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Forum: Poesie

14 giugno 2003

La democrazia

Milano, 28-04-2003
Autore: Giulio

E' un bacio senza amore
che non sai più se hai dato,
se è stato un sogno o hai scorso
da dietro al tuo passato.
E' alzare gli occhi a Dio,
guardarlo dritto in faccia
e chiedergli un piacere
sperando lui lo faccia.
Si volti appena un poco,
la prego non mi osservi,
mi creda è solo un gioco,
si volti, non mi guardi.
Mi basterà un istante,
mi basta mi concentri
che in testa a quella gente
io sgancerò diamanti.
Coperti in abbondanza
non sarà più ciarpame
quel popolo insolente
e non avran più fame.
Saranno tutti morti,
ma dico, non è un dramma
se in fondo qualche bimbo
non avrà più la mamma,
se il mondo finalmente
potrà tirare dritto
mirare ai propri affari
mirare al suo profitto.

E' una barca in riva al male,
un nodo di parole,
la rotta obbligatoria,
che salpa quando chiama
l'altare della patria,
e l'altare della noia:
“Faremo di un deserto
un prato per la storia”
Ci proveranno a dire,
a urlare nel cervello,
ma a forza di salpare,
è proprio sul più bello
che s'incaglierà la prora,
di colpo sopra al cuore
che smetterà di andare,
di uomo, di un fratello.
Ci stordirà il buon sole
e piangerà la luna
ed uno appresso all'altro
paura avremo allora.
Paura di morire
di aver barato tutti
nel mezzo del cammino
morire farabutti.

E' il volto di un donna,
spacciato dentro al sole,
è cogliere in quell'attimo
il pianto di un amore.
E' piangere la notte
quando l'ombra sembra vera,
pregare a squarcia gola
fin quando ci consola.
E' credere che solo
un mondo è destinato
a vivere il presente
scordando il suo passato.
E' chiacchierare insieme
e dire, quella volta
avevi anche ragione,
sarà ma cosa importa,
se il mondo è uno solo
ma gli uomini milioni
ed il potere è sempre
un vizio da coglioni,
che vivono da soli
su un'isola deserta
al centro del cervello
materia grigia e stanca.
Briganti incatenati
al carro della storia
che gira ed ogni tanto
ha vuoti di memoria.
Poi qualche derelitto
se n'esce con qualcosa
"Rivoluzione!" a cena
da sbronzi è favolosa.
Ma poi quando è mattino
s'ammala di astrazione
di ordini e certezze
si prodiga in sermoni:
richiama i testi antichi
il giusto, il bello, il vero
e cita quelli sacri
il comunismo e il clero.
Studiate allora bimbi
cercate di capire
perché dei vostri padri
non c'è di che aspettare.
Han fatto la malora
per darvi tutto quanto
ma quello che importava
lo han gettato al vento.
Lo han fatto per amore
di questo son sicuro,
ma hanno perso tempo
girando intorno al muro.
Cresceva dentro loro
quel muro di parole
fino a parargli gli occhi
il cielo, il sangue e il sole:
bambini come voi
che sognan di cantare
che imparano a sparare,
a chi gli fa dei torti
a chi s'è preoccupato
di fare quel che deve
a chi non sa o non vede
il pianto del passato.
In nome della pace
abbiamo fucilato,
in nome della nostra
abbiamo saccheggiato,
con armi e coi bottoni
li abbiamo fatti fuori
lasciando in mezzo al mondo
un buco di rancori.

E' forse la più grande
risorsa che noi abbiamo,
ma non credete a quanti
vi dicon che dobbiamo
portarla come un dono
a chi non l'ha mai avuta
e poi la scaglia addosso
a chi l'ha criticata.
Un dono è un sacrificio,
è dare senza avere,
il nostro invece adesso
ti prende e non concede.
Ti prende al collo al petto
e ti trascina piano
lontano e nell'aspetto
ti illude d'esser uomo.
Perché sia andato storto
lo sa solo il Signore
che dopo il primo morto
ha preso a bestemmiare,
ha pianto ed ha implorato,
ha chiesto di fermarsi
ma l'uomo non ha udito
e invece è andato innanzi.
Fu così che il Signore,
col volto scuro e triste
un angelo sorprese
far cose qui mai viste.
Facendo per gridare
"Tu quoque sulla Terra
ti metti a scaricare
petardi per la guerra!"
Ma subito ha capito,
sarà stato l'odore,
che invece delle bombe
spingeva per sganciare,
sganciare ciò che in corpo
covava da millenni,
la rabbia e il solo modo
di esprimer senza danni
il suo pensiero in toto
il suo pensiero al mondo
che non era più gioco
ma un calcolo tremendo.
Fu allora che il Signore
si avvicinò e sedette
non disse una parola
ma insieme all'altro stette
per ore a ripensare
in quale infausto e ingrato
impiego era finito,
lo avevan declassato.

Non posso dire e come,
non posso farne il nome,
ma in capo a qualche istante
ve n'era in ogni dove.
Si sa che un deretano
ha sempre funzionato
col ricco e col villano
ha fatto quel che ha dato,
ma quello che un divino
anarchico e cristiano
connubio in mezzo al cielo
può fare in un baleno,
non era ancora stato
provato da nessuno,
nemmeno registrato
all'albo del lavoro.
Può dire al vento e al mare
di spargere l'odore
e insieme a quel fetore
di seminare fiori.
In men che non si dica,
il mondo fu liquame
fu allora che capimmo
l'amore e la fatica
di chi mi disse un giorno
costretto dalla fame
che la speranza nasce
soltanto dal letame
rinasce lentamente
il pane della vita
e dai diamanti invece
non nasce proprio niente.


Copyright (C) 2003 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
La copia letterale e la distribuzione di questo testo nella sua integrità
sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta.

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