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paolo barnard, perche' ci odiano, rizzoli 2006
Gia’, - ma perche’ ci odiano? E’ una domanda di quelle cosi’ semplici da temersi ingenue, ed e’ insolito, e curioso e anche un po’ spiazzante immaginarsi un giornalista esperto come Barnard, corrispondente per le principali testate italiane, in giro per le guerre del mondo con l’innocenza di un ragazzino di Gianni Rodari. Ma e’ una domanda istintiva, dopo l’Undici Settembre - e anche purtroppo una domanda che ha risposte istintive: risposte che si limitano cioe’ a riprodurre, attraverso i media, le narrative dominanti propagandate dai governi occidentali.
Perche’ intanto non odiano noi, ma le nostre politiche estere - come Barnard, scambiato per un americano, presto impara fuori da una moschea radicale del Cairo dove non viene affatto linciato, ma gentilmente pregato di riferire a Bush. E’ il terrorismo occidentale ad avere generato in reazione il terrorismo islamico, e parlarne non significa giustificare l’odio arabo, ma comprendere che fino a quando negheremo il primo non potremo mai capire e dunque fermare il secondo - la tesi tutta latouchiana che l’integralismo altrui si sconfigge solo cominciando dal proprio. Perche’ i paesi arabi sono stati in realta’ progressivamente destrutturati dall’intervento degli occidentali, che a partire dalla disgregazione dell’impero ottomano hanno largamente finanziato e manovrato quei regimi dispotici, corrotti e inefficienti che oggi non lasciano alcun margine di reale e libera espressione politica che non sia, paradossalmente, la moschea. Spaziando cosi’ lungo la geografia e la storia, e con l’intensita’ di chi ha visto e sentito e toccato, Barnard restituisce chiarezza al nostro presente coloniale: con la politica delle ‘small prints’, delle clausole in minuscolo che svendono ogni risorsa ai migliori offerenti stranieri a raccontarci la vera natura dell’esportazione di vuote democrazie costituzionali. Solo una più equa ripartizione delle responsabilita’, solo una maggiore giustizia internazionale sapranno bonificare i rancori e le frustrazioni in cui proliferano i fondamentalisti.
La sequenza di governi colpevoli, media asserviti e cittadini ingannati e’ probabilmente troppo generosa, e ci assolve da troppe responsabilita’, cosi’ come alcuni passaggi sul sionismo deformazione culturale dell’ebraismo, sul jihad armato semplice iniziativa di menti instabili richiamano certi ammonimenti di Edward Said - se e’ strano in fondo che ogni volta il ‘vero’ ebreo, il ‘vero’ musulmano il ‘vero Altro’ siano sempre, casualmente, quelli meglio compatibili con le nostre idee: ma il libro di Barnard ha un diverso ruolo, ha un’urgenza tutta giornalistica di dire, di rendere visibile e quella sua domanda squadernata in giro per il mondo, Perche’ ci odiano?, finira’ per infilzare in contropiede anche il lettore piu’ informato. Ognuno di noi scoprira’ con inquietudine come molti stereotipi gli appartengano - Arafat uomo del no come il Milosevic di Rambouillet, senza che nessuno sappia con precisione a cosa e’ stato detto no, la violenza palestinese che e’ sempre un attacco, quella israeliana che e’ sempre una difesa. Ognuno di noi si riconoscera’ disattento e distratto - e a fronte invece di un popolo arabo che conosce ancora perfettamente i nostri Balfour, che non dimentica.
Perche’ BinLaden e’ un terrorista e Kissinger un premio Nobel per la pace? Forse, e’ vero, sono domande per chi e’ cresciuto tra le pagine di Gianni Rodari - per chi gli e’ stato insegnato che solo domande impertinenti possono dare risposte pertinenti.
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