Non fuochi d’artificio ma compassione !
Comitati e commissioni si danno da fare per raccogliere fondi spesso battendo casa per casa finendo per opprimere la popolazione che spesso si sente costretta a fare l’offerta. Si moltiplicano le feste durante l’anno per aumentare i guadagni. Il Sacro diventa l’occasione per fare denaro equivoco e illecito.
Grava su queste feste il sospetto che dietro a questi comitati organizzativi si celi la presenza della criminalità organizzata che non perde l’occasione per fare denaro. Ci sono parroci che si oppongono e soffrono perché si rendono conto che il più delle volte queste feste sono espressioni più pagane che cristiane dove la fede viene dissociata dai gesti religiosi esterni. I gesti esterni durante queste feste spesso non hanno niente a che fare con la fede profonda. A volte sono ricordi di un avvenimento straordinario iniziato molti anni prima: un miracolo, una visione, un evento. Si ripetono i gesti o le processioni e si sono perdute le motivazioni legate all’avvenimento straordinario. La festa patronale in alcuni posti diventa più festa profana che religiosa. Ci sono parrocchie che vanno a gara invitando la cantante di grido con spese notevoli. Ma anche qui purtroppo bisogna fare ‘audience’ e attirare molta gente.
La festa patronale è un bisogno umano e religioso. Riflette la necessità di interrompere la fatica del lavoro quotidiano per riposare. In passato il lavoro manuale era estremamente faticoso e la giornata lavorativa cominciava all’aurora e finiva all’imbrunire. Il periodo estivo era particolarmente massacrante per la lunghezza della giornata. La Chiesa, nella sua saggezza, aveva moltiplicato le feste per dare riposo agli operai e ai braccianti. In un tempo che le Sacre Scritture erano riservate agli “illuminati” e l’accesso al libro sacro era riservato ai pochi il popolo esprimeva la sua fede in maniera semplice e collettiva. Tante feste religiose sono state la ‘conversione’ di feste pagane legate al ciclo della natura e della riproduzione, trasformate in feste cristiane. L’avvenimento straordinario del Concilio Vaticano II conclusosi nel 1964 tra le tante novità dello Spirito Santo, ci ha introdotti e immersi nella Parola di Dio e siamo appena all’inizio di questa ‘immersione’. Una fede adulta si alimenta con le Scritture, non ha bisogno di molte devozioni. La Sacra Scrittura non produce devozioni, non conduce alla devozione verso i Santi ma alla figura centrale che è il Cristo. La Sacra Scrittura dà vita ad una forte spiritualità cristocentrica. Nella nostra vita religiosa i santi devono stare al loro posto e non occupare luoghi religiosi interiori della nostra vita di fede.
E’ Gesù di Nazaret il Cristo, il centro della nostra vita. Una recente inchiesta sulla religiosità degli italiani ha rivelato che Cristo è in basso nella graduatoria degli invocati e dei pregati. Prima vengono altri santi dai miracoli facili. Qualche volta dietro la sponsorizzazione di alcuni santi ci sono lobby con forti interessi economici che finiscono per fare forti pressioni popolari e mediatiche. Qualche santo italiano è un’autentica miniera economica e attorno a lui si moltiplica il denaro e sono convinto che questi si “rivolta nella tomba” per come viene usato e strumentalizzato. I Santuari sono le oasi all’interno di un mondo che diventa sempre più secolarizzato dove Dio viene messo al margine e soprattutto non si vogliono da parte di molti che si esprimano gesti esteriori della fede. Frantumati da questa società che non fa più da contenitore, ma al contrario spezza, frantuma tutti noi abbiamo bisogno della festa per rimetterci insieme, per fare unità dentro di noi e ritrovare pace e unità interiore. La festa patronale è il luogo dove dovremmo ritrovare noi stessi, il momento di metterci un po’ davanti a Dio, per stare con Lui e fare il punto della nostra situazione esistenziale. Non è il tempo del fracasso e dei fuochi d’artificio.
Abbiamo bisogno di feste religiose vere che diventino santuari all’interno della nostra vita interiore. I Santuari sono spesso i luoghi dell’’innamoramento’. La visita al santuario preparata, non “turismo religioso”, non visita turistica frettolosa fra un gelato e l’altro, fra la visita al monumento e l’altro, correndo…ma cercata, è quasi sempre incontro profondo con il Signore. Assillati da mille preoccupazioni, a volte anche da sofferenze, oppressi dal tempo che ci obbliga spesso a scelte difficili ecco che entrando nel santuario usciamo dalla dimensione del tempo e dello spazio secolarizzato e diventiamo ricettivi all’ascolto non di musiche o fuochi d’artificio, ma all’ascolto suo, del Signore… Molti oggi vivono il tempo delle ‘identità fluttuanti’ e in nome di un’apertura all’altro o alle altre religioni rinunciano ai segni esterni della nostra religione, come se non avessimo un passato e un’identità basata sulla fede e sulla Chiesa. Più che mai oggi siamo chiamati a dar conto della nostra fede senza lotte o battaglie ma in un dialogo sereno e rispettoso. La nostra identità religiosa e di fede è qualcosa che cresce e si purifica ma non è mai rinunciataria.
Che cosa hanno a che fare tante feste patronali con tutto questo, perché tanto rumore per nulla? Perché tanto spreco economico in fuochi d’artificio? Non si onora il santo così! E tanto meno Gesù Cristo! Questo denaro sprecato potrebbe essere usato per praticare la giustizia? E per evitare ambiguità e confusioni termino con le parole del Profeta Michea: “ …pratica la giustizia, ama con tenerezza, cammina umilmente davanti al tuo Dio” (Confronta il capitolo 5)
Da tempo c’è l’associazione Casa per la non violenza di San Ferdinando di Puglia (Foggia) che propone un cammino nuovo insistendo contro lo spreco economico dei fuochi d’artificio affinché tutti noi possiamo ritrovare la compassione.
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