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USCIRE DAL SILENZIO
Le note vicende che attraversano la vita del centenario stabilimento dell’Arsenale di Taranto con le inchieste della magistratura, alla quale chiediamo di fare fino in fondo, con coraggio, il proprio dovere, ha causato, paradossalmente un ulteriore chiusura da parte delle forze sindacali, in primis di quelle aziendali.
Le R.S.U., organismo unitario eletto dai lavoratori, iscritti e non iscritti al sindacato, non sono state in grado, non hanno voluto, esprimersi sulla sorte delle centinaia di lavoratori dell’appalto che hanno perso il proprio posto di lavoro, neanche la minima, scontata e, diciamolo chiaro, poco compromettente, espressione di solidarietà.
Solo silenzio, un silenzio che fa un rumore assordante, che stride con la più elementare ragione dell’impegno sindacale, della rappresentanza.
Da alcuni giorni, davanti ai cancelli dell’Arsenale sono tornati a protestare, in presidio, lavoratori sempre più esasperati che non percepiscono lo stipendio da quattro mesi e a nessuno importa che siano gli unici che pagano per colpe di altri.
Oggi, un ulteriore salto di qualità nell’inchiesta ci consegna, oltre a tutto il resto, come se non fosse abbastanza, anche problematiche ambientali, si parla di amianto, di sversamenti di materiale tossico direttamente in mare e chissà cos’altro!
Di fronte a tanto e tale sfacelo è inammissibile che persista la coltre di silenzio; in Arsenale, all’incertezza del futuro lavorativo si aggiungono, ogni giorno, nuove difficoltà, nuovi disagi: una volta si tratta della mancanza di pulizia che ci fa stare in ambienti sporchi (però in alcuni posti le pulizie sono fatte regolarmente) un’altra volta manca il gasolio per il riscaldamento (però in alcuni posti si sta ben al calduccio) ancora, alla mensa aziendale, i lavoratori lamentano che si mangia da schifo (però qualcun’altro continua a “mangiare” bene ed a quattro ganasce).
Le strade sono un colabrodo e, spesso risultano costellate da carogne di piccioni e topi morti che nessuno rimuove mentre l’erbaccia cresce rigogliosa, cani inseguono dipendenti e, qualche volta riescono pure a morderli rischiando a loro volta di morire avvelenati.
I nostri colleghi dell’Area A sono tutti in esubero e non importa a nessuno, cosa ancor più grave non importa neanche ad essi stessi.
A questo immobilismo ipocrita fa da contraltare l’acquiescenza della classe politica di questa città, tutta ripiegata su guerre e guerricciole interne ai partiti, a dimissioni fasulle subito rientrate e a preparazione di liste elettorali infischiandosene dei problemi veri e concreti della gente, dei lavoratori.
Chiediamo ai partiti tradizionalmente vicini a quella che una volta si chiamava classe operaia, che esprimono la loro alterità a parole, dove siete?
Cosa dite a quei lavoratori che stazionano davanti ai cancelli dell’Arsenale?
Quelli stessi lavoratori che non percepiscono stipendio da tre mesi e non sanno più a che santo votarsi, vittime dell’arroganza del profitto, che colpe hanno?
Non stiamo parlando di esprimere sostegno e solidarietà, diciamo a chiare lettere che è necessario costruire insieme un percorso che faccia uscire dal silenzio la massa dei lavoratori, che rappresenti le loro istanze, che esprima compiutamente e concretamente i valori che si dice di voler rappresentare.
Per questo e per quello che ci riguarda, continueremo testardamente e con determinazione a chiedere l’unità con tutti i soggetti che hanno a cuore la sorte di questo pezzo di città, perché questo è quello che ci chiedono i lavoratori, perché è necessario uscire dal silenzio e tornare a lottare per un diritto fondamentale: il lavoro.
RdB Arsenale proporrà, ancora una volta, alle RSU di convocare una Assemblea generale dei lavoratori con sit-in davanti ai cancelli dell’Arsenale per iniziare, insieme a chi vorrà intervenire, la costruzione di una vertenza generale che partendo dalla nostra esperienza, coinvolga tutti i lavoratori oggi in sofferenza insieme alle loro rappresentanze sociali, politiche e sindacali.
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