Forum: Segnalazioni
tra Kuwait e Irak accuse recipoche sulle menzogne mediatiche
"Sentiamo dire che l´Iraq continua ad essere il vincitore di questa guerra e che resisterà alle forze della Coalizione. Questi sono pensieri che provengono dai canali del Golfo i quali gettano veleno sulle piazze arabe fino a rovesciare le verità e a nascondere la vera immagina della situazione attuale in Iraq.
Le forze della Coalizione internazionale non prendono di mira l´ossatura dell´Iraq e non vogliono causare vittime tra gli innocenti e tra i civili. Il loro scopo è liberare il popolo iracheno dall´attuale regime che giornalmente rende schiavi i suoi figli e i suoi anziani.
I canali satellitari che si gettano nella mischia come difensori del popolo iracheno, rappresentano in realtà la voce mediatica che difende il regime di Saddam Husayn e che si augurano che esso continui a governare per lanciare ancora il suo messaggio, come fosse alcol sul fuoro per alimentare la divisione nelle piazze arabe!
fonte: al-Watan (la Patria, Kuwait) del 25 marzo 2003. Tradotto dall´arabo da aljazira.it
...E Bagdad risponde: gli Usa falsificano l´immagine della guerra
Le reti tv americane presentano un´immagine contraffatta della guerra: una densa polvere avvolge la guerra contro l´Iraq. Le immagini di guerra che questi schermi mostrano non hanno alcuna relazione con quelle mostrate da altri canali stranieri ed europei, i quali mostrano i morti e i feriti, civili e militari, da parte irachena, e i prigionieri di guerra americani.
Cosi come anche le manifestazioni contro la guerra: anch´esse trovano il loro giusto spazio nei canali stranieri mentre vengono presentate in modo sintetico solo sugli schermi americani. Questi ultimi indugiano nel trasmettere immagini delle operazioni militari contro edifici sconosciuti nel sud dell´Iraq.
E poi ricordiamoci che i 500 giornalisti occidentali che lavorano per gli anglo-americani hanno ricevuto dal Pentagono ben dodici pagine di istruzioni su come devono comportarsi.
fonte: Babil (Babele, Iraq) del 25 marzo 2003. Tradotto dall´arabo da aljazira.it
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