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    Manovra finanziaria: 4,6 miliardi di euro dal fondo auto all'industria bellica

    Il titolo di prima pagina de Il Sole 24 Ore di oggi, 29 ottobre 2024, riporta che il governo italiano ha deciso di trasferire 4.6 miliardi di euro dai fondi pubblici destinati all'economia civile a quelli per l'industria militare.
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    Presidenziali Uruguay: il ritorno del Frente Amplio

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    I musei per la pace

    Recensione del libro "Le porte dell’arte. I musei come luoghi della cultura tra educazione basata negli spazi e costruzione della pace". I musei per la pace promuovono attivamente la risoluzione dei conflitti, educando alla nonviolenza e ai diritti umani.
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    Italy

    A life dedicated to social justice: Adele Corradi and the legacy of don Lorenzo Milani

    The School of Barbiana, founded by don Lorenzo Milani, was a radical experiment in education that challenged traditional teaching methods and promoted critical thinking and social awareness. Corradi's arrival at Barbiana in the 1960s marked a turning point in the school's history.
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    Adele Corradi: un'insegnante esemplare e l'eredità di Barbiana

    La Scuola di Barbiana, fondata da don Milani, fu un'esperienza educativa rivoluzionaria. Insieme, don Milani e Adele Corradi crearono un ambiente di apprendimento unico, dove gli studenti erano incoraggiati a pensare criticamente, a sviluppare le proprie idee e a diventare cittadini attivi.
    25 novembre 2024 - Redazione PeaceLink

Forum: Segnalazioni

11 maggio 2003

Servizi con traduzione dall'arabo

Un servizio mostra un iracheno che parla in arabo, le cui parole vengono tradotte come accuse a Saddam, ma in realta' la traduzione sarebbe stata manipolata
Autore: Francesco Iannuzzelli
Fonte: 04.04.2003 - Rai: Excalibur

Lettera a Liberazione dell'8 maggio 2003
http://www.liberazione.it/giornale/030508/LB12D68D.asp

Truffa a "Exalibur"?

Caro Curzi, Yaser Odeh, palestinese, è cittadino italiano da molti anni, residente a Venezia. «Sono preoccupato - mi dice - per gli effetti che anche in Italia potrebbe avere questa guerra; dalla televisione non si capisce cosa stia realmente accadendo, e come sia effettivamente la situazione nei paesi arabi. Un fatto mi sembra esemplare quanto scandaloso: durante la puntata del programma "Excalibur" del 4 aprile, cui hanno partecipato Curzi, Giovanardi e Giannelli del "Foglio", una giornalista inviata ad Amman, in Giordania, ha mandato in onda due servizi. Nel primo si vedeva un uomo presentato come iracheno "oppositore di Saddam", nel secondo altri che sostenevano Saddam. Le parole del primo, riportate in italiano, elencavano le disgrazie che gli erano capitate per colpa del regime, e chiudevano con un urlo di odio verso l'ex-presidente iracheno. Peccato che questa traduzione non coincidesse affatto con le parole in arabo realmente pronunciate dall'uomo, che sono riuscito a distinguere chiaramente in sottofondo: posso assicurare, anche davanti ad un tribunale, che ha contato per buona parte del servizio i numeri dall'uno al dieci. Altre volte mi è capitato di notare delle discordanze nelle traduzioni, anche se questo caso è certamente il più evidente». Io credo che la Rai debba fornire la spiegazione di questo fatto che, per come si presenta al momento, non appare nulla di più che l'opera di falsari, travestiti da giornalisti. Se democrazia significa che le scelte politiche dipendono dall'opinione della maggioranza dei cittadini, e se, com'è inevitabile, l'uomo giudica dagli elementi che possiede, gli organi di informazione assumono un ruolo di grande responsabilità, anche sul piano internazionale. Essa diventa maggiore dal momento in cui, con l'allargarsi degli orizzonti dell'economia e della politica, e con la globalizzazione, quindi, dell'informazione stessa, risulta più difficile il controllo sociale sull'attività dei media. Ma sappiamo bene che, ovunque le responsabilità superino le garanzie, ci troviamo di fronte ad una potenziale arma antidemocratica. In questi ultimi mesi la televisione e i giornali occupano molto del loro spazio con notizie e riflessioni sul mondo arabo. Eppure, forse, solo al tempo delle crociate gli arabi sono apparsi ai popoli europei così distanti culturalmente e moralmente. Strana cosa, dato che la conoscenza dovrebbe portare ad avvicinare piuttosto che a dividere le genti.

Orsola Costantini Venezia

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