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Forum: Forum contro la guerra

25 febbraio 2014

Forum contro la guerra: Piazza per il dibattito o ricerca del minimo comun denominatore?

Il Forum contro la guerra deve essere solo un luogo di confronto tra tutti gli attori che si mettono in rete o deve ricercare il minimo comun denominatore su cui far convergere l’azione di tutti?
Autore: Elio Pagani
Fonte: Promotori del Forum Contro la guerra

Da un documento organizzativo del Forum Contro la guerra, del 29.06.2013.

Ricerca del/i minimo/i comun denominatore/i: la necessità di rilanciare una iniziativa di massa significativa contro la guerra, capace di incidere sulla realtà, impone una serena ma impegnativa ricerca degli obiettivi significativi da tutti condivisi su cui operare.

Uno dei punti di riferimento è il modo in cui si è operato con il Forum sull’Acqua.
Ciò nella consapevolezza che sul terreno scelto questo sarà più difficile per una serie di ragioni, che attengono sia alla consapevolezza da parte dei cittadini (che l’acqua la usano tutti i giorni e appare cosa più vicina e concreta del “ripudio della guerra”), sia per gli ostacoli normativi (es.: l’impossibilità di fare referendum in materia di fisco, ad es.: sulle spese militari, o sulla politica estera e di “difesa”), sia infine per motivi politici (dopo oltre un ventennio di pratica del NMD Nuovo Modello di Difesa e di crescente sudditanza alla NATO, tra l’altro anch’essa strutturalmente cambiata, l’affermarsi del concetto di proiezione della forza e della difesa degli interessi “ovunque nel mondo” – in sostituzione di quello di difesa del territorio e dei cittadini, il crescere della dipendenza dai concetti strategici USA e dalle sue iniziative belliche, di marginalizzazione dell’ONU e di stravolgimento del diritto internazionale): siamo di fronte ad una stratificazione di comportamenti delle istituzioni e dei partiti, in tema di spesa militare, modello dello “strumento militare” e di autorizzazioni alle “missioni militari” che quasi “non ammette” ritorno.

Circa le iniziative, pur lodevolissime, sinora sviluppate, e che come ricordava Dinucci sono “in via di esaurimento”, occorre riconoscere che gli interventi a ridosso di una guerra (p.es. ora in Siria, o anche in Iran) sebbene importanti siano tardivi, e difficilmente portano risultati (vedi la mobilitazione 2003 su Iraq, perfettamente ininfluente nonostante le dimensioni globali).

Vi è per tutti dunque il gravosissimo compito di progettare una società capace di identificare i conflitti e trovare soluzioni nonviolente, molto prima che questi diventino ostilità, e poi guerre.

Dunque, il Forum contro la guerra deve essere solo un luogo di confronto tra tutti gli attori che si mettono in rete o deve ricercare il minimo comun denominatore su cui far convergere l’azione di tutti?

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