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Taranto: il 2 aprile in piazza per respirare
Per non soffocare nei veleni a Taranto scenderanno in piazza il 2 aprile chiamati dal Fondo Antidiossina Taranto. Veleni che in massima parte provengono dalle ciminiere dell�Ilva. «Nella più grande acciaieria d�Europa � scrivono i promotori � coesistono oltre 200 camini, a cui si devono aggiungere altre decine di fumaioli presenti nella raffineria Eni, nella Cementir e nelle altre industrie limitrofe». Una battaglia lunga quella dei tarantini per la propria salute: il Fondo Antidiossina Taranto ha già attivato alcuni legali di Strasburgo, perché presentino ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell�Uomo. Una mossa che dovrebbe costringere lo stato italiano ad «adottare tutte le misure idonee alla tutela dei diritti fondamentali di tutti gli abitanti di Taranto e in particolare di quelli del rione Tamburi». Si potrà chiedere il risarcimento dei danni subiti, ma soprattutto, fino a quando l�ambiente non sarà risanato, si potranno pretendere interventi pubblici per il trasferimento delle famiglie e dei bambini che vivono a ridosso dell�acciaieria.
Una presenza incombente quella dell�Ilva in città . «Per anni l�Ilva è stata, ed è tutt�ora, Taranto � racconta Valentina D�Amico che ha raccontato questa storia nel documentario �La svolta. Donne contro l�Ilva� [info qui] -, grazie all�Ilva un terzo della popolazione adulta ha trovato lavoro e la metà delle famiglie ha potuto così campare anche nei periodi di crisi più nera. Grazie all�Ilva, alle elargizioni in danaro del gruppo Riva, la città gode di qualche opera pubblica in più, ma l�Ilva è anche il condensato del cinismo imprenditoriale, della negatività di un sistema che antepone i profitti alla stessa vita umana».
Qualche dato: l�Ilva vanta il primato delle morti sul lavoro in Italia [43 dal 1995 ad oggi] e il primato italiano di inquinamento da diossina (il 92 per cento del totale, l�8 per cento in Europa). «I morti per tumore a Taranto aumentano vertiginosamente � racconta Valentina D�Amico -, se oggi tutti conoscono la tragedia dei sette operai arsi vivi nell�officina della ThyssenKrupp a Torino, troppo pochi conoscono la vicenda dei 180 operai morti [tanti dalla prima apertura dei cancelli nel 1961] e della devastazione ambientale provocati dal terzo stabilimento siderurgico del mondo».
«Le ciminiere continuano ancora a fumare � scrivono i promotori -, e spesso si vedono levare in cielo anche nubi e polveri non convogliati dai camini, sempre provenienti dal siderurgico e per i quali non esistono verifiche e controlli. Gli sforamenti dei limiti di legge dei cancerogeni immessi nell�ambiente sembrano non arrestarsi mai, coinvolgendo specialmente i quartieri limitrofi all�area industriale».
Il raduno per la manifestazione è previsto in piazza Bestat ore 09.30 di sabato 2 aprile
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