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21 marzo 2003

Pensieri di pace

Autore: Fausto Marinetti
Fonte: 21.03.2003

Ieri sera la nostra mini-marcia, in una mini-cittadina, per urlare pace al mondo, alle stelle, all’universo… perché gli uomini non ci ascoltano più.
Una cinquantina di persone. Cinquanta lumini in giro per le viuzze del centro storico, ma era come camminare per le vie di New York e di Bagdad. O per la Via Lattea.
Solo i lumini, solo le bandiere dell’arcobaleno (i partiti l’hanno capita, la pace non è loro monopolio), a solcare la notte.
Sì, la notte del mondo.
Alla luce dei bagliori della prima guerra chirurgica del terzo millennio. Con altre 70 guerre dimenticate, meglio, rimosse, perché scomode o, forse, perché le guerre dei poveri non fanno audience, non fanno “notizia” (i poveri non pesano su nessuna bilancia, non ci stanno in nessuna “borsa”).

Eravamo pochi? Il due per cento della cittadina.
Eppure, passo dopo passo, sentivo che, con me, in me, camminava la “marea” di quei 110 milioni che sono scesi in piazza per chiedere la cosa più elementare dell’universo: Pace, solo Pace! Mi circolavano dentro, erano nei miei piedi, nelle mie mani, nel cuore quei 110 milioni di altrettanti me.
Io, oggi, so di essere i loro piedi, loro sanno di essere il mio cuore. Per aprire nuovi sentieri d’umanità, piste inedite nei deserti dell’anima del mondo.

Eravamo solo il due cento? No!… eravamo 110 milioni.

La stampa americana ha parlato di loro come di nuova “superpotenza mondiale”. Loro hanno il gusto della concorrenza, della competizione, della contrapposizione. Il linguaggio dell’impero? Inaccettabile nella forma, vero nella sostanza. E’ questa la novità del terzo millennio: la gente comune esce di casa, va in strada, esce dal guscio dei nazionalismi, abbandona il bozzolo dei patriottismi, e va, va in cerca di qualche cosa di diverso del menù bellico.
Non abbiamo fatto indigestione di sangue e di odio? Di gulag e di stragi per la fame?
Folle immense, strade che straripano di gente del popolo. Studenti e operai, casalinghe e insegnati, giovani e anziani, la folla va…
Cerca nuovi sentieri, nuove piste…
“Governo mondiale, esercito sovranazionale, parlamento del mondo, senato globale, la guerra bandita dalla faccia della terra, le armi cancellate dal vocabolario”… bisbigliavano le stelle…
La nausea delle distruzioni, dei genocidi, delle pulizie etniche, delle innominabili guerre della fame, è arrivata oltre le galassie?

Anch’io marciavo nelle scarpe di quei 110 milioni di alleati avvolto nell’arcobaleno dei colori.

Eravamo solo il due per cento. Con Gandhi, Luter King, Capitini, tutti i costruttori di pace. Abbracciati all’arcobaleno, per dire, ancora e sempre, con Javé, con Allah, con Visnù, con tutti gli spiriti viventi che la Vita deve vivere…: “Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’ALLEANZA tra uomo e uomo, tra popolo e popolo”
Soste di silenzio. Per sentire il respiro dei morti ancor tiepidi di Bagdad, delle guerre “dimenticate”, degli “uccisi” dai meccanismi della denutrizione.

“Silenzio, non svegliate i morti”, diceva una voce nella brezza.
“Silenzio”, rispondevano i 110 milioni… perché il silenzio è l’urlo più potente del mondo.

Siam giunti sulla scalinata del pianeta.
Prendo la parola: “Alziamo il lumino sul mondo… portiamo una piccola, grande luce. Mostriamola alle stelle. E alle future generazioni. Portatori di luce. La stessa che esplode nelle bombe, la stessa che brilla negli occhi dei figli. Solo negli occhi immobili dei morti s’è spenta…
Soldato americano, iracheno, indiano, pachistano, africano, soldato d’ogni esercito, che cosa inquadri nel mirino? Cosa vedi? Cosa guardi oltre l’uniforme, sotto la pelle? Guarda bene: un uomo, solo un uomo come te c’è nel tuo mirino. Come puoi uccidere un altro te?”.

Camminiamo ancora, amici, oggi, domani, dopodomani, ogni notte, una “vigilia duratura” per urlare Pace. Con il silenzio. Con l’arcobaleno… come ha fatto Dio (=qualunque Dio) che ha abbracciato l’universo di colori quando s’è pentito di aver dato agli uomini il potere di uccidere. Uccidere se stesso nell’altro.
Marciamo ancora, fratelli, dieci, mille, centomila, 110 milioni, per gridare l’alleanza globale: “Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’ALLEANZA tra uomo e uomo, tra popolo e popolo”.
PS. Una mini-proposta di legge globale: d’ora in poi ogni assassinato in campo di battaglia (compreso quello della fame), americano o iracheno, africano o indiano, sia sepolto nel sudario della bandiera della pace.
Riposa, fratello, nei colori dell’arcobaleno, sono i colori, le braccia di Dio. E anche le nostre.

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