La normalizzazione della guerra
Tra poco diventerà realtà il disegno di legge delega per la revisione delle leggi penali militari (di pace e di guerra), recentemente approvato al Senato. Fra qualche settimana, infatti, la Camera probabilmente approverà nuove norme per le missioni dei volontari all’estero, che estenderanno la legge marziale a tutti coloro che si trovano sul territorio sottoposto a controllo militare da parte delle forze armate del nostro paese. La proposta, presentata congiuntamente dal Ministro della difesa e da quello della giustizia (Martino e Castelli), ha destato notevole preoccupazione in vari settori della società italiana. Tanto che Mercoledì a Roma, presso palazzo Marino alla Camera, il Forum dei deputati pacifisti ha richiamato la società civile, che maggiormente verrà colpita da un provvedimento che lede le libertà civili di tutti, a impugnare ancora una volta le forze della pace.
“Abbiamo convocato l’incontro perché si capisca quanto questo provvedimento, in cui si normalizza il concetto di guerra, sia pericolosissimo” ha detto Silvana Pisa del gruppo parlamentare dei Ds, sostenendo che “dietro un provvedimento all’apparenza molto complicato e tecnico, pieno di formule asettiche, si nascondo realtà terribili”.
Domenico Gallo, costituzionalista, le ha fatto eco entrando nel merito delle questioni. “Questa legge ordinaria avrà un forte impatto sul complessivo sistema istituzionale” spiegando come la proposta inciderà profondamente sui poteri e sui diritti dei cittadini. “Non solo - ha detto preoccupato - estendendo la legge marziale, i reati comuni diventano militari, ma con il paragrafo 4.c del disegno di legge questa entra in vigore anche se non è dichiarato lo stato di guerra”. Questo sarà possibile perché nei luoghi oggetto di missione militare italiana verrà applicata la legge penale militare di guerra indipendentemente dalla dichiarazione dello stato di guerra. Facendo sì che vengano puniti in potenza tutti coloro che siano ritenuti colpevoli di illecita raccolta, pubblicazione e diffusione di notizie militari. Ovvero di tutti quei cittadini che operano autonomamente dalle istituzioni militari, come Ong e giornalisti.
Da parte dei presenti è stata espressa altrettanta preoccupazione. Tutte le anime pacifiste presenti (dall’Arci a peacelink, dagli obiettori di coscienza a Bastaguerra dei social forum passando per le Donne in Nero), sono convenute sulla necessità di avviare un tam tam generalizzato per arrivare al più presto alla creazione di una campagna civile che fermi il disegno di legge o che l’abroghi nell’eventualità nefasta che essa passi. Chiara Cavallaro di ART 11 (organizzazione nonviolenta che da quasi cento giorni sta facendo un sit-in di protesta per il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq davanti a Palazzo Chigi) riferendosi al progetto di revisione Martino-Castelli ha sostenuto senza mezzi termini: “se queste norme fossero state in vigore qualche anno fa, le indagini sull’uranio impoverito non sarebbero state possibili”.
Insomma dalla riunione è emerso chiaro e tondo che, se la proposta dovesse passare, come è probabile che avvenga, vista la maggioranza di destra e la disattenzione irresponsabile del centro-sinistra, i giornalisti, i membri delle Ong e chiunque sia testimone di verità scomode per il comando militare (a cui viene affidato il controllo del territorio) rischierebbe di subire processi e carcere per molti anni.
Ma soprattutto è stato ricordato che l’operazione politica che sta dietro questo affondo guerrafondaio può essere fermata solo se la stampa, le Ong, i militari (a cui il provvedimento regala il “reato di protesta” ha sostenuto Gallo) e i cittadini attenti ai diritti civili capiscano fino in fondo la pericolosità di questa ''normalizzazione della guerra''.
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