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Cara Chiara
Cara Chiara,
ho letto il suo nome per la prima volta sul sito dell'AIFO, dopo aver partecipato alla giornata mondiale dei malati di lebbra lo scorso gennaio insieme agli amici del gruppo di animazione missionaria "Goccia dopo Goccia". Ho riletto il suo nome sul libro di Ignazio Marino "Credere e curare" e lì si è accesa la scintilla. Il suo esempio, le sue testimonianze, le sue parole, le sue scelte, insomma la sua vita sono per me una lampadina sempre accesa.
Sto studiando medicina anche se la mia passione è nata ben più tardi dei 7 anni. Una delle cose che più mi ha colpito, leggendo le sue interviste e le sue testimonianze, è la sua umanità e il suo affidarsi a Dio nei momenti in cui le forze vengono meno. Le sue parole mi hanno fatto ricordare un aneddoto letto in un libro sulla vita di Madre Teresa di Calcutta, nel quale si leggeva che proprio nel momento in cui scelse di servire i più poveri tra i poveri provò la sensazione di essere separata da Dio, quasi rifiutata ma che contemporaneamente sentiva un crescente desiderio di Lui.
Nel mondo gli uomini e le donne come lei sono purtroppo poco visibili perchè nella nostra società ciò che interessa è altro e allora si preferisce mettere una pietra sopra e dormire sonni tranquilli.
Quello che lei sta offrendo è un grande atto d'amore per la popolazione africana e non solo.
La mia strada nello studio è solo all'inizio ma la passione è grande e spero con tutto il cuore di poter fare realmente qualcosa di concreto nella mia vita come sta facendo lei. Parlando con amici e colleghi di corso percepisco che la speranza e la voglia di dare dignità e giustizia a tutti non è un'utopia ma una meta da raggiungee insieme.
La ammiro molto e sono felice di aver letto il suo nome con insistenza perchè così, anche se distante, il suo nome avrà un volto nelle mie preghiere.
La saluto con la speranza di poter partecipare a qualche suo incontro quando tornerà in Italia. Chiara
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