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19 dicembre 2003

UN CANTO DI NATALE di Charles Dickens

...una favola, a lieto fine...
Autore: Elisabetta Caravati

"Pensate alle gioie presenti - ognuno ne ha molte - non alle disgrazie passate - tutti ne hanno qualcuna. Riempite di nuovo il bicchiere con volto radioso e cuore pago. Mi ci gioco la testa che il vostro sara' un Natale allegro e un anno nuovo felice". Queste parole di Charles Dickens, potrebbero uscire dalla bocca del Signor Scrooge, protagonista del libro "Un canto di Natale", non pero' all'inizio della narrazione, quando il Signor Scrooge altro non era che un vecchio avaro, senza scrupoli, con ansie rapaci, e disumana disattenzione verso il mondo intero; spietato con i suoi creditori ed insensibile nei confronti dell'intera umanita'; incapace di provare sentimenti e di percepire quell'atmosfera magica che il Natale dovrebbe portare ogni anno; e lontano dal saper condividere le poche o tante gioie con i pochi o tanti parenti ed amici... Caldo e freddo contavano ben poco per il Signor Scrooge; non vi era caldo che lo scaldasse, ne' tempo d'inverno che lo facesse intirizzire. Non vi era raffica di vento piu' pungente di lui, ne' bufera di neve piu' determinata nel suo intento, ne' scroscio di pioggia piu' sordo alla suppliche. Ma, per quanto violenti pioggia e neve e grandine possono, a volte, far piacere a qualcuno; lui invece, il Signor Scrooge, non faceva mai piacere ad alcuno... Nessuno lo salutava per strada, nemmeno i mendicanti gli si avvicinavano; nessun viandante mai gli aveva chiesto come raggiungere un luogo e persino i cani dei cechi lo scansavano...

Poi il vecchio socio di Scrooge, morto ormai da sette anni, apparira' al Signor Scrooge, la notte della vigilia di Natale e subito dopo spettri, fantasmi e spiriti, prenderanno per mano Scrooge e lo porteranno indietro nel tempo e poi nel tempo presente e dopo, ancora piu' in la' oltre la morte e verso il futuro, incontro non a cio' che deve essere, ma a cio' che puo' essere... E lui, il Signor Scrooge, dopo aver visto il bambino che era stato e l'adulto che e', dopo aver visto e ascoltato e toccato con mano le ombre di cio' che poteva e doveva accadere, si ritrova ad essere, la stessa notte di Natale, un altro uomo. Un uomo nuovo che sa ridere e piangere e che non sara' e non diventera' mai l'uomo che sarebbe immancabilmente stato senza l'incontro con gli spettri...

Un canto di Natale e' una favola da leggere, o per molti, da rileggere; ma e' soprattutto una favola da raccontare; da raccontare agli adulti e ai bambini; soprattutto ai bambini malati o tristi e a tutti i bambini e le bambine del mondo che stanno soffrendo a causa degli adulti e delle loro (degli adulti) sporche guerre...

elisabetta caravati

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