Forum: Tarantosociale: le tue news
per tutti quelli che pensano di saperne di più
TAG non adatto a bambini ed adolescenti ...Nel blog del "mondo che vorrei" è arrivato il momento di parlare di qualcosa di più serio.Quando ho deciso con un gruppo di amici di creare questo blog, abbiamo subito capito che prima di parlare del mondo che vorremmo sarebbe stato necessario parlare della città che avremmo voluto vivere.La città di cui parliamo ....si capisce dalle splendide immagini del Home page del blog, è Taranto.La mia città oggi grazie ai mass media italiani e locali potrebbe essere ribattezzata Chernobyl.Ogni mattina quando mi sveglio cercando di non lasciarmi travolgere dall'ondata di pessimismo che aleggia negli animi tarantini, apro le finestre e mi accorgo che il mio cielo azzurro è ancora lì, che gli uccellini ancora cantano e volano in questo cielo (anche le rondini), che il mio cagnolino bianco anzi bianchissimo non ha ancora bisogno di una maschera antigas per respirare!Se esco, invece, vedo solo tanta gente terrorizzata. La paura della morte fa da padrona in questa città senza Futuro, si avverte nei supermercati dove la gente cerca cibo sano, nelle farmacie dinanzi alla richiesta di medicinali miracolosi che possano difenderci dall'inquinamento, negli occhi dei bimbi di alcune scuole elementari dove invece di trasmettere alle generazioni del futuro messaggi di speranza, si fa politica spicciola e improduttiva. Mamme ambientaliste, liberi pensanti , opinionisti improvvisati, tutti avvolti non solo nella nube tossica dell'inquinamento ma completamente sopraffatti dalla PAURA !Io però non ci casco, sono abituata a pormi dei quesiti a ricercare il confronto e a non accontentarmi di quelle notizie spacciate per sacrosante verità propagandate da mass media faziosi e antidemocratici. Sono una fatalista credo ancora nella giustizia con la G . Quando faccio la spesa, la frutta mi sembra buona so che non è tutta italiana e ancor meno tutta di Taranto perché siamo in Europa e ciò che consumiamo non è tutto prodotto nazionale; se vado in pescheria il pesce pescato nei nostri mari non mi sembra geneticamente modificato, e poi sarà sempre meglio di quello proveniente dagli oceani a dal disastro di Fukushima .... Alla luce di tutto ciò, mi chiedo come abbiamo potuto fino ad ora vivere in una città invivibile. E' forse l'allarmismo attuale (che non è però da sottovalutare) spesso esasperato? TRAETE VOI LE CONCLUSIONI I fatti. Dossier Ilva: "A Taranto più morti per i tumori"
L'azienda: "Dati vecchi degli ultimi 30 anni"Secondo le cifre ufficiali del ministero, si registrano alti tassi di mortalità, per tutte le cause, in entrambi i sessi. I tumori in crescita del 30%. Nel rapporto aggiornato al 2003-2009 si mette sotto accusa l'Ilva: "E' la causa maggiore dell'inquinamento. Compromessa la salute della popolazione"
- Visita del ministro della Salute, Renato Balduzzi, a Taranto nel giorno in cui sono usciti dati allarmanti sull'aumento della mortalità per tumori. "La situazione è indubbiamente complessa", ha detto. "Credo sia necessario uno sforzo, anche da parte della sanità pubblica per un monitoraggio sanitario costante e un piano di prevenzione nei confronti dei lavoratori, dei bambini, di tutti, con iniziative mirate", ha aggiunto.
Secondo i dati ufficiali del ministero, contenuti nel progetto Sentieri aggiornato al 2003-2009 e riferiti a Taranto con Statte, si registra a Taranto un +14% di mortalità per gli uomini per tutte le cause; e +8% di mortalità per le donne per tutte le cause.
Ma l'Ilva replica: "Fotografia di ultimi 30 anni"
L'azienda ha replicato in serata con una nota. "I dati dello studio 'Sentieri' esposti oggi dal Ministro Balduzzi - si legge - richiedono un'attenta e approfondita analisi. Da una prima lettura emerge una fotografia che rappresenta un passato legato agli ultimi 30 anni e non certo il presente". L'azienda ha annunciato un incontro con la stampa per illustrare le proprie cifre.
Tumori: oncologo Tirelli, dati su Ilva e Taranto lasciano perplessi23 Ottobre 2012 - 20:16
(ASCA) - Roma, 23 ott - ''I dati su Ilva e Taranto che circolano in questi giorni sulla stampa lasciano perplessi sulla metodologia impiegata e sul significato dei risultati ottenuti''. Lo dichiara Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale Tumori di Aviano, secondo il quale, ''la cosa piu' eclatante e' che i tumori che sono maggiormente aumentati sono quelli associati all'asbesto che molto probabilmente sono a carico dei lavoratori dei cantieri navali di Taranto e non di quelli dell'Ilva (da notare che nel report manca il luogo di lavoro di coloro che hanno sviluppato questi tumori, oltre che la storia di fumo e di altri fattori predisponenti i tumori).
Inoltre - sottolinea Tirelli - questi dati prima di essere dati in pasto all'opinione pubblica non sono stati sottoposti a 'peer review' cioe' alla pubblicazione in una rivista internazionale come avrebbe dovuto essere, data l'importanza dei dati riportati. In particolare, nei metodi dello studio, i dati di mortalita' fotografano il passato e ci dicono come le esposizioni di 20-40 anni fa possono aver modificato lo stato di salute delle popolazioni di oggi non avendo quindi valore alcuno per il presente riguardo alle malattie cronico-degenerative''. ''Va detto inoltre - aggiunge Diego Serraino, Direttore Epidemiologia e Biostatistica dell'Istituto Nazionale Tumori di Aviano, - che l'uso degli intervalli di confidenza al 90% anziche' al 95%, come si fa in genere negli studi epidemiologici, rende i risultati suscettibili di ampi spazi di incertezza lasciando aperti molti piu' dubbi''. E ancora: ''guardando le decine di tabelle di questo report - rileva Tirelli - si possono leggere molte presunte associazioni ma nessun nesso di causalita'. Ad esempio da una tabella si evince che la mortalita' per malattie dell'apparato genitourinario a Taranto sembra diminuita o uguale al resto della Puglia e, soprattutto, si rileva che le morti per malattie dell'apparato respiratorio (le prime ad apparire in caso di inquinamento ambientale dell'aria) hanno la stessa frequenza che nel resto della Puglia. Cosi' le morti per malattie dell'apparato cardiocircolatorio. Altri dati citati dai giornali ma per i quali l'interpretazione deve essere fatta con cautela: la mortalita' per tumori della pleura non puo' che essere attribuita ad esposizioni occupazionali ad asbesto; l'aumento di mortalita' per malattie infettive o demenza non puo' sicuramente essere attribuita a inquinamento ambientale, cosi' come la diminuzione della mortalita' per linfoma di Hodgkin non puo' essere ovviamente ascritta ad un effetto protettivo dell'inquinamento ambientale''.
364mila PERSONE SI SONO AMMALATE nel 2012Tumori, ogni giorno mille nuovi casiSeconda causa di morte dopo le malattie cardio-circolatorie, ma le guarigioni aumentano. Più colpiti i maschi
MILANO - Ogni giorno in Italia si scoprono circa mille nuovi casi di cancro e per il 2012 le stime parlano di circa 364mila nuove diagnosi in tutto (erano 360mila nel 2011): 202.500 (56 per cento) negli uomini e 162.000 (44 per cento) nelle donne. Ci si ammala di più nelle regioni settentrionali (30 per cento in più) rispetto al Sud, ma complessivamente nel nostro Paese migliorano le percentuali di guarigione: quasi il 61 per cento delle donne e il 52 degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi, merito soprattutto della maggiore adesione alle campagne di screening, che consentono di individuare la malattia in uno stadio iniziale, e della maggiore efficacia delle terapie. A fotografare la realtà oncologica di casa nostra sono l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e l’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) nel volume "I numeri del cancro in Italia 2012", presentato all’Auditorium del Ministero della Salute, con l’intervento del ministro Renato Balduzzi: «La possibilità di disporre finalmente di dati epidemiologici relativi all’anno in corso - ha detto il ministro - è essenziale per impostare azioni di politica sanitaria. L’oncologia italiana, per qualità delle terapie e impegno nella prevenzione, si conferma tra le prime al mondo, come dimostrato dalle alte percentuali di guarigione».
A COSA SERVE «DARE I NUMERI» - Secondo i dati, il tumore del colon-retto è il più frequente, con oltre 50mila nuove diagnosi, seguito da quello della mammella (46mila), del polmone (38mila, un quarto nelle donne) e della prostata (36mila). Il carcinoma polmonare si conferma invece al primo posto per mortalità (34.500 i decessi stimati) ed è il big killer fra gli uomini, mentre quello al seno lo è fra le donne. I tumori rappresentano la seconda causa di morte (30 per cento), dopo le malattie cardio-circolatorie (38). Si stima che nel 2012 provocheranno 175mila decessi (erano 174mila nel 2011): circa 500 al giorno. «La sopravvivenza - prosegue Stefano Ferretti, segretario Airtum - è uno dei principali indicatori che permette di valutare l’efficacia del sistema sanitario. In questo senso esistono ancora differenze nelle percentuali di guarigione tra le regioni settentrionali e quelle del Sud a sfavore di queste ultime. Chi è vivo a cinque anni dalla diagnosi di specifiche forme (testicolo, corpo dell’utero, melanoma, linfomi di Hodgkin e, in misura minore, colon-retto) ha prospettive di sopravvivenza che si avvicinano a quelle della popolazione generale, non colpita da neoplasia». Ma a cosa serve «dare i numeri»? «Questi dati sono indispensabili per tutti gli operatori e le Istituzioni coinvolti nella lotta contro il cancro - spiega Stefano Cascinu, presidente Aiom -, sia nella gestione dei pazienti che nella programmazione sanitaria in un periodo di contenimento della spesa come l’attuale in cui sono indispensabili l’appropriatezza e l’uso razionale delle risorse. Le cifre contenute nel volume serviranno a implementare le reti oncologiche regionali, garantendo la continuità della cura, senza dimenticare le tematiche legate alla riabilitazione. Inoltre i numeri sono utili perché ci forniscono indicazioni sui risultati delle azioni di prevenzione e sui trattamenti che quotidianamente mettiamo in campo: terapie adiuvanti, preoperatorie, palliative».
SOS REGISTRI TUMORI ITALIANI - Il nuovo volume (scaricabile sul sito di Aiom) riporta, in parte ampliati, i dati italiani e regionali dell’impatto della patologia neoplastica, in termini non solo di incidenza, mortalità, sopravvivenza e prevalenza ma anche di stime per i prossimi anni. «Si tratta - precisa Carmine Pinto, segretario nazionale Aiom - di una pubblicazione annuale, sul modello di quanto già avviene da tempo negli Usa. Uno strumento da cui non possiamo prescindere per l’organizzazione della nostra attività clinica e di ricerca». La pubblicazione è stata realizzata con il contributo di tutte le oncologie italiane (oltre 300) e i 37 Registri tumori presenti sul territorio. Nel complesso oltre 24 milioni di italiani, pari a circa il 43 per cento della popolazione residente totale, vivono in aree dove è presente un Registro tumori. «Purtroppo - conclude Ferretti - l’attività dei Registri italiani è sempre più seriamente compromessa dalla perdurante assenza di una legge nazionale che li riconosca giuridicamente e li abiliti all’accesso alle informazioni sanitarie nel rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali. Paradossalmente a fronte dei riconoscimenti e del sostegno istituzionale alle loro attività e a fronte dei rischi ambientali che sempre più spesso ne invocano il contributo, i Registri sono ormai alla paralisi e di fatto già in molte aree impossibilitati a fornire dati epidemiologici in sostegno delle valutazioni sulle emergenze ambientali, sugli screening e sull’impatto dei percorsi assistenziali in oncologia. Ci si augura che prima della fine dell’attuale legislatura il rischio di un blocco totale sia scongiurato attraverso la rapida ripresa del percorso legislativo che ne riconosca l’esistenza e il ruolo».
V. M.
L'aria che respirano gli italiani
continua a essere troppo inquinataÈ migliorata la situazione complessiva dell’Europa, ma il nostro Paese è tra quelli meno «puliti»
MILANO - L'inquinamento in Europa diminuisce, ma ciò non basta a salvaguardare la salute degli abitanti del vecchio continente. È questo, in sintesi, il messaggio che emerge dall'ultimo Rapporto sulla qualità dell'aria dell'Agenzia europea dell'ambiente (Aea), pubblicato nelle scorse settimane. Dal 2001 al 2010, «le emissioni di molti inquinanti si sono ridotte — dice il Rapporto —. Importanti progressi sono stati fatti per il biossido di azoto, il monossido di carbonio e il benzene, ma diverse sostanze rappresentano ancora una seria minaccia per la salute degli europei e dell’ambiente». Le più pericolose, a detta degli esperti, sono di gran lunga le polveri sottili (PM10) e, in particolare, la frazione più minuta di questo complesso mix di particelle.
SORVEGLIATI SPECIALI - Il PM2,5, il cui diametro è almeno una trentina di volte inferiore a quello di un capello, è infatti capace di penetrare in profondità nei polmoni e, attraverso gli alveoli, può raggiungere il sangue. Per questo inquinante l'Italia non è messa bene: i dati del 2010, l'ultimo anno preso in esame dall'Aea, ci collocano al sesto posto nella classifica dei peggiori, fra i 27 Paesi dell'Unione. Ma va ancora peggio per l'ozono, l'altro sorvegliato speciale di medici ed epidemiologi, per il quale siamo secondi (e di pochissimo) solo alla Slovenia. Peraltro, per questo gas - che si forma a partire dallo smog, a temperature elevate e in assenza di vento - l'intera Europa fa registrare pessime performance. Sebbene le situazioni più critiche riguardino l'area mediterranea, in tutti i Paesi si sono infatti verificati sforamenti del valore di riferimento europeo, pari a 120 microgrammi al metro cubo. Inoltre, a differenza di quanto è accaduto per gli altri inquinanti, nel decennio preso in esame i livelli di ozono non sono calati, ma si sono mantenuti costanti, con punte significative nelle due estati caldissime del 2003 e del 2006. Il biossido di azoto ha dato risultati migliori, se si considerano le medie annuali, ma picchi di inquinamento sono stati fatti registrare da 22 dei 27 Paesi Ue.
EFFETTI SULLA SALUTE - «Le conseguenze dell'inquinamento sulla salute sono ben documentate — dice Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico del Policlinico di Milano —. Nel breve periodo, gli aumenti delle concentrazioni di polveri sottili e ozono sono stati collegati a incrementi della mortalità, soprattutto per cause cardiovascolari e respiratorie. A essere più colpiti sono anziani, diabetici e coloro che hanno già malattie croniche, mentre i picchi di biossido di azoto fanno aumentare i ricoveri d'urgenza per asma nei bambini. Sul lungo periodo, vivere in una città inquinata favorisce l'insorgenza di malattie cardiovascolari e respiratorie, e il PM2,5 è stato collegato anche a un aumento del rischio per il tumore al polmone». In Italia, gli epidemiologi stimano in qualche migliaio i decessi annuali attribuibili all'inquinamento dell'aria. «Le nostre criticità risiedono in un parco macchine che conta ancora molte automobili di classe inferiore all'euro 4, nelle emissioni derivate dai veicoli pesanti e nel riscaldamento che troppo spesso usa ancora combustibili inquinanti» spiega Francesco Forastiere, del Dipartimento di epidemiologia dell’ASL Roma/E. Come mostra l'VIII Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, appena pubblicato dal l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) a passarsela peggio sono le città medio grandi soprattutto al Nord e, in particolare, quelle della pianura padana con in testa Milano.
PIANURA PADANA - «La pianura padana soffre di una situazione meteorologica che favorisce il ristagno degli inquinanti» prosegue Forastiere. Sulle mappe dell'Agenzia europea per l'ambiente, questa zona è colorata di rosso scuro, segno che qui l'aria inquinata minaccia la salute più che altrove. Le cifre lo confermano: le polveri sottili accorciano la vita degli abitanti della zona rossa di 24-36 mesi, contro i nove della media europea. Il rapporto dell'Aea è stato pubblicato in vista di una nuova direttiva europea sulla qualità dell'aria, attualmente in preparazione. «Un tavolo di esperti è al lavoro già da diversi mesi, composto da rappresentanti dei diversi Paesi membri, dei direttorati Ue, delle industrie e dei cittadini — racconta Forastiere, che partecipa al panel in qualità di rappresentante della European Respiratory Society —. Per gli aspetti sanitari, l'Unione ha interpellato anche l'Organizzazione mondiale della sanità, che nelle sue linee guida indica valori di riferimento generalmente più bassi di quelli previsti dalle norme attuali europee». La proposta di direttiva, che conterrà probabilmente limiti più restrittivi, sarà presentata all'inizio del prossimo anno. Il Parlamento europeo dovrà approvarla entro il 2013.
Margherita Fronte16 ottobre 2012 | 14:05
CHE NE PENSATE …. QUI DALLA “ TARANTO AMBIENTALIZZATA” POTREMMO
MAGARI ORGANIZZARE UNA LOTTA ALL’ULTIMA FIACCOLATA PER POTER
ELIMINARE “ M I L A N O” DALL’ITALIA TUTELANDO LA NOSTRA S A L U T E!!!
ATTENZIONE!!
LE SIGARETTE: PICCOLE COKERIE NELLA NOSTRA BOCCA
I costi del fumo per la collettività. Ogni anno 3,5 milioni di persone muoiono a causa del fumo
Il fumo di sigaretta rappresenta la più rilevante causa di mortalità evitabile in numerose realtà industrializzate ed è responsabile della morte di circa 3.5 milioni di persone nel mondo. Ogni minuto circa 7 persone muoiono a causa del fumo, praticamente una ogni 9 secondi. Le recenti stime parlano di 1 miliardo di fumatori nel mondo e tale numero è destinato ad aumentare sino a raggiungere 1.6 miliardi di fumatori entro il 2025. Le patologie fumo-correlate risultano responsabili del 10% dei decessi della popolazione adulta e il fumo attivo è la principale causa prevedibile di mortalità in Italia come in tutto il mondo occidentale. Il numero di morti dovuti al fumo, la cui causa principale è il tumore polmonare, supera quelli di qualsiasi altro fattore di rischio o di malattia ed è la principale causa di broncopneumopatia cronica ostruttiva, è associato alla malattia coronaria e agli accidenti cerebrovascolari. Si stima che in Italia siano attribuibili al fumo di tabacco circa 90.000 morti all’anno, di cui oltre il 25% di età compresa tra i 35 ed i 65 anni. Smettere di fumare riduce i costi sanitari, la perdita di produttività e altri costi esterni correlati al consumo di tabacco.
Il fumo della sigaretta inquina 10 volte più di un motorino anche all’aperto e il fumo passivo genera le stesse patologie dei fumatori
Fumare una sigaretta in macchina per circa 8 minuti con i finestrini chiusi e con l'impianto di condizionamento in funzione, provoca nell'abitacolo concentrazioni di polveri sottili Pm10, oltre 10 volte superiori ai limiti stabiliti dalla legge. Una vera camera a gas. Lo ha dimostrato un esperimento eseguito dai ricercatori dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che recentemente ha anche svolto un’indagine sull’inquinamento outdoor della sigaretta in collaborazione co il Ministero dell’Istruzione. Tra i giovani, secondo le statistiche dell’Istat sono in aumento i fumatori e già nel 2007 l'INT iniziò una campagna di sensibilizzazione nelle scuole riunendo 400 ragazzi delle superiori per far loro comprendere i rischi del fumo e le scarse informazioni, in alcuni casi anche ambigue, che ci sono dietro la sigaretta dimostrando che le “bionde” inquinano almeno dieci volte più del motorino.
Usando un sofisticato strumento per contare le particelle sottili (PM10) e ultra-sottili (PM2,5) liberate nell'aria dallo scarico di un motorino le hanno confrontate con quelle di una sigaretta. Gli esperti dell’INT hanno così rilevato che mentre il motorino ha portato il numero di particelle inquinanti a 70 mila per litro d'aria (partendo da un basale di 30 mila), una sigaretta ha mandato in tilt l'apparecchio il cui limite massimo è 750mila!!!! Questo vuol dire che la sigaretta fumata in un ambiente, anche all’aperto, libera diversi milioni di particelle pericolose, un numero comunque almeno dieci volte superiore a quello registrato con il motorino.
"Nel fumo residuo che persiste nei polmoni dei fumatori dopo l'ultima boccata - spiega Giovanni Invernizzi, medico della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) e consulente per gli studi di ricerca ambientale sul fumo dell'INT - rimangono queste polveri sottili, per almeno 2-3 minuti. Quindi è bene non rientrare subito in casa, se si ha appena fumato sul balcone, ma aspettare fuori quei pochi minuti, per depurarsi dalle polveri sottili e, soprattutto, per non portarle inutilmente nell'abitazione". E' ormai ampiamente dimostrato che l'esposizione al fumo di tabacco ambientale (FTA) costituisce secondo la Enviromental Protection Agency (EPA) "uno dei più diffusi e pericolosi fattori inquinanti dell'aria degli ambienti confinanti" un rischio sanitario significativo per i non fumatori.
Il Surgeon General degli USA e la National Accademy of Sciences hanno stabilito che anche il fumo passivo è in grado di indurre il cancro polmonare nei fumatori e che i figli di genitori fumatori hanno una maggiore incidenza di polmoniti, di bronchiti e crisi asmatiche rispetto ai figli di genitori non fumatori. Secondo questi rapporti il fumo passivo provoca ogni anno negli USA quasi 5.000 decessi per cancro del polmone nei non fumatori mentre in Italia il fumo passivo sarebbe responsabile di un migliaio di morti l'anno. Anche gli studi epidemiologici più ottimisti valutano che il rischio cumulativo di morte per tumore polmonare sia di un morto ogni 1.000 persone esposte al fumo passivo. Questo rischio pur essendo enormemente inferiore a quello dei fumatori attivi (in cui è dell'ordine di 380 morti ogni 1.000 persone fumatrici). Tuttavia è decisamente poco accettabile. Recentemente si è vista una stretta correlazione tra fumo passivo e rinofaringiti con otiti purulenti dei bambini. I figli dei fumatori vanno incontroa queste problematiche molto più frequentemente degli altri (38% in più)
SCORIE IN LIBERTA’
Il film di Pannone
All’Oxer DI LATINA
LATINA – Dopo il successo della proiezione romana, dal 17 al 21 ottobre p.v. “Scorie in libertà” approda al cinema Oxer tornando dunque a Latina, la città dove è ambientato il film documentario sulla storia del nucleare italiano diretto da Gianfranco Pannone. Alla prima di mercoledì 17 ottobre, alle ore 21:15, sarà presente anche il regista che incontrerà il pubblico.
A distanza di ventiquattro anni dal referendum del 1987 che sancì la fine del nucleare in Italia, il regista Gianfranco Pannone, negli anni Ottanta membro del comitato antinuclearista locale, indaga sulla storia del reattore di Latina con l’aiuto di vecchi amici e abitanti del luogo e lo fa girando in prima persona, sotto forma di diario politico – personale.
IL REGISTA – “Ho constatato che a Roma e in altre città il pubblico è molto interessato al mio film. Non solo perché si occupa di un argomento ancora tabù per i nostri media, come lo è il sito nucleare di Borgo Sabotino, ma perché esistono in Italia tante altre servitù come quelle che hanno prodotto l’inquinamento da amianto come a Casale Monferrato e quelle che continuano ancora oggi a spargere veleni su Taranto. – dice il regista – Insomma su ambiente e salute da anni c’è un’emergenza nazionale e chi vede il mio film capisce che la questione ci riguarda tutti. Il film, infatti, non si sofferma solo sulla centrale nucleare di Latina, ma, anche con le testimonianze di molti cittadini del Borgo e di altre persone che si sono occupate e si occupano della vicenda, apre lo sguardo sull’intero contesto territoriale e sulle tante, forse troppe contraddizioni e silenzi. Certo, come è accaduto in altre città d’Italia mi chiedo come mai sulla storia dei pesci deformi nel canale di scolo della centrale di B.go Sabotino (oggi in dismissione) o riguardo l’incidenza di tumori, specie alla tiroide, sul territorio a nord di Latina non sia ancora intervenuta la Magistratura, visto che nessuno dei nostri amministratori sembra interessarsene – continua Gianfranco Pannone – Non so, è come se la terra pontina fosse particolarmente impermeabile sui temi che riguardano il bene pubblico. Mi farebbe piacere, invece, che il mio film contribuisse ad aprire un dibattito serio e non nascondo che sarei contento che alla serata del 17 ottobre all’Oxer di Latina intervenissero i politici locali, a cominciare dal sindaco, e Antonio Pennacchi, con il quale nel 2001 ho condiviso “Latina/Littoria”. Antonio non ha mai nascosto il suo pensiero pronuclearista e sarebbe bello se, anche grazie al suo contributo, si aprisse un confronto più approfondito su quello che è e che è stato il nostro capoluogo nel bene e nel male, una città simbolo del ’900”.
Dopo Latina il film comincerà un tour per l’Italia toccando varie città tra cui Pisa, Torino, Vercelli, Milano, Bergamo, Padova, Bologna, Modena, Napoli, Gaeta e Caserta.
MI CHIEDO PERCHE’ IL TOUR DEL FILM NON TOCCHI ANCHE TARANTO?
FORSE PERCHE’ ALTRIMENTI NOI TARANTINI POTREMMO RENDERCI CONTO CHE LA NOSTRA NON LA PEGGIORE CITTA’ AL MONDO?
TARANTINI APRIAMO GLI OCCHI IN QUESTA REALTA’ TERRIFICANTE NON SIAMO SOLI … PURTROPPO!