Forum: Segnalazioni
Una vittoria davvero salutare
La guerra non è mai auspicabile, ma, a volte, è il male minore per un futuro migliore». No, non è stato George W. Bush a pronunciare queste parole. Né il premier inglese Tony Blair. Questa frase l'ho ascoltata in un piccolo coffee shop di un albergo alla periferia di Amman all'inizio di quest'anno. Davanti a me era seduto un colonnello della Guardia repubblicana in servizio attivo, il «colonnello Qassem», come si presentò sotto falsa identità per non rischiare la pelle. In quelle due ore di conversazione, difficile e anche tesa, l'ufficiale iracheno raccontò molti segreti, che all'epoca fecero scalpore, ma che oggi sono stati tutti provati nei fatti: dal «ruolo importante della Siria» nei traffici di armi in entrata e in uscita dall'Iraq fino ai laboratori mobili per le armi chimiche, senza dimenticare le connessioni con le organizzazioni terroristiche. Una guerra giusta o ingiusta? Per il colonnello iracheno il dibattito che ha scosso l'opinione pubblica mondiale e soprattutto quella europea non aveva alcun senso. «Una guerra giustificata» affermava. E' vero. Non passa un solo giorno senza che si riceva conferma di quanto fosse necessario rimuovere il regime iracheno. Nei campi di addestramento nel Kurdistan dell'organizzazione terroristica Ansar Al Islam, legata a filo doppio con Al Qaeda, sono state trovate le prove della produzione di armi chimiche che dovevano essere distribuite alle cellule di Osama Bin Laden in Europa, via Turchia. Ben 11 laboratori mobili per lo stoccaggio dei precursori chimici e degli agenti batteriologici sono stati trovati interrati attorno alla città santa sciita di Karbala. Trecento e più giubbotti con esplosivi di produzione palestinese pronti a essere utilizzati dai kamikaze accorsi dalla Siria sono stati scoperti vicino a Baghdad. Le rampe di lancio dei missili Scud di produzione ucraina sono state neutralizzate nel sud, nel nord e nella parte occidentale dell'Iraq. La brutalità del regime dispotico e sanguinario è testimoniata dalle prigioni sotterranee nelle sedi dei servizi segreti e dal racconto da brivido dei sopravvissuti. Nelle scuole, nelle moschee e soprattutto negli ospedali delle città irachene, come a Nassiriya, ho potuto vedere di persona le postazioni di artiglieria nascoste in barba alla convenzione di Ginevra. Dunque, non l'ossessione di un figlio che vuole dimostrare al padre quanto veramente valga. Non l'occupazione e lo sfruttamento dei pozzi petroliferi. Non lo scontro delle civiltà. L'operazione Iraqi freedom è nata solo come una delle battaglie della guerra globale proclamata dopo l'11 settembre dagli Stati Uniti contro il terrorismo internazionale e i suoi sponsor. Si può condividere o meno questa nuova strategia preventiva. Ma non si può certo più sostenere che mancavano le ragioni solide e concrete per non mandare i marines a Baghdad.
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