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8 aprile 2003

Gli ultimi polli

Come anche chi fa della satira il fiore all'occhiello della propria professione di giornalista finisce per fare la figura del "pollo" quando nel tentativo di salire sul carro del vincitore abbandona il buon gusto preferendogli una facile ironia degna del bagaglino.
Autore: Marco
Fonte: Massimo Gramellini - 08.04.2003 - La Stampa "buongiorno"

"Il sussulto finale di un regime è sempre un ghigno grottesco. Sull'agonia del regime di Saddam si stagliano due storie di polli.Innanzitutto quelli che i marines reduci da un mese di scatolette, hanno trovato e subito sbranato nella villa di campagna del primogenito del Raiss. Erano congelati a migliaia nei frigoriferi: un'esagerazione che insulta la miseria circostante ancor più dei rubinetti d'oro da star hollywoodiana che impreziosivano i cessi violati del califfo coi baffi.
Rimane l'altro pollo sacrificale, quello umano. Il ministro dell'informazione Al Sahaf, che ipnotizzato dalla sua stessa enfasi ha finito per credere alle sue stesse parole, rifiutando la parte assegnatagli dal copione: quella del massaggiatore che getta la spugna. Mentre i soldati iracheni fuggono in mutande e Saddam e i suoi cari scompaiono in un chissà dove che sa di fuga, questa figura shakespeariana si erge immobile e solitaria al centro della tragedia in tutta la sua paranoia, declamando una realtà parallela fatta di "furfanti infedeli" che si ritirano davanti ai "valorosi combattenti di Baghdad". Avviluppato dal fumo degli incendi l'ultimo pollo continua a maledire gli americani come un pacifista e a esaltare il suo capo come uno Schifani. Nessun giornalista osa più interrompere i suoi monologhi con riferimenti alla realtà che sembrerebbero scortesi. Guardandolo in tv, ci si immagina che da lì a un attimo arrivino i marines a sollevarlo per le ascelle mentre lui grida entusiasta" Visto? Ne ho catturati altri due!"

Ho cominciato ad apprezzare Gramellini leggendo negli anni scorsi qualche suo "buongiorno" sulla stampa. Il lessico ricercato e lo spirito satirico raffinato e pungente mi hanno conquistato, al punto da indurmi ad acquistare il libro dove ha raccolto tutti i suoi "buongiorno" degli ultimi anni. La lettura del medesimo è stata invero una mezza delusione, in quanto ho scoperto che i più avvincenti erano proprio quei pochi che avevo già letto, mentre dalla raccolta emergeva una tendenza ad accusare tutti, salvo poi scusare tutti, tipica manifestazione di uno spirito qualunquista.
Ma veniamo al "buongiorno" di oggi, quello grazie al quale regalerò il libro a un amico, anzi a un conoscente perchè agli amici giocoforza si vuole bene.
Fare satira su un argomento come la guerra è senz'altro impresa improba, a maggior ragione su un conflitto come questo nel quale un esercito ipertecnologico, figlio di una nazione arrogante aggredisce uno stato le cui difese non sono certo comparabili e i massacri di migliaia di civili inducono compassione e rabbia in ogni persona dotata di un minimo di sensibilità.
Fare dell'ironia sui polli congelati nei frigoriferi del Raiss e sui rubinetti d'oro che diventano un insulto alla miseria nella villa di un governante arabo, salvo essere la normalità in quelle delle star hollywoodiane mi sembra parossistico.
Deridere poi gli Iracheni (razza inferiore) che fuggono in mutande o il loro ministro dell'informazione, il quale recita la sua parte, come fanno peraltro i generali americani mi sembra una sorta di tiro a segno sulla croce rossa alquanto ingeneroso.
Non credo fare satira significhi umiliare i più deboli per accodarsi alla tronfia boria dei vincitori, che in quanto a paranoia e perdita del senso della realtà mi pare oltretutto non temano il confronto con nessuno.
Gramellini, per quanto avesse già perso la mia ammirazione lo preferivo tutto sommato qualunquista.

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