Lettera di un padre palestinese al ministro della difesa israeliano
Ho sofferto in prima persona la vostra occupazione criminale e ho pagato un prezzo altissimo. In primo luogo, sono finito in carcere quando avevo diciassette anni, e ho sprecato sette anni della mia vita nelle vostre barbare prigioni.
In secondo luogo - Lei per caso ha letto o sentito quello che è accaduto a una ragazzina di nome Abir Aramin? Era una ragazzina di dieci anni, che i Suoi soldati hanno ucciso con un proiettile di gomma sparato da una distanza di quattro metri e mezzo, il 16 gennaio 2007, davanti a sua sorella Areen, di undici anni. Nonostante questo io, il padre di Abir, possa riposare in pace, credo nel diritto di ogni israeliano, e di tutto il popolo israeliano, a esistere e vivere in pace e sicurezza. Perché allora Lei, signore, non crede nel nostro diritto a godere di queste stesse cose?
Dove era il carattere democratico del Suo Stato quando i suoi eroici soldati hanno ucciso mia figlia davanti agli occhi dei suoi amici, all’ingresso della scuola di Anata? Dove erano i Suoi ideali democratici quando ha chiuso il fascicolo dell’indagine sull’assassinio di Abir per mancanza di prove, nonostante il crimine fosse chiaro e avvenuto davanti a più di dieci testimoni? Davvero Abir era una minaccia per i Suoi soldati, signore?
Ho con me le armi con cui Abir ha minacciato quei soldati. Ho tra le mie mani il suo zaino, rinforzato e blindato, ovvio, la sua matita portamine, caricata con pericolose cartucce di grafite, e il suo libro di matematica, di cui aveva un compito quel giorno, e che naturalmente includeva istruzioni dettagliate su come preparare armi chimiche. E in aggiunta a tutto questo, aveva un righello tagliente, che certo avrebbe potuto essere usato per accoltellare qualcuno. Infine, ho trovato tra le sue cose due pezzi di cioccolato che probabilmente contenevano uranio arricchito, e che avrebbero senza dubbio portato devastazione al Suo Stato se Abir non fosse stata tentata di assaggiarli, pochi secondi prima di essere colpita.
Devo qui riconoscere ai Suoi soldati una sorprendente abilità nell’incapacitare e uccidere con estrema e letale precisione. Il proiettile ha colpito Abir a un centimetro esatto dall’ipotalamo cosa che le ha consentito di entrare immediatamente in coma e di morire poco dopo e di vivere davanti a Dio, risparmiandole sofferenza e dolore.
Abir Aramin può così essere aggiunta all’elenco dei grandi risultati e successi dello Stato di Israele in tema di sicurezza. Ma io chiedo, Ministro e Generale, in quanto io sono il padre di questa bambina, io chiedo se non altro una ammissione di responsabilità per questo omicidio, o la sua causa. È Suo dovere trascinare in tribunale il soldato che ha ucciso Abir, perché possa essere processato e giudicato come assassino e criminale.
Sono convinto che non esista una soluzione militare a questa guerra, e quando quei codardi hanno ucciso mia figlia ho detto che non volevo vendetta, volevo giustizia, anche se la vendetta è molto più semplice. Il vero combattente è uno che in nome della pace sceglie la più difficile strada di entrambi, la vendetta è la strada del vigliacco.
Signore, il popolo palestinese non può pagare in eterno il prezzo della paura e del sospetto del popolo israeliano. Liberi il mio popolo da questa occupazione orribile, perché il Suo popolo possa vivere libero dalla paura.
Sono sessant’anni che il popolo palestinese paga il prezzo dell’occupazione militare israeliana. Un’occupazione che, a celebrazione della fondazione dello Stato d’Israele, compie atti di aperto antagonismo che versano indiscriminatamente il sangue di combattenti, donne, bambini, anziani palestinesi. È il popolo palestinese in generale a costituire l’obiettivo della Sua macchina da guerra, che non protegge il più debole dal più forte. Il nostro popolo fronteggia sempre lo stesso assassino - e continua questa serie che non finisce mai.
Non le ricorderò i massacri che il Suo governo ha commesso contro il mio popolo. Lei li conosce molto meglio di me. Io ne ho letto, ne ho sentito parlare, ma Lei vi ha preso parte.
La domanda che ho per Lei è invece questa. Alla luce della Sua lunga esperienza militare e in quanto uomo che ha visto anche egli passare sessant’anni di guerra, Lei crede che Israele avrà la forza per chiudere il conflitto con mezzi militari e ottenere una vittoria totale sul popolo palestinese? Lei è ancora convinto che quello che non può essere raggiunto con la forza possa essere raggiunto con maggiore forza? L’occupazione nasconde forse nella sua scatola degli attrezzi ulteriori metodi di assassinio che il popolo palestinese non ha ancora avuto la sfortuna di conoscere?
Se è così, probabilmente è una buona idea per il governo israeliano provare, e usare questi metodi. Forse saranno capaci di realizzare quell’allettante vittoria totale... in altri sessant’anni.
Signore, ma quando capirete che la guerra tra noi non può essere conclusa con un esercito? Perché nonostante tutti gli sforzi e le presunzioni, l’occupazione non impedirà alle pietre dei nostri bambini di colpire i Suoi soldati. Come potrà fermare la sollevazione palestinese? Questo è un sogno che non si avvererà mai, neppure in altri mille anni. Perché non racconta la verità agli abitanti di Ashkelon e Sderot, perché non dice loro che non esiste alcuna soluzione per bloccare i razzi Qassam che arrivano da una Gaza devastata e assediata, tranne che porre fine all’occupazione?
Questa è la verità da cui fuggite da tanto tempo.
Mi creda, signore, non otterrà niente continuando a imprigionare gente. Più di 750mila palestinesi sono stati in carcere dal 1967. Che risultato è stato raggiunto, se non una nostra maggiore determinazione allo scontro e alla resistenza?
La politica dell’occupazione crea semplicemente sempre più persone che si ribellano per combatterla e che si rifiutano di accettare il suo fardello. I detenuti che sono nelle Sue carceri sono tra i palestinesi più istruiti e colti, tra i più sensibili e umanisti.
Si sono formati nella tradizione della libertà e della democrazia - e per questa ragione non accetteranno mai l’occupazione e la sottomissione. Sono questi gli uomini e le donne che combatteranno per la pace, e se vuole la pace, Lei non ha altra scelta che lasciare prima di tutto liberi i soldati della pace.
Quanto avete davvero beneficiato dalla vostra strategia di demolizione di case, sradicamento di alberi, confisca di terre per motivi discutibili e infine fondazione su queste stesse terre di insediamenti illegali? Quanto vi ha aiutato istituire sciagurati checkpoint in ogni angolo e strada della West Bank e di Gaza, a ogni incrocio, per il solo fine di umiliare gli abitanti di queste zone, tra cui lavoratori, studenti, leader politici? Quale è stata, signore, l’utilità di tutto questo?
Quando gli assetati proiettili dei Suoi soldati saranno sazi del sangue dei nostri bambini? Quando sarete soddisfatti del nostro sangue, che ci avete già ampiamente tolto? Quando lascerete la nostra acqua? Ma Lei non vede gli elmetti su cui i Suoi soldati scrivono ‘sono nato per uccidere’? Non vede i Suoi uomini coraggiosi assassinare ogni giorno bambini? Come può decidere di impedire agli abitanti di Gaza di rifornirsi di gas per cucinare, e allo stesso tempo di dare loro gas lacrimogeni, e carro-armati e aerei da bombardamento?
Solo adesso comprendo la volontà di una donna israeliana in Italia - la mia collega Eidan, incontrata quando abbiamo partecipato insieme alla marcia di pace Perugia -Assisi in rappresentanza di Combatants for Peace. Le ho chiesto se pensava di tornare in Israele, e mi ha risposto: Ho giurato che se Ehud Barak avesse vinto le elezioni, avrei lasciato Israele per sempre. Continua a vivere in Italia perché Lei agisce come se non esistesse alcun partner palestinese con cui discutere di pace.
In questa breve lettera non posso neppure cominciare a descrivere l’enormità dei fallimenti etici che hanno danneggiato la società israeliana. Secondo il quotidiano ‘Yediot Ahronot’, il 40 per cento delle nuove reclute dell’esercito israeliano ha precedenti penali, e questo spiega molto del lungo elenco di azioni contro civili palestinesi da loro compiute durante il servizio militare. Questo dovrebbe essere il migliore esercito del mondo, no? L’esercito ‘morale’. È per questo che scopriamo che il 25 per cento dei soldati dell’esercito di occupazione hanno partecipato a casi di tortura e punizione di civili innocenti, o sono stati testimoni di simili atti?
Signore, voglio qui dirLe che ho letto il vergognoso report per cui ogni uomo di coscienza dovrebbe provare orrore, il report che parla della tortura dei bambini di Hebron. E questo - lo strangolamento di bambini palestinesi da parte di soldati che volevano testare quanto tempo potessero resistere senza respirare, ‘incidenti’ commessi da capitani del Suo esercito, l’esercito più morale del mondo - questo è la corona di disonore sulla fronte dell’occupazione.
Signore, come giustifica l’uso di bambini di dieci anni da parte dei Suoi soldati come scudi umani, legati alla testa delle loro pattuglie mentre cercano i wanted, o disperdono una manifestazione? Dove il diritto internazionale consente tutto questo? Tento di capire se l’uso di bambini come scudi umani sia in un certo modo correlato alla scienza della guerra moderna, perché l’accusa che sento in ogni caso di uccisione di bambini in particolare, e di civili in generale, è che sono i combattenti palestinesi per primi a usare come scudi umani normali cittadini. Come può esserci una giustificazione e distinzione giuridica nella terminologia israeliana, ma non in quella internazionale, tra Israeliani e Palestinesi?
Come può Lei giustificare la morte di quegli innocenti che cercano semplicemente di passare attraverso i checkpoint allestiti dai Suoi soldati a ogni ingresso di città, villaggio, campo, e che impediscono alle donne di camminare fino ad un ospedale per dare alla luce i propri figli? Acconsentirebbe mai a che questo accadesse a Sua moglie? Cosa farebbe?
Esistono però soldati israeliani che hanno combattuto il popolo palestinese, e che al momento della verità hanno capito di non essere che pedine ostaggio dell’occupazione. Hanno avuto il coraggio e il valore di annunciare tutti insieme che rifiutavano di essere degli occupanti. Hanno rivelato le falsità dei loro leader, che sostengono che Israele tende la mano per la pace, ma non ha un partner dalla parte palestinese.
Hanno scoperto che nessuno di loro ha mai incontrato un vero combattente palestinese in uno scontro diretto, e che il loro lavoro quotidiano è stato invece dare la caccia agli scolari, attuare chiusure, distruggere case, e costruire checkpoint e blocchi stradali per fermare ragazzini di neppure tredici anni. Hanno adottato una posizione morale e coraggiosa, e senza alcuna difficoltà hanno trovato un partner dal cuore stesso del movimento palestinese, uomini e donne che hanno sprecato la primavera della giovinezza nelle carceri della vostra occupazione.
E insieme a loro hanno fondato Combatants for Peace. Già il nome snuda le false promesse, e la politica secondo cui non esiste un partner per la pace. Questa organizzazione, unita nel coraggio e nella moralità, è costituita da persone di entrambe le parti che capiscono che è un solo, condiviso nemico a nascondere la strada verso la pace e la vita insieme come due nazioni. Questo nemico è l’occupazione israeliana, illegale e immorale. Sono un membro di questa organizzazione, e chiedo a tutto quelli che cercano una pace autentica di unirsi a noi.
Diciamo al nostro popolo la verità, solo la verità. Siamo impegnati in una resistenza non violenta all’occupazione, e mi rivolgo qui, in questa lettera, al popolo della nostra nazione palestinese, narrato nelle pagine della storia come simbolo della capacità di resistenza e recupero, un popolo che ha avuto l’umanità di fronteggiare decenni di abusi e occupazione con la più pura fermezza. E mi rivolgo anche agli israeliani, perché accettino la responsabilità etica e storica di creare due stati insieme, e avviare una intifada nazionale, umanistica, pacifica, una rivolta contro questa occupazione ingiusta che ha trasformato i vostri figli in criminali di guerra e vili assassini.
Israeliani, finitela di inviare i vostri soldati, i vostri figli, a uccidere i nostri figli, perché il sangue dei nostri figli e di tutti gli innocenti palestinesi inseguirà i vostri soldati e i generali del vostro esercito fino ai tribunali internazionali, come tutti gli altri criminali di guerra del mondo. Imparate la lezione. L’Onorevole Generale è certo consapevole che la maggioranza dei capitani e generali dell’esercito israeliano non può entrare negli stati europei, perché sarebbero dei ricercati, lì, da arrestare e trascinare in tribunale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Solo un’ultima parola. Fino a quando il suo assassino non sarà consegnato alla giustizia, e non passerà il resto dei suoi giorni in carcere, tra i criminali, il sangue di Abir rimarrà come una corona nera sulla fronte di ogni israeliano e di ogni ebreo del mondo
Bassam Aramin
(traduzione in italiano di Francesca Borri)
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