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La sofferenza psichica

Ogni tanto mi affaccio sul dolore e la sofferenza psichica, la sofferenza dell’anima. Non la mia ma quella di persone che incontro nella mia giornata. Sono un fortunato perché nella mia vita non ho mai avuto bisogno di tranquillanti, psicofarmaci o altro tipo di medicine per i problemi di carattere psichico. Per la verità in tutta la mia vita ho fatto poco uso delle normali medicine e solo ora che con il passar degli anni sono diventato fisicamente più vulnerabile ricorro a qualche aspirina e in alcune occasioni a qualche antibiotico per la bronchite cronica.
26 febbraio 2007
Padre Giorgio Poletti (Missionari Comboniani Castel Volturno)

sofferenza psichica


Nel mondo degli immigrati sta aumentando sempre più il numero delle persone con problemi psichici. L’Italia non è il paradiso sognato da molti immigrati che nei loro paesi sono illusi dall’informazione multimediatica e dalla propaganda del nostro modello di sviluppo. Il mondo della tecnica, della scienza applicata alla tecnica ha rivelato tutti suoi limiti. Siamo un po’ tutti vittime del modello di sviluppo occidentale. Arrivano tra mille difficoltà indebitandosi per pagarsi il viaggio, spesso si tratta di donne vittime della malavita organizzata e dei trafficanti internazionali.. Molti immigrati si frantumano in questa nostra società che non rispetta nessuno e aumenta sempre più il numero delle vittime.

I sogni si infrangono e rimane la triste realtà fatta di provvisorietà, di illegalità e di lotta per la sopravivenza. Il permesso di soggiorno è per loro come l’entrata in paradiso, la porta che apre a loro la possibilità di sistemarsi. Esistono questi mondi sommersi, autentiche sacche di disperazione e di lotta per la sopravivenza. Sono persone dal volto umano, non numeri e statistiche: hanno carne e sangue come noi. Monica ha 22 anni, arrivata circa tre anni fa dalla Polonia con uno dei pulmini che settimanalmente fanno la spola tra l’Italia e la Polonia. La Polonia è attualmente un paese in transizione. Il passaggio dalla dittatura alla democrazia non è stato indolore. Il sistema comunista nonostante tutto faceva da “contenitore” per tanti che non avevano altri punti di riferimento, lontani anche dalla Chiesa cattolica.

Il “contenitore” dava una certa stabilità sociale, identità e senso di appartenenza. In fondo anche una sicurezza psicologica. Improvvisamente si è sgretolato il “sistema” e molti polacchi si sono ritrovati senza punti di riferimento, abbandonati a loro stessi. Spero che questa “diaspora” polacca che vive sul litorale non sia indicativa del mondo polacco. Sono molte le donne che vengono per guadagnare e mantenere i figli in Polonia, per farli studiare. I mariti o i compagni sono rimasti in Polonia e sembra proprio che chi siano andati in crisi siano soprattutto gli uomini. Spesso si tratta di donne separate, dove l’uomo non è stato capace di mantenere e tenere unita la famiglia. Nella mia zona l’alcolismo è molto praticato come fuga dai problemi quotidiani e dalla mancanza di senso.

Monica arrivata tre anni fa ha oggi 22 anni, dopo poco tempo si è trovata un compagno polacco e insieme hanno generato un bambino che ora frequenta la nostra scuola materna. Avevo visto Monica e il compagno passeggiare sulla Domitiana spingendo il carrozzino del bambino. Sono molto discreto quindi non investigo sulla vita degli altri. Poi ecco che i maestri della scuola materna mi hanno messo in guardia: Domenico il bambino mostra segni di trascuratezza, a casa non lo seguono bene, non presenta segni di battiture o lividi, ma la sua pulizia lascia a desiderare ed è sempre triste. Il padre infine si presenta perché la moglie è sparita improvvisamente da casa senza dire niente e ci racconta che la compagna è stata ricoverata all’Igiene Mentale, che dovrebbe seguire una cura ma che non la vuol fare. Dopo giorni di ricerca la ritroviamo sporca e lacera sulla strada e riusciamo a portarla all’ Igiene Mentale dove viene trattata e ricoverata per alcuni giorni. Scopro che da tempo Monica, tra mille difficoltà, è seguita dai medici che fanno il possibile per aiutarla, che vanno anche a casa per il trattamento. Scappa ancora altre due volte e la ritroviamo in condizioni pietose. Ha solo 22 anni, in stato confusionale può succederle di tutto…. Non vuole fare il trattamento: prendere le pastiglie al mattino e alla sera. Il suo compagno non si rende conto della gravità della situazione, Monica corre il rischio di diventare cronica e di passare la sua vita tra brevi ricoveri o un continuo Day Hospital.

I medici dell’Igiene Mentale sono molto preoccupati, tentati di compiere un intervento coercitivo su Monica, ma anche questa è una cosa dolorosa, poi c’è di mezzo il bambino che ha solo due anni e ci preoccupa. Frequentando l’ambiente dell’Igiene Mentale mi rendo conto della battaglia giornaliera immane che i medici e infermieri devono fare per rispondere alle numerose richieste di intervento terapeutico. Nel caso di Monica troviamo per intanto una soluzione provvisoria: da me prende le medicine sia al mattino come alla sera, non le prende da altri. Anche questo è un problema perché si crea la dipendenza ed è necessario trovare un’altra soluzione.

Questo mio intervento mi introduce in un “altro mondo” , si è spalancato il mondo della sofferenza psichica, della sofferenza dell’anima. Avverto in Monica il bisogno di una vita diversa, non si possono passare anni in uno scantinato maleodorante tra una sigaretta e l’altra perdendo completamente la nozione del tempo e il senso della vita, degli affetti in un livellamento delle emozioni. Il silenzio di Monica è rotto nei momenti di crisi da cambiamenti rapidi dell’umore, da scatti aggressivi verso le persone, anche le più vicine. E’ un miscuglio di crisi dove malattia psichica ha tanti risvolti. Vive la solitudine chiusa nel suo mondo fatto di malinconia e di angoscia. Ogni tanto parla da sola nel bisogno di rompere il silenzio che accompagna la sua giornata. La invito ad uscire, a prendere una boccata d’aria, a venire alla scuola dove c’è anche suo figlio… ma esce solo quando ha finito le sigarette anche se piove.

In queste situazioni emergono i bisogni istintuali. Le medicine che prende hanno effetti collaterali, era una bella ragazza, ora si sta gonfiando, l’umore è stabile ma piano piano anche le emozioni si appiattiscono e il volto stesso perde di espressività. Monica è povera può solo contare sui medici e infermieri dell’igiene mentale che fanno realmente il possibile. Se fosse ricca potrebbe venir ospitata in una clinica dove potrebbe usufruire non solo della assistenza medica personalizzata ma in un ambiente di piccoli agi e comodità potrebbe migliorare. La nostra società prevalentemente “economica” non ha molti mezzi per curare le persone e gli anelli deboli che aumentano sempre più sono destinati a spezzarsi. La logica che va sempre più affermandosi dei “vincenti e dei perdenti” semina relitti sulla sua strada. A volte sogniamo una società diversa più umana, una società delle relazioni umane e del benessere condiviso. Mi chiedo quale sarà il futuro di Monica.

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