire, come dispone il trattato, alle regole della concorrenza per il compimento della missione particolare che è loro stata affidata. Questo testo è il primo trattato europeo a consacrare un’esistenza giuridica autonoma ai servizi pubblici, che non sono più definiti come eccezione alla regola della concorrenza, ma riconosciuto come strumento in condizionabile della «coesione sociale» all’interno dell’Unione europea. L’articolo III-122 offre una chiara base giuridica e riconosce agli stati membri la «competenza di fornire e finanziare questi servizi». L’articolo II-96 riconosce i servizi pubblici come «previsti dalle costituzioni e pratiche nazionali ai fini di promuovere la coesione sociale e territoriale». Il trattato costituzionale afferma che le regole della concorrenza che servono a lottare contro i monopoli non pregiudicano il regime di proprietà delle imprese, che permette di conservare i servizi pubblici senza aperture di capitale. Le privatizzazioni non sono decise dall’Europa ma dagli stati. I governanti che hanno chiesto di realizzare le privatizzazioni delle imprese pubbliche dovranno, più di altri, ricordarsene.
Se il trattato costituzionale fosse rigettato, resteremmo nella condizione attuale dove la legge della concorrenza è permanentemente opposta ai servizi pubblici per alterare il loro funzionamento e la loro stessa presenza. Le attuali esigenza europee, senza questo trattato, limitano lo sviluppo dei servizi pubblici proibendo gli aiuti di Stato, risorsa dei finanziamenti per i servizi pubblici in Francia.
Fabius
I servizi pubblici sono il cuore del legame sociale e della coesione territoriale. In Francia sono minacciati allo stesso tempo dalla politica del governo e da certe decisioni europee. Sfortunatamente non sono al centro del testo costituzionale. Sono ribattezzati «servizi di interesse economico generale»(Sieg). Cosa significa ciò? Le direttive europee adottate negli ultimi 10 anni danno un’indicazione: per le telecomunicazioni, l’energia, i trasporti o le poste designano un servizio minimale garantito, al di sotto dell’esigenza di solidarietà e uguaglianza che noi proponiamo. Per un gioco di scrittura l’articolo III-122 che riconosce il Sieg…rimanda agli articoli III-166 e III-167. Ma questi articoli riaffermano il primato delle «regole della concorrenza» sui servizi pubblici, con eccezione di poche deroghe. La Corte di giustizia interpreta in modo restrittivo queste eccezioni.Sarebbe illusorio vedere nella menzione del Sieg un progresso decisivo in rapporto al quadro attuale. Una vera innovazione sarebbe stata quella di riconoscere i servizi pubblici come «valori» dell’Unione nella prima parte del testo. E di precisare che i servizi pubblici possono limitare l’applicazione dei principi di concorrenza. Dopo un «no» della Francia, questo deve poter essere un obbiettivo per negoziare.
Articoli IV-443, IV-444, IV-445: le procedure di revisione
Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione può sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare il presente trattato.(…)
Qualora il Consiglio europeo, previa consultazione del Parlamento europeo e della Commissione, adotti a maggioranza semplice una decisione favorevole all'esame delle modifiche proposte, il presidente del Consiglio europeo convoca una Convenzione composta di rappresentanti dei parlamenti nazionali degli Stati membri, dei Capi di Stato o di governo degli Stati membri, del Parlamento europeo e della Commissione. (…)
La Convenzione esamina i progetti di revisione e adotta per consenso una raccomandazione a una Conferenza dei Rappresentanti dei governi degli Stati membri (…)
Una Conferenza dei Rappresentanti dei governi degli Stati membri è convocata dal presidente del Consiglio allo scopo di stabilire di comune accordo le modifiche da apportare al presente trattato.
Hollande
«la revisione del trattato non è possibile se non all’unanimità, ma ciò non è nuovo. E’ il caso di tutti i trattati, quello di Nizza compreso. Molto fortunatamente le revisioni saranno possibili. Da vent’anni a questa parte, in media abbiamo conosciuto un nuovo trattato ogni quattro anni a dispetto della regola dell’unanimità (Atto unico, Maastricht, Amsterdam, Nizza, Bruxelles).
Al contrario il trattato costituzionale introduce alcune nuove disposizioni che rendono la revisione più facile:
-Dall’entrata in vigore del trattato (nel 2006) il parlamento potrà fare delle proposizioni di revisione.
-La creazione di una «clausola passerella.» generale permette, all’interno dei domini di competenza che necessitano ancora l’unanimità, di passare alla maggioranza senza la revisione del trattato costituzionale nell’insieme. Per ciò basterà che una decisione sia presa dal Consiglio europeo.
-L’utilizzazione delle cooperazioni rinforzate è facilitata.
-Infine, il diritto di petizione permette ai cittadini di prendere l’iniziativa.
Se votare sì renderebbe impossibile la revisione del trattato costituzionale, allora votare no renderebbe impossibile la revisione del trattato di Nizza (che ciascuno riconosce come paralizzante) e i sostenitori del no farebbero allora bene a riflettere! Meglio partire da un trattato migliore che da uno peggiore!»
Fabius
«Il rischio è quello della glaciazione. Molti sostenitori del sì convengono che questa Costituzione non è molto soddisfacente e intendono revisionarla appena adottata. Ma la revisione in realtà è quasi impossibile. L’articolo citato concerne la procedura ordinaria di revisione. Vengono aggiunti tre articoli portanti sulle procedure semplificate. In ogni caso l’unanimità degli stati membri in seno al consiglio (25 governi e 25 parlamenti) è richiesta, che si tratti di istituzioni o di politica dell’Unione. Questo significa che sarà molto difficile o impossibile revisionarla. Io resto, per quanto mi riguarda, fedele a ciò che i socialisti avevano scritto all’unanimità la scorsa primavera:»E’ decisivo che le modalità di revisione della Costituzione distinguano le materie costituzionali dalle politiche dell’Unione per le quali la maggioranza qualificata è indispensabile.» Alcuni credono di rispondere evidenziando che, se la Costituzione non può essere rivista se non all’unanimità, era già così prima. Il ragionamento è largamente speculativo poiché non tiene conto dell’evoluzione dell’Europa. Le revisioni precedenti sono state acquisite tra un minor numero di Stati, più omogenei, uniti per affinità che facilitavano il consenso. Le difficoltà saranno molto più pesanti con 25 o 30 membri. Inoltre, se il testo della costituzione fosse adottato, e all’interno di molti paesi con un referendum, la sua legittimità politica sarebbe molto più forte del trattato di Nizza. La sola vera revisione è il «no». Con questo progetto di Costituzione la domanda posta ai francesi si riduce a: volete scegliere un’Europa annacquata, liberale e atlantizzata?
L’obbiettivo di un’Europa come potenza implica un progetto rinegoziato. Dopo il «no» della Francia o di un altro paese sarà necessario migliorare il testo almeno su tre aspetti: concentrarsi sulle istituzioni e sulla carta, scartando l’enorme parte III consacrata ai politici; rendere le cooperazioni rinforzate più facili (6 stati sufficienti); permettere una revisione del testo con attraverso la maggioranza qualificata, per lasciare aperto l’avvenire. Queste tre modifiche non hanno nulla di massimalista. Dovrebbero contribuire ad evitare l’annacquamento dell’Europa e permettere la sua rivalutazione. Parallelamente sarà necessario proporre ai nostri partner un nuovo approfondimento delle politiche dell’unione, per andare verso un’Europa più sociale. Questo cammino di volontà e di costituzione europea passa per il «no». La nostra parola d’ordine è stata fin qui:»Ora l’Europa sociale». Non sono d’accordo nel trasformarla in « ora l’Europa liberale». Non sento i socialisti, la sinistra e più in generale il popolo francese approvare a fianco di Chirac e Sarkozy un testo così contestabile.»
- "Pourquoi il faut dire oui à la Constitution européenne"
di Francoise HOLLANDE
http://www.liberation.fr/page.php?Article=255748
- "Pourquoi il faut dire non à la Constitution européenne"
di Laurent FABIUS
http://www.liberation.fr/page.php?Article=256052
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