Forum: Libri
Clio e Marte
Zapruder. Storie in movimento
Quadrimestrale
[Odradek, 165 pagine, 8,50 euro]
La premessa e’ doverosa. Perche’ Zapruder? Cosa (o chi) rappresenta questo nome bizzarro? Lasciamo che siano le parole tratte dalla presentazione del primo numero di questa rivista, edita da Odradek, a motivare tale scelta.
“A questo punto, qualche lettore si sara’ gia’ chiesto perche’ (se non cos’e’) Zapruder. E’ presto detto. Il signor Abraham Zapruder e’ colui che quasi quarant’anni fa filmo’ l’uccisione di John F. Kennedy a Dallas (il 22 novembre 1963). Tra le varie ipotesi, si e’ scelto Zapruder non tanto perche’ tale nome sia rappresentativo di un fenomeno di conflittualita’ sociale, quanto perche’, al pubblico italiano, dice e non dice, ha un suono vagamente ironico, non e’ didascalico, incuriosisce ed e’ una sorta di telecamera sulla storia”.
Assodato che stiamo trattando di una rivista, mi rendo conto che ancora non se ne capisca facilmente il carattere. Vale la pena, allora, precisarlo. E’ una pubblicazione quadrimestrale veramente ben fatta, sbocciata nell’ambito del progetto collettivo “Storie in movimento”, nato nel febbraio 2002 allo scopo di costituire una rivista (Zapruder, per l’appunto) della storia della conflittualita’ sociale ed al quale hanno aderito piu’ di 200 persone.
Le basi dell’iniziativa sono solide. Il gruppo redazionale si e’ costituito dopo una serie di assemblee e votazioni ed e’ formato da un centinaio di ricercatori, accomunati dalla convinzione che “un’altra storia e’ possibile”, nonche’ dal praticare una ricerca che – pur non derogando dal rigore scientifico – si propone di trattare la storia perseguendo forme di comunicazione “altre”, del tutto lontane dall’accademia degli ambienti universitari. Il principale strumento di comunicazione “altra” e’ proprio questo oggetto sghembo e spurio, sia nella forma che nei contenuti. Una rivista si’, ma dall’aspetto di libro, non solo per il numero di pagine (160) e per il formato, ma anche per il fatto che viene venduta sugli scaffali delle principali librerie (in particolare nelle Feltrinelli).
Sempre dal “manifesto programmatico” del primo numero: “Questa rivista e’ rigorosamente no copyright. Non per vezzo. Perche’ riteniamo che la proprieta’ intellettuale sia – piu’ che un furto – un grande fattore d’impoverimento culturale e d’imbrigliamento delle risorse”. E come non essere d’accordo con loro?
“Chi controlla il passato, controlla il futuro; chi controlla il presente, controlla il passato”. Con questa citazione di 1984 di George Orwell, si apre l’editoriale del secondo numero di Zapruder (settembre – dicembre 2003), in vendita in questi giorni ed intitolato “Clio e Marte”, rispettivamente musa della storia e dio della guerra. Scorrendone le pagine, ci si accorge che nei vari articoli (anche se spesso si tratta di veri e propri saggi) si rivolge lo sguardo avanti e indietro nella storia, dal secondo conflitto mondiale nel Lazio meridionale alla ex Jugoslavia negli anni ’90 e di nuovo alla prima guerra mondiale, per poi passare con un balzo a ritroso di secoli alle battaglie tra slavi e turchi nel XV e XVI secolo. E questo solo per citare la prima parte della rivista, quella che va sotto il nome di Zoom e racchiude gli approfondimenti, con tanto di note ed apparato bibliografico. In questa rubrica viene affrontato il tema monografico del numero, che in questo caso e’ “la guerra tra storia e memoria”. Al termine di ognuno dei quattro articoli/saggi di cui si compone Zoom, vi e’ un Dietro le quinte che fornisce qualche informazione sulle metodologie e sulle scelte di fondo che hanno ispirato i pezzi. Il target di queste prime 70 pagine e’ un po’ elevato e talvolta i redattori peccano di autoreferenzialita’, rivolgendosi di fatto piu’ ai loro colleghi che ad un pubblico piu’ allargato. Emblematico in questo senso e’ il saggio “La storia scritta da Tudjman. La nuova storiografia croata e serba sulla seconda guerra mondiale”, che risente troppo di quel “feticismo del documento” che viene criticato nell’articolo, ma nel quale ricade lo stesso autore del pezzo. Assolutamente straordinario (e fruibile da chiunque) e’ invece il saggio “Sotto il giogo dei liberatori. Memoria individuale contro retorica pubblica: “guerra totale” e “liberazione” nel Lazio meridionale (1943-44)”, che riporta – dalla viva voce dei testimoni degli eventi – la discrepanza tra il concetto degli “alleati liberatori” (e per cio’ stesso “buoni”) presente nell’immaginario collettivo italiano e le violenze atroci ed immotivate subite dagli abitanti del basso Lazio ad opera delle truppe francesi al seguito degli alleati. Per banalizzare, l’articolo dimostra come in quelle zone siano passati, per cosi’ dire, “dalla padella alla brace”, dagli eccidi degli occupanti nazisti (i “cattivi”) ai bombardamenti ed agli stupri di massa delle truppe alleate (i “buoni”). Imperdibile.
La seconda parte della rivista e’ – almeno nelle intenzioni dei redattori – piu’ “leggera”, volendo puntare ad un pubblico quanto piu’ ampio possibile. Si inizia con alcune pagine di fotografie di guerra, per dimostrare che si puo’ fare storia anche con le immagini, per proseguire con due pezzi, entrambi molto interessanti, rispettivamente sui meccanismi di costruzione del consenso nella propaganda del regime di Vichy (tecniche che – per inciso – hanno fatto scuola sia a destra che a sinistra) e su come i film nostrani abbiano raccontato le guerre fasciste in Africa orientale, tacendo spesso sui massacri compiuti dagli italiani “brava gente”.
Un altro articolo degno di attenzione e’ quello che spiega come sia in preparazione un monumentale quanto originale “Dizionario biografico degli anarchici italiani”, in due volumi; mentre “Quelle della Fiamma. Una ricerca sulle donne del Movimento sociale italiano”, nonostante il titolo originale che promette chissa’ quali rivelazioni, riserva – perdonatemi il gioco di parole - “solo fumo” ai lettori di Zapruder. Di particolare rilievo – e non solo per l’ambito storiografico – le riflessioni contenute nel saggio “Bit generation. Il problema del documento digitale per la storia dei nuovi movimenti”, in cui si affronta il problema di come considerare “fonte” una mailing list o delle pagine web. Un problema che prima o poi andra’ affrontato, dato che in molte situazioni di movimento, ma non solo – e noi di PeaceLink ne siamo un esempio - certa documentazione viene prodotta solo in formato elettronico e cio’ potrebbe porre dei problemi di metodo a chi volesse studiarla da un punto di vista storico o sociologico. Sempre a proposito di “www”, da segnalare un articolo che riporta i dati di una ricerca effettuata su un campione di siti web di destra radicale, allo scopo di evidenziare la loro visione della storia della Rsi.
Non poteva mancare, quasi alla fine del numero, un riferimento all’attualita’ della guerra all’Iraq, con un intervento “sull’uso politico della storia nella seconda guerra del Golfo”, nel quale emergono tutte le tecniche di “marketing storiografico” con le quali si e’ cercato di “venderci” come giusta questa guerra, quali l’analogia tra Saddam Hussein e Hitler.
Per nutrire la mente vi raccomandiamo una dose di Zapruder, da assumere ogni quattro mesi. Il prodotto lo potete trovare nelle principali librerie al costo di euro 8,50. Non ha effetti collaterali.
Livio Mascellari
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