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Forum: Tarantosociale: le tue news

6 maggio 2009

Di qui non passerete!

Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare. (M. Foucault)
Autore: Gianmario Leone

Nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio, sette pallottole hanno rischiato di scrivere la parola fine alla breve vita di Riccardo, un giovane di appena 18 anni di Taranto. Così come un coltello ha rischiato di sfregiare per sempre il volto di un altro ragazzo della nostra città, Davide. Ma le armi usate la scorsa notte da alcuni vigliacchi incappucciati all’interno del “C.S.O.A. Cloro Rosso”, avevano ben altra finalità. E il messaggio, fin troppo chiaro, risiede tutto nella frase pronunciata dagli stessi aggressori poco prima che scattasse la rappresaglia armata: “Qui comandiamo noi!”.
Sarebbe semplice e forse anche fin troppo comodo, archiviare l’episodio come un gesto teppistico di stampo mafioso di un paio di giovani nostalgici della Taranto che fu. Quando sul finire degli anni ’80 e agli inizi degli anni ’90, la mafia lasciò sulle strade della nostra città oltre 100 morti. Non si tratta solo di questo. Per capire a fondo quanto accaduto l’altra notte, si dovrebbe provare a guardare con obiettività quello che è oggi la nostra città.

Dilaniata da oltre tre anni da un dissesto senza eguali in Europa (si badi bene, in Europa non in Italia), avvelenata da più di quarant’anni dai fumi e dalla diossina di un’industria senza scrupoli, macchiata da un passato sociale tutt’altro che radioso, abbandonata da migliaia di giovani tarantini in cerca di belle speranze nelle città e nelle università del Nord Italia. Ma il cancro peggiore di cui soffriamo, non appartiene a nessuno di questi fenomeni socio-economici, su cui ci si potrebbe affannare a discutere per giorni. Tutt’altro. I conti dobbiamo farli con noi stessi e la nostra mentalità. Il nostro modo di vivere, o forse sarebbe meglio dire, di sopravvivere accontentandoci di quello che c’è. O di quello che ci danno gli altri. Invertendo i fattori, ahimè, il risultato non cambia.

Proviamo, per un solo momento, ad essere seri ed onesti con noi stessi: tutti quanti, dai politici ai giornalisti, dagli intellettuali alla gente comune, ai tanti giovani che qui sono rimasti: quanti di noi prima dell’altra notte erano a conoscenza che a Taranto ci fosse un centro sociale chiamato “Cloro Rosso”? E quanti di noi, consapevoli dell’esistenza di questa struttura, prima delle pallottole dell’altra notte, erano informati sulle attività svolte dai ragazzi di quel centro occupato da più di un anno oramai? Nemmeno la metà. E’ questo il vero problema.

Mi viene da sorridere nell’ascoltare e leggere, sin dal giorno dopo, gli infiniti messaggi di solidarietà piovuti da ogni parte ai ragazzi del Cloro Rosso, sullo “spiacevole e quanto mai vergognoso episodio accaduto l’altra notte”. Sfido chiunque a sfogliare i quotidiani locali dall’8 marzo del 2008 (data dell’occupazione dell’ex scuola “Martellotta”) al 30 aprile del 2009, nel cercare articoli o approfondimenti o interviste che si occupino di questa nuova realtà cittadina. Non ne troverete. Al massimo, vi imbatterete in poche righe in cui personaggi politici locali alquanto discutibili, provino penosamente ad infangare il centro sociale e i giovani che vi sono dentro. Dopo di ciò, il vuoto più assoluto. Perché? Perché noi questo siamo. E’ inutile girarci intorno e prenderci in giro. Tutti sanno dove si trovano i ristoranti e i posti più in di Taranto. Dove ci saranno le serate così dette “fashion”, dove trascorrere le serate nella più totale ma finta spensieratezza dei tempi che corrono. E del Cloro Rosso e delle tantissime associazioni presenti sul nostro territorio che da anni provano a rendere migliore questa città? Ah, bhò. Di questi non è dato sapere.

Eppure. Eppure nella nostra città ci sono queste realtà di cui si parla solo quando organizzano qualche evento degno di nota, ai quali i giornali dedicano poche righe per poi scordarli nel dimenticatoio. E alle quali i nostri politici, prendendo esempio da quelli che risiedono sugli scranni più alti della politica, partecipano quando sono certi di poter apparire e trarre un effimero vantaggio propagandistico. Senza tralasciare ovviamente che “ci impegneremo affinchè tutto questo continui ad essere una realtà della nostra città”! Il copione è sempre lo stesso, potete impararlo a memoria anche voi.
E invece, anche nella nostra Taranto, c’è un gruppo di giovani che possiede degli ideali in cui crede fermamente e che, rimboccandosi le maniche e con coraggio, ha scelto di dare una forma concreta e visibile alle proprie idee. Quando proprio un anno fa di questi tempi, mi recai per la prima volta da giornalista al Cloro Rosso per intervistare i ragazzi del centro e informarmi sulle loro intenzioni, mi accorsi subito di avere di fronte a me giovani con dei valori e con tanta voglia di fare. Quel giorno c’erano anche Riccardo e Davide. Con i loro occhi vispi e accesi e con la loro voglia di lottare. Ci fu un piacevole scambio di idee e uno sprono reciproco nel far sì che quella realtà appena nata potesse continuare a crescere giorno dopo giorno. E così è stato.

Il Cloro Rosso oggi è una realtà della nostra città. Fatto di giovani tarantini che hanno rimesso a nuovo una struttura comunale decadente e che oggi possiede anche una biblioteca e una palestra fruibile per chiunque. Ma non solo. E’ una struttura composta da giovani che si sono dati un obiettivo ben preciso: combattere per il miglioramento della vita di Taranto e dei tarantini. Nessuno escluso. E le loro armi di lotta, non sono e non saranno mai le armi. Né pallottole, né coltelli. Questi ragazzi posseggono delle armi che non si possono comprare, né distruggere. E queste armi si chiamano Idee. Che comportano sacrifici, piccole vittorie e piccole sconfitte. Ma questi ragazzi ci sono, lottano e vivono ogni giorno fianco a fianco di chi ignora la loro esistenza. E che continueranno ad andare avanti sulla loro strada come e più di prima.

“L'essenza dell'ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé”. (D. Bonhoeffer)

Perché il messaggio deve arrivare forte e chiaro a tutti. A chiunque con mezzi leciti o meno, pensi di poter eliminare la realtà del “C.S.O.A. Cloro Rosso”. Chiunque voi siate e ovunque vi troviate, sappiate semplicemente una cosa: “di qui non passerete”!

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