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IL PIANISTA - (THE PIANIST) di ROMAN POLANSKI
Con le vicissitudini del protagonista scorre sullo schermo il crescendo di angherie cui cittadini perfettamente integrati nel tessuto sociale cittadino, quali erano gli ebrei, dovettero sottostare: dai primi assurdi atti discriminatori (l'imposizione della stella di David al braccio, il divieto di frequentare locali pubblici, parchi, di camminare sui marciapiedi), per arrivare alla loro chiusura( mezzo milione di persone) nel Ghetto, presto sede di fame, epidemie e crudeltà da parte dei nazisti. La tappa successiva è la soluzione finale: a partire dal luglio del '42 quel che resta della popolazione ebraica, gia fortemente decimata, viene deportata al campo di stermino di Treblinka.
Nel gennaio del '45 a Varsavia dei 360000 ebrei precedenti l'invasione nazista non ne restano in vita che 20.
Il protagonista sfugge alla morte con l'aiuto di alcuni tedeschi, grazie ai quali riesce a nascondersi; sopravvive a situazioni di grave pericolo e assiste alle fasi finali dell'occupazione tedesca. Si ritrova solo e stremato tra le macerie di una spettrale Varsavia e qui riceve l'ultimo e decisivo atto di salvezza ad opera di un ufficiale tedesco.
E' un sentimento viscerale quello che attanaglia lo spettatore nella visione di questo film.
La visione delle crudeltà compiute dai nazisti, dall'umiliazione di un vecchio per strada all'uccisione per botte di un bambino alla morte inflitta a un paralitico scaraventandolo giù da una finestra all'atrocità delle uccisioni casuali, lascia lo spettatore esterrefatto, inorridito che degli esseri umani abbiano potuto infliggere tali sofferenze ad altrettanti esseri umani. E' la disfatta di ogni sentimento umano, è il "Guernica" di Picasso.
Ad accompagnare l'orrore non ci sono note esasperate di tragedia, di disperazione, ma la struggente malinconia di Chopin, specchio dello sguardo del pianista, un uomo al quale, avendo visto tutto il male possibile e avendone udito
l'assordante dolore, non restano che le note acute ma contenute della più profonda e intima tristezza.
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