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Era la sera del 5 marzo 2003 a Vicenza
“ Da quanto tempo non scendi da là?” La vocina, appena un sussurro, arrivò portata dalla brezza mattutina. “ Non ti piacerebbe andare a fare quattro passi in centro?” Un tam tam di vocine che il vento leggero portava da un balcone all’altro di una ricca città di provincia. Balconi dove, da molti giorni, si era fermato l’arcobaleno. Se ne stavano lì, ogni tanto scuotendosi per farsi belle, o forse soltanto per muoversi un po’. Alla chetichella nei mesi precedenti erano apparse, nessuno ne parlava, ma da dove erano spuntate erano rimaste, non si erano più mosse. Che noia, che tristezza. Ma la vocina insistente correva tra i primi vasi di primule colorate che le tenevano ferme ai balconi. “ Certo che mi piacerebbe fare quattro passi in centro, a far vedere a tutti che sono viva” La risposta riecheggiava tra le vecchie case ristrutturate, tra i quartieri popolosi di periferia ed i quartieri squisitamente residenziali.
Era ancora inverno e l’oscurità calava presto, ma molte persone si erano date appuntamento per sfilare lungo il corso principale della città. Un fremito, un sussulto: “Anche noi … che bella idea: facciamoci portare con loro. Coleremo la città” Un coro di vocine entusiaste. Gli umani, solitamente distratti, sembravano udirle. “ Cos’è successo? Non sta mai ferma, non riesco nemmeno a legarla. Quasi quasi la porto con me .” E ancora “Anche la mia, anzi, peggio: ha tentato di scappare cavalcando una folata di vento. La porterò ben stretta con me.”
Così si ritrovarono tutte lungo il corso principale della città a sfilare con gli umani, a dare luce e colore con il calore di una parola magica che da sempre serbavano nel grembo.
Era la sera del 5 marzo 2003 a Vicenza.
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