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Riflessione sulla Prostituzione Nigeriana. Alcuni aspetti sull’esodo di ragazze dalla città di Benin City.

PROSTITUZIONE: LE “ITALO”

E’ un fiume ininterrotto di ragazze che dalla città nigeriana di Benin City in questi ultimi decenni sono arrivate sulle strade d’Italia e d’Europa per dedicarsi alla prostituzione. Si tratta di traffico di esseri umani per sfruttamento sessuale.
22 aprile 2004
Padre Giorgio Poletti
Fonte: Missionari Comboniani di Castel Volturno


Prostituzione: le “ITALO”

Avevo lasciato da pochi minuti il Kelly Pastoral Centre di Benin City, arrivato da poco da Onicha e depositato il mio bagaglio aspettavo un taxi in Airport Road quando improvvisamente, con mia grande meraviglia, mi sono sentito abbracciare fortemente. Era Edith, una mia parrocchiana che rimpatriata forzatamente mesi prima dall’Italia ora continuava la sua vita di strada a Benin City.
In Nigeria le chiamano le “Italo”, sono le poche donne nigeriane di età matura che sono sopravissute alla “strada” in Italia e tornate in Nigeria hanno aperto un piccolo commercio, un negozio, hanno comprato una casa e si distinguono dalle altre nigeriane per un tenore di vita più alto. Vanno spesso con auto vistose e nell’immaginario delle donne di Benin City sono coloro che sono riuscite nella vita. Si sono comprate un marito che mantengono… Sono poche e hanno alle spalle una vita di prostituzione, un’ incalcolabile serie di incontri sofferti e subiti sulle nostre strade. Sono le prostituite che si sono rifatte una vita dopo molti anni di lavoro sessuale mal retribuito e soggetto a molti rischi e pericoli. Spesso sono quelle che all’inizio, giovani sono entrate nel giro della prostituzione, che poi pagato il riscatto si sono messe in proprio e infine sono diventate madam. Ci sono anche le altre, le molte che rimpatriate ricadono di nuovo nel giro del racket che le rispedisce di nuovo in Europa, caso mai in un’altra nazione. Ci sono quelle che ritornano molto malate, altre si sono prestate a rapporti ambigui con… per fare soldi in fretta e ora sono dei ruderi, ma queste non fanno notizia.. Fanno notizia e sono molto visibili quelle che hanno fatto i soldi.
E’ un’escalation: prostituta che paga il riscatto al racket, poi una volta libera prostituta in proprio e infine madam. Per molte di queste ragazze diventare madam è un sogno. L’attrazione per la bella vita ha un fascino incredibile, a questo si aggiunge la difficoltà di trovare lavoro.
Le famiglie povere o non abbienti provano gelosia quando vedono il tenore di vita delle Italo, e mandano le loro figlie a prostituirsi in Italia o in Europa. So che questo può impressionare, ma è documentato e io stesso l’ ho raccolto a viva voce a Benin City da testimoni autorevoli.
Certo il grado di consapevolezza può variare da persona a persona, ma è risaputo pubblicamente che le ragazze che vanno in Italia è quasi sempre per andare sulla strada. Finiranno nelle maglie dell’organizzazione che farà di loro delle “prostituite”. Il racket organizza anche il reclutamento, in città e nei villaggi limitrofi e paga le famiglie o anticipa il denaro per il viaggio. Molte di loro quando arrivano in Italia non sono proprio delle sprovvedute, sanno quello che vogliono: fare soldi e molto in fretta. Prima di partire il racket le ha preparate alla vita futura insegnando loro come abbindolare gli uomini, come usare il proprio corpo, con quali mezzi anche di tipo psicologico sedurre gli uomini. E’ un’autentica tecnica, come quella di usare “charm”, cosmetici ed altre cose. Non manca qualche caso di uso di droghe e altri trucchi per tenere legato il cliente. Fanno spesso la fila davanti all’ufficio postale a Benin City ed esiste una rete di comunicazione con l’Italia. A volte queste ragazze, soprattutto quelle che hanno pagato il riscatto, si trovano un italiano che paga loro i soldi per l’appartamento in cambio di prestazioni sessuali, oppure l’italiano si innamora e dopo un poco diventa “salvatore” e ricorre ad associazioni per il recupero della ragazza. Spesso le ragazze “abbindolano” il cliente e chiedono i soldi per il riscatto di molti milioni e gli italiani ci cadono… Anche questa è una tecnica che da risultati e le ragazze la utilizzano con diversi uomini anche contemporaneamente e all’insaputa dei clienti tra di loro.
A volte può succedere di trovare sulla strada la ragazzina sprovveduta, trapiantata dal villaggio repentinamente su una strada italiana, sorella o parente di una che da anni è in Italia. C’è anche la ragazza che non ha pensato a cosa significa “la strada”, ai suoi pericoli e si ribella una volta provata la durezza e schiavitù della strada. Ci sono quelle che vengono “piegate” nel corpo e nello spirito…, violentate e portate sulla strada. Ora i viaggi passano attraverso il Marocco e la Libia, evitando così le frontiere convenzionali e in questi viaggi le ragazze spesso rimangono incinta.
Purtroppo molte acquistano la mentalità della zoccola e finiscono per trovarsi bene a fare la prostituta, il guadagno è alto e fatto in fretta, soprattutto dopo aver pagato il riscatto. So di dire cose che possono contraddire una certa mentalità diffusa, che vede in tutte queste ragazze delle schiave, come degli oggetti irresponsabili, completamente in balia degli sfruttatori. Io non sono d’accordo con questa idea e l’esperienza di questi anni con la nostra comunità di riabilitazione di ragazze nigeriane di Benin City, i giorni passati in Nigeria e l’ascolto e dialogo con persone autorevoli nigeriane mi ha confermato che molte ragazze spinte dalle famiglie scelgono la strada per molti motivi, il racket paga ai padri una somma di denaro, l’illusione del facile guadagno, della vita facile, l’Italia come il paese dove il denaro cresce come l’erba …
Allora nasce una domanda: perché la maggioranza viene da Benin City e da Edo State, una città dalla cultura antica, attualmente di circa 205.000 abitanti. Ho camminato a piedi attraverso questa città, da King Square, ai mercati periferici, ho parlato con preti, con professori universitari, con le autorità, ho parlato alla televisione nigeriana, cercando di capire il perché di questo esodo di ragazze verso la prostituzione in Italia e l’Europa e ho sollecitato un loro intervento.
E’ una società “puritana”: esiste solo quello che non si vede. Si preferisce non parlare pubblicamente di quello che è vergognoso. Il denaro non puzza, diceva l’imperatore Vespasiano, quindi non importa se molto dello sviluppo e del commercio di Benin City è basato sulle rimesse di denaro mandate dall’Italia o dall’Europa frutto di prostituzione e droga…
Da Benin City è partita questa “corsa all’oro” ma secondo alcuni all’inizio le ragazze di Benin City si sono sparpagliate sul territorio nigeriano verso le altre città più ricche, solo più tardi queste ragazze che hanno esercitato la prostituzione nelle città nigeriane hanno trovato la strada verso l’Italia e in seguito c’è stato il corto circuito: perché prostituirsi in Nigeria quando in Europa si può fare soldi più in fretta? Ecco quindi il viaggio diretto verso l’Europa e l’intervento massiccio del racket organizzatore, a volte in passato con la connivenza di personale delle Ambasciate, anche quella Italiana.
Benin City era una città antica e povera dalle poche risorse, famosa per le sculture in legno e bronzo, con una qualità di vita bassissima e con pochissime probabilità di futuro, in special modo per le molte donne che non hanno possibilità di fare un matrimonio decente. La scolarizzazione è riservata ai soliti ricchi…
L’indice di natalità è elevatissimo, la media nazionale è sul 5,6. Ma la terra e le risorse basterebbero per una vita dignitosa per tutti se non ci fosse la cattiva distribuzione della ricchezza e lo sfruttamento delle risorse a beneficio dei pochi. I molti figli sono una ricchezza se non ci fosse il solito dislivello tra ricchi e poveri. E’ una società giovane che brulica di vita.
Il modello mediatico consumista fa sognare questi poveri, disposti a tutto pur di avere i beni di consumo (d’altronde è stato e continua ad essere anche il nostro sogno) e trovi la parabola che da l’accesso al mondo dei programmi televisivi europei e americani.
A Benin City l’evangelizzazione del tempo coloniale ha creato la mentalità che il discorso religioso inizia e si conclude in Chiesa e poco ha a che fare con la giustizia sociale, con il mercato, con il lavoro, con la distribuzione dei beni…
C’è chi dice che la prostituzione è iniziata al nord della Nigeria con il problema dei matrimoni prematuri e con l’abbandono di tante mogli, abbandonate sulla strada da mariti infedeli.
E’ una cultura maschilista esasperata dove la donna il più delle volte è considerata un oggetto.
Insisto su Benin City perché ritengo che se si vuole influire seriamente sulla prostituzione nigeriana, bisogna influire alla sorgente, “chiudere il rubinetto”. Chiaro che il problema è enorme e va dal modello mediatico che esportiamo, all’evangelizzazione e all’elevare la qualità di vita della donna.
La “famiglia allargata” con i suoi vincoli familiari e di lignaggio (clan) vincola le ragazze che spesso si prostituiscono per fratelli e sorelle per dar loro un futuro. Questo vincolo familiare rende estremamente difficile lasciare la prostituzione. Altre hanno figli in Nigeria da sostenere. La trasformazione deve essere strutturale, non solo invocare il cambiamento della singola ragazza ma anche la trasformazione sociale e culturale della società di Benin City, cosa che non siamo noi a dover fare, ma loro, aiutando le persone autentiche che si stanno impegnando secondo i loro criteri. Il modello consumista che continuiamo ad esportare distrugge la cultura africana e i suoi valori, lasciando solo il peggio: la superstizione e la paura, profondamente radicata nel mondo di Benin City, dove il religioso è marcato da spiriti malefici, dal Vodu, dal bisogno continuo di controllare la realtà usando dio e da una fame spaventosa di denaro. Il giuramento che le ragazze hanno fatto in un rito in Nigeria e ripetuto spesso in Italia di non tradire l’organizzazione sotto pena di morte rende difficile che denuncino le madam e l’organizzazione e che lascino la strada.
E’ l’intera società di Benin City che deve crescere e ritrovare gli autentici valori africani, per questo è necessario un progetto “unitario” che tocchi soprattutto questa città. Alcuni vescovi nigeriani mi hanno detto che il problema è soprattutto di Benin City e non loro…
E’ necessario quindi elaborare progetti “ben monitorati”, bisogna controllare il denaro, qui e là, perché l’esperienza insegna che si perde facilmente in rivoli qui e là… Occorrono degli interlocutori seri, non sempre si trovano all’interno delle istituzioni…
E’ lodevole lo sforzo che stanno facendo alcune religiose dell’USMI (Unione Superiore Maggiori Italiane), in collaborazione con la CARITAS Italiana per far crescere la sensibilità delle religiose nigeriane con progetti internazionali, nel profondo rispetto delle tradizioni e valori africani. Dobbiamo evitare di essere noi ad imporre ancora una volta i nostri modelli ma a collaborare con le forze sane di Benin City. E’ necessario passare da una mentalità assistenzialista e paternalista ad una di collaborazione e di crescita reciproca che coinvolga le singole ragazze e le istituzioni… Non si tratta di distribuire denaro, o pagare riscatti… E’ necessario far capire anche alle ragazze che devono impegnarsi in scelte decise e che il denaro non si trova facilmente ma con il lavoro dignitoso….
( Questo tema che è molto vasto continuerà, perché tocca molti aspetti: cultura e tradizioni africane, il cliente, il modello di sviluppo, la riabilitazione, la religione ,il Vodu, che tipo di progetti…ecc... Apriremo anche il tema che tocca la prostituzione dell’Est, la prostituzione nelle case…. Aspetto anche le vostre idee, soprattutto da coloro che lavorano sul campo)

Padre Giorgio 338-8562963

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