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DOPO LA RELAZIONE DELL'ARPA SUL PIANO INDUSTRIALE ILVA
Le notizie dei giorni scorsi sull’ennesimo incontro fra le istituzioni e i dirigenti Ilva, nonché, soprattutto, la pubblicazione della relazione dell’Arpa Puglia in merito al Piano industriale presentato dall’ Ilva nello scorso febbraio 2006 non possono che far piacere a chi, come la nostra Associazione, ha a cuore le problematiche ambientali della nostra città.
La relazione Arpa sottolinea con chiarezza le peculiarità del “Caso Ilva-Taranto” dal punto di vista ambientale; rimarca nettamente alcuni punti di criticità del Piano industriale Ilva e in particolare il fatto che esso preveda anche un serie di interventi che avrebbero già dovuto adottarsi in adempimento a normative precedenti, mentre risulti più generico sull’adeguamento puntuale e complessivo degli impianti alle Bat secondo la normativa più recente; infine richiede esplicitamente ulteriori chiarimenti all’azienda a questo riguardo. Inoltre, cosa notevole a nostro avviso, evidenzia le carenze nei controlli da parte degli organi preposti - anche della stessa Arpa: onore al coraggio e all’onestà degli estensori - e la inadeguatezza degli atti d’intesa stilati in questi anni, che hanno permesso all’azienda di continuare a tenere in funzione impianti già vetusti e sicuramente inquinanti, nel tentativo di contemperare esigenze ambientali, economiche e sociali.
Sarebbe facile, a questo punto, commentare che queste considerazioni, autorevoli e tecnicamente ben argomentate, diano ragione a chi, come noi, già da alcuni anni si batte su questo fronte. Penso, in particolare agli sforzi che, da quando è nata, l’Associazione TarantoViva ha fatto per portare alla luce e mantenere accesa l’attenzione su questi temi, come il Convegno “La questione ambientale a Taranto: aria, acqua, suolo”, in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria Ambientale dell’Università, nel gennaio 2004, i numerosi interventi su organi di stampa locali e nazionali, come quello a “La radio ne parla” (Radio Uno) del gennaio 2005, la tavola rotonda “La questione ambientale e il nostro impegno civile”, svoltasi a Taranto nell’aprile 2005, e infine il volume “Un nodo d’acciaio”, pubblicato a Milano nello scorso febbraio 2006, che raccoglie contributi di giornalisti e scrittori sul rapporto fra la città e l’acciaieria.
Tuttavia, a nostro avviso, è meno che mai il momento di dire il fatidico “l’avevo detto, io!” che, tanto, non serve a nessuno: è invece, ancora una volta, un’occasione straordinaria per raccogliersi intorno a questa problematica e far nascere finalmente una discussione critica che coinvolga i cittadini il più possibile. Nelle sedi istituzionali si ripropone la questione del futuro della città, ambientale ed economico, e il futuro di una città non può non interessare chi ci vive (e parliamo proprio noi, che invece siamo lontani…). La città nel suo complesso deve esprimere la propria volontà di partecipazione e di discussione.
Ma le problematiche ambientali di Taranto e il suo rapporto con la grande industria sono probabilmente al di sopra delle possibilità di risoluzione degli organi locali, sia pure volenterosi e capaci. Le percentuali di agenti inquinanti già presenti nella nostra atmosfera e le prospettive di ulteriore aumento delle produzioni dovrebbero interessare anche chi, non nelle immediate vicinanze, si preoccupa - o dovrebbe preoccuparsi - di un futuro più “umano” in Italia, in Europa. Banalmente, come l’Arpa sottolinea nella sua relazione “…lo stabilimento Ilva rientra fra le attività IPPC a competenza statale e non regionale” . I cittadini e le istituzioni amministrative locali e regionali non possono e non devono essere lasciati soli nella ricerca di soluzioni possibili ad un problema che, date le sue proporzioni, in qualche modo li trascende. Del resto, però, è dall’iniziativa di ciascuno di noi - a conoscenza dei fatti - che può svilupparsi un movimento d’opinione che richiami l’attenzione altrui sulle nostre questioni.
Bisogna dunque, ancora una volta, lanciare un appello a tutte le istituzioni civili, ai partiti, ai sindacati (registriamo l’intervento della Uil), ai politici attenti, alle associazioni, ai giornalisti di cuore e di tempra, che pure a Taranto ci sono, affinché questa occasione di riflessione individuale e collettiva non svanisca, fra i festeggiamenti di felici eventi sportivi e le chiacchiere sull’estate incipiente, e ci sfugga, ancora una volta la possibilità di contribuire ad un concreto ripensamento della nostra città, in vista di un futuro meno rassegnato e soprattutto meno vago.
Massimina Gigante, Milano –
Associazione “TarantoViva”
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