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10 febbraio 2006

SARAH E YASMIN, DIARIO DI GIORNI SENZA PACE di Daniela Palumbo

Il libro mette a confronto due diari, quello di Sarah, ebrea, e quello di Yasmin, palestinese, e racconta il loro confronto alla scuola di pace Nevé Shalom / Wahat As-Salam
Autore: Alessia Mendozzi

Nevé Shalom / Wahat As-Salam, che significa "Oasi di pace" nella lingua ebraica e araba, è un villaggio che si trova tra Gerusalemme e Tel Aviv dove ebrei e palestinesi hanno deciso di vivere insieme. Il villaggio, nato nel 1972, è la prova che ebrei e palestinesi possono convivere pacificamente.

Nel 1979, nello stesso villaggio, nasce la Scuola di pace rivolta principalmente a giovani ebrei e palestinesi. I corsi sono tenuti da educatori di entrambi i popoli ed hanno lo scopo di condurre i giovani ad un diverso modo di fronteggiare il conflitto ebraico-palestinese. Essi vengono aiutati, dagli stessi operatori, a far emergere i sentimenti che la guerra ha generato dentro di loro, come la rabbia, l'odio, la paura, la diffidenza, e a rivedere le loro posizioni in maniera più razionale. I ragazzi capiscono così la complessità del conflitto e la fondamentale importanza del loro ruolo. Capiscono cioè che l'intolleranza, i pregiudizi, la passività e la chiusura non fanno altro che alimentare la guerra.

La stessa scuola di pace è stata frequentata da Sara e Yasmin, l'una ebrea e l'altra palestinese, protagoniste del libro "Sara e Yasmin, diario di giorni senza pace" di Daniela Palumbo (2003 - Edizioni Paoline). L'adolescenza è un momento della vita molto complesso e lo è ancor di più se vissuto in una realtà di guerra. Sara e Yasmin sono due adolescenti che hanno vite diverse, ma che sono accomunate da una realtà di violenza e odio. E nei diari delle due protagoniste emerge feroce tutto il dolore, la paura, l'angoscia, l'ansia di chi vive i tempi delle sue giornate scanditi dalla guerra.

Alla Scuola di pace Sara e Yasmin si sono incontrate, hanno discusso e hanno tirato fuori le loro emozioni, le loro paure, la loro rabbia e i loro dubbi. Hanno capito che la guerra dipende anche da loro e che l'odio non fa altro che accrescerla. Yasmin nel suo diario scrive "tutti dovremmo avere dentro qualcosa di un altro essere umano, così non penseremmo di essere unici e la diversità non ci farebbe così paura, conosceremmo la gratitudine e non l'onnipotenza".
Forse Sara e Yasmin non s'incontreranno più, ma sicuramente entrambe porteranno qualcosa dell'altra dentro di sé...

per maggiori info: www.nswas.com (c'è anche la sezione italiana)

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