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La Russia di Putin di Anna Politkovskaja – Adelphi
L'immagine della Russia che la Politkovskaja ci descrive in questo suo libro, non è quella di una brillante potenza economica democratica, uscita ormai con successo dall'epoca sovietica.
E' una Russia ben diversa, fatta di un esercito affamato e allo sbando e di madri coraggiose e tenaci, di affaristi mafiosi, di giudici e politici corrotti, di tante persone comuni che di fronte alle ingiustizie reagiscono adattandovisi, cercando di far sentire la propria voce, o venendone sconfitti, e di un presidente in tutto e per tutto uomo del KGB.
C'è la storia del processo Budanov, dettagliatissima come solo una giornalista può relizzare, dove si mostra come taluni metodi sovietici (ad esempio l'utilizzo politico delle perizie psichiatriche) siano stati riesumati ed utilizzati per un processo-immagine del giudizio sul comportamento delle truppe russe in Cecenia (il colonnello Budanov aveva stuprato e strangolato una ragazza cecena, nel marzo 2000).
Ci sono le storie del Nord Ost (da noi più noto come Teatro Dubrovka) e di Beslan, di come le vittime, i superstiti, siano ora nuovamente vittime: dello stato, della strategia antiterrorismo, della sfacciata o voluta dimenticanza del presidente e di chi dovrebbe difenderli.
L'immagine della Russia ne esce è molto cruda, anche se non mancano i segni di speranza, ma è talmente basata su dati e documenti, su fatti di cronaca e atti, su testimonianze e racconti di singole persone normali, che si percepisce come naturalmente e tragicamente vera.
Anna Politkovskaja, giornalista russa, è considerata una delle voci più esperte e imparziali rispetto alla guerra in Cecenia. Durante il maxisequestro del teatro Dubrovka nell'ottobre 2002, è stata l'unica ammessa dai terroristi a trattare e mentre tentava di raggiungere Beslan il 1° settembre 2004 ha subito un avvelenamento sull'aereo sul quale era riuscita ad imbarcarsi. E' corrispondente speciale del giornale moscovita “Novaja Gazeta”.
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