Interventi civili nei conflitti e nelle crisi, l’Europa fa progressi…Gli USA la (in)seguono.

di Matteo Menin (Responsabile politiche e reti europee del CSDC)
Fonte: Pacedifesa anno II numero 11 - Newsletter del Centro Studi Difesa Civile - 31 dicembre 2004

Con le decisioni prese dai ministri della difesa e degli affari esteri lo scorso 22 novembre, l’Unione europea continua a fare progressi nel dotarsi di strumenti militari e civili di intervento nelle crisi internazionali. Nel frattempo le Ong del peacebuilding cercano di influire sul processo.
Anche gli Stati Uniti, però, cominciano a sviluppare proprie capacità. Sebbene i settori siano gli stessi previsti dall’UE, gli USA sembrano seguire un approccio diverso e, almeno per ora, l’Europa pare godere di un vantaggio.

Capacità Militari:
Il Consiglio dei Ministri della difesa e degli esteri del 22 novembre 2004 ha approvato la creazione di 13 gruppi tattici (Battle groups)/ forze di reazione rapida entro il 2007 composti da 1500 uomini ciascuno e pronti ad essere dispiegati sul terreno entro 15 giorni dalla richiesta del Consiglio europeo. I primi due gruppi, a guida francese e britannica, dovrebbero essere pronti già nella prima metà del 2005, mentre l’Italia ha preso un analogo impegno per la seconda metà del prossimo anno. L’Italia dovrebbe provvedere a fornire questi uomini sia autonomamente sia insieme ad altri stati (Slovenia, Ungheria, Spagna, Grecia e Portogallo).
I compiti dei gruppi tattici dovranno rientrare nelle cosiddette missioni di Petersberg aggiornate (si veda Pacedifesa anno II n. 9 - Ottobre 2004)
I "modelli di intervento" sono l’attuale operazione ALTHEA in Bosnia-Herzegovina (che ha sostituito le forze Nato dell’operazione Sfor, sebbene restino 200 militari Usa e si avvalga ancora delle strutture Nato) e l’operazione ARTEMIS nella Repubblica Democratica del Congo (a supporto dell’operazione MONUC dell’Onu) oggi conclusa. Oltre che nel vecchio continente, infatti, le forze europee dovrebbero venire impiegate soprattutto in Africa a supporto di quelle dispiegate nel quadro dell’Unione Africana:

- Il mandato dei 7000 militari impiegati in Bosnia Hezegovina prevede ruoli di polizia per la prevenzione di scontri e protezione del rientro dei profughi oltre che di supporto alla formazione di un esercito multietnico che integri bosniaci, croati e serbi in un'unica forza sotto il controllo di un nuovo ministero della difesa.
Gli italiani, insieme a francesi, spagnoli e portoghesi saranno dislocati nel sud-est del paese inclusa la città di Mostar.

- Gli scenari più probabili di un possibile impiego a sostegno delle missioni dell’Unione Africana (UA) sono il Darfur, dove l’UA ha deciso di inviare 4000 soldati a garanzia del cessate il fuoco e la Costa d’Avorio.
I ministri hanno anche approvato il programma di lavoro ed il budget di 20 milioni di euro, per il 2005, dell’Agenzia europea per la difesa (Agenzia nel settore dello sviluppo delle capacità di difesa, della ricerca, dell'acquisizione e degli armamenti)

A questi progressi corrisponde anche la necessità di colmare con urgenza alcune lacune, identificate dall’Alto rappresentante per la PESC/PESD Solana nel trasposto strategico e nelle procedure decisionali; aspetto, quest’ ultimo, non secondario se consideriamo che le decisioni PESD restano ancora sotto il pieno controllo degli stati membri e che le divisioni fra stati europei partecipanti alle missioni Onu (entro il quadro Onu dovrebbero realizzarsi gli interventi dell’UE) ed i rimpalli di responsabilità hanno impedito in passato il successo di molte missioni di caschi blu.

Capacità Civili:
Con l’Adozione del paino d’azione europeo per lo sviluppo degli aspetti civili della PESD adottato dal Consiglio europeo del giugno 2004 e la conferenza ministeriale di impegno per lo sviluppo delle capacità civili del 22 novembre 2004, l’UE ha definito i prossimi passi nella direzione di un potenziamento, anche qualitativo, degli strumenti non militari di intervento nelle crisi e nei conflitti.
Le attuali capacità civili di intervento nei conflitti e nelle crisi, raggiunte dall’Unione europea attraverso impegni presi dagli stati membri [1], sono le seguenti:
5761 esperti di Polizia, 631 esperti di stato di diritto, 562 nel settore dell’amministrazione civile, 4988 nel settore della protezione civile.
A questi quattro settori, già definiti dal Consiglio europeo di Feira del 2000, si è deciso di aggiungere altri due settori e, anche in questo caso, sono state identificate le relative risorse messe a disposizione dai paesi membri: 505 esperti nell’area del monitoraggio e 391 esperti in diverse aree - diritti umani, affari politici, genere, SRR (riforma del settore della sicurezza)- che dovrebbero fornire supporto ai Rappresentanti speciali dell’UE inviati nelle diverse aree di crisi. Restano da definire la capacità in altri settori quali la mediazione, il controllo delle frontiere, il settore DDR - disarmo smobilitazione e reinserimento dei militari e paramilitari, le comunicazioni di massa (media policy).
E’ stato quindi approvato un approccio sistematico per guidare l’ulteriore sviluppo (qualitativo e quantitativo) delle capacità civili che dovrebbe essere completato entro il 2008 e portare al raggiungimento del cosiddetto obiettivo primario (Headline goal) per la gestione civile delle crisi. Un analogo approccio era stato utilizzato per le capacità militari.
Per i diversi interventi verranno impiegati dei "pacchetti integrati" di diverse capacità, in pratica delle squadre "multifunzione" di esperti nei vari settori dispiegabili entro 30 giorni dalla decisione di intervenire (Civilian Crisis Response teams).
A seguito delle pressioni delle Ong, i rappresentanti dei governi responsabili per gli aspetti civili delle crisi (i diplomatici che compongono il comitato "CIVICOM") hanno incontrato una delegazione delle organizzazioni appartenenti ad EPLO per discutere della partecipazione della società civile alla gestione civile delle crisi (vedasi Azione delle reti europee qui sotto).
Le missioni ufficiali di gestione delle crisi dell’UE sono attualmente quattro: due missioni di polizia, una in Bosnia-Herzegovina (EUPM) ed una in Macedonia (PROXIMA); una di rafforzamento dello stato di diritto in Georgia (THEMIS) e la missione di monitoraggio nei Balcani occidentali (EUMM).
A queste si dovrebbe aggiungere presto una missione di polizia a Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo e sono in fase di valutazione una missione integrata di esperti (stato di diritto, amministrazione civile e polizia) in Iraq oltre che una nel settore SSR sempre nella Repubblica Democratica del Congo.
Anche per le missioni civili gli ostacoli e le difficoltà non mancano, in particolare dal punto di vista del coordinamento fra Stati Membri, Commissione e Consiglio oltre che fra capacità civili e militari (nel caso in cui venissero utilizzate contemporaneamente), per quest’ultimo aspetto è stata creata, in seno allo Stato maggiore dell’UE, una cellula civile-militare che dovrebbe occuparsi della pianificazione e del supporto alle diverse operazioni.

L’Azione delle reti europee:

- Il 25 novembre, una delegazione di EPLO (in cui era presente un rappresentante di EN.CPS e NP) ha incontrato i membri del CIVCOM (Comitato per la gestione civile delle crisi) del Consiglio UE. Durante l’incontro è stata presentata e discussa la posizione di EPLO sull’implementazione del piano di azione per gli aspetti civili della PESD.

Fra le proposte fatte nel documento, elaborato dal gruppo di lavoro di EPLO:

L’inclusione delle expertise delle Ong del peacebuilding nell’obiettivo primario 2008, oltre che nelle altre aree già individuate e nel meccanismo di analisi delle esperienze acquisite.

Il coinvolgimento delle Ong e della società civile, compresi gli attori locali che lavorano per la pace, nella pianificazione e implementazione delle missioni, al fine di promuovere l’appropriazione locale dei processi di costruzione della pace. Anche utilizzando gli strumenti che i dialoghi in corso fra società civile europea e locale forniscono.

La creazione di strumenti di consultazione anche informale, ma sistematica delle Ong del peacebuilding.

Fra i temi affrontati nella discussione, oltre che i recenti sviluppi di capacità civili dell’UE: la necessità di rendere gli strumenti e le politiche dell’UE nell’ambito del peacebuilding più democratiche e partecipate oltre che le procedure più trasparenti; una più ampia consultazione e coinvolgimento delle Ong del peacebuilding nel processo di definizione delle capacità PESD e la definizione di possibili strumenti di cooperazione e dialogo (come la proposta del CSDC di una consultazione più sistematica attraverso la creazione di un crisis managment e conflict prevention contact group) nel rispetto reciproco dei diversi ruoli fra attori statali e nongovernativi. I rappresentanti dei governi hanno chiesto maggiori informazioni sull’attività di EPLO e delle organizzazioni membre ed il rappresentante della prossima presidenza di turno (del Lussemburgo dal gennaio 2005) ha dato la propria disponibilità per continuare nei prossimi mesi il processo di consultazione già avviato con EPLO.

- E’ iniziata preparazione per le assemblee annuali di EN.CPS e Nonviolent Peaceforce, quest’anno si terranno dal 22 al 26 Aprile 2005 a Cluj-Napoca in Romania, ospitate dal nostro partner rumeno PATRIR (Peace Action Training and Resource Institute of Romania).

Le Capacità Civili USA:
L’interesse allo sviluppo ed impiego di capacità civili nelle crisi e nei conflitti, però, non è solo europeo, anche gli USA prestano sempre maggiore attenzione alla necessità di utilizzare personale adeguatamente preparato – e non militare – nei conflitti e nelle crisi, specialmente per le fasi di ricostruzione postbellica. Sono da segnalare soprattutto due iniziative: la presentazione dello "Stabilization and reconstruction civilian management act" del 2004 (S.2127) da parte del senatore americano Richard Lugar in cui si chiede, tra l’altro:
La creazione di Corpo di intervento rapido e di una riserva per missioni di stabilizzazione e ricostruzione civile per paesi in conflitto o in fase di transizione da un conflitto.
La creazione di un apposito ufficio per il coordinamento presso il Dipartimento di Stato, che dovrebbe svolgere quattro funzioni: monitoraggio dell’instabilità politica ed economica e pianificazione degli interventi di stabilizzazione e ricostruzione; sviluppare il coordinamento fra le diverse agenzie; identificare gli attori statali, locali, ed il personale del settore privato da utilizzare; coordinare la pianificazione civile-militare.
Il rapporto dello United States Institute for Peace (USIP) "Building civilian capacity for U.S. stability operations: rule of law component" in cui si propone: la creazione di un ufficio per le operazioni nell’ambito dello stato di diritto (ORLO – Office for Rule of Law Operations) a cui spetterebbe il dispiegamento di poliziotti, giudici, procuratori, ufficiali di polizia penitenziaria, ecc. che affiancherebbero le forze militari USA, che non sono preparate né equipaggiate per questo tipo di funzioni [2]. L’ORLO verrebbe creato in seno all’ufficio del Segretario di stato all’interno di una struttura più ampia che dovrebbe riunire anche altre funzioni civili: prevenzione e persecuzione dei crimini di guerra, assistenza umanitaria, governance, sviluppo dei media, la ricostruzione e le attività di riconciliazione.
Tuttavia l’UE parrebbe essere meglio attrezzata e si trova senz’altro in una fase più avanzata di sviluppo di queste capacità, tanto che lo studio dello USIP si sarebbe ispirato alle capacità europee e avvalso anche della consulenza delle strutture UE.
Vi sono tuttavia alcune differenze significative riguardo al tipo di attori a cui sono affidati questi compiti - fino ad oggi, infatti, le forze di polizia impiegate dagli Usa nelle operazione delle Nazioni Unite o dell’Osce venivano fornite da imprese commerciali attraverso gare di appalto e non dai servizi di polizia nazionali - ed il contesto in cui verranno utilizzate: se infatti per l’Europa è chiara la necessità del coinvolgimento delle Nazioni Unite e/o di organizzazioni internazionali regionali, oltre che il coinvolgimento di paesi terzi, per gli USA questo coinvolgimento è auspicabile ma non essenziale secondo quanto affermato più volte dall’aministrazione Bush e confermato da Colin Powell in una recente intervista al Financial Times [3]

Per informazioni e commenti: europe@pacedifesa.org

Note: Fonti/Links:

EPLO: http://www.eplo.org EN.CPS: http://www.en-cps.org NP: http://www.nonviolentpeaceforce.org
Sulla legislazione USA: http://www.congress.org
United States Institute for Peace: http://www.usip.org
Sulle capacità civili e militari in ambito PESD: http://ue.eu.int
2622nd EXTERNAL RELATIONS Council meeting (provisional version) - Brussels, 22-23 November 2004 http://ue.eu.int/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/en/gena/82773.pdf
Summary of the remarks made by EU HR Javier SOLANA - Military Capabilities Commitment Conference/ Civilian Capabilities Commitment Conference: http://ue.eu.int/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/en/declarations/82746.pdf
Military Capability Commitment Conference - Brussels, 22 November 2004 :
http://ue.eu.int/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/en/misc/82761.pdf
Civilian Capabilities Commitment Conference: Ministerial Declaration - Brussels, 22 November 2004: http://ue.eu.int/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/en/misc/82760.pdf

Per informazioni e commenti: europe@pacedifesa.org

Note:
1) L’utilizzo di queste capacità resta sotto il pieno controllo degli Stati Membri che decidono di metterle a disposizione dell’Unione Europea.
2) http://www.usip.org/pubs/specialreports/sr118.html
3) www.ft.com del 9/11/2004

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